Il Board del torneo rischia un clamoroso autogol. Impoverendo la kermesse dal punto di vista economico
Da una parte il Board del Sei Nazioni dall’altra la Royal Bank of Scotland (RBS), in mezzo un accordo da trovare per il nuovo contratto di sponsorizzazione del torneo, con tante (in questo momento addirittura troppe…) cose che non vanno. Ma andiamo con ordine.
Al termine del torneo 2017, il contratto è scaduto e da li sono iniziati nuovi negoziati. John Feehan CEO del Sei Nazioni, secondo quanto riporta il Times, pare chiedesse – per un accordo della durata di sei anni – una cifra pari o superiore alle 100 milioni di sterline e che quindi abbia rifiutato la prima offerta di RBS che prevedeva 15 milioni annui, per un complessivo ammontare di 90 milioni. Questa discrepanza sembra che abbia raffreddato, e non di poco, il rapporto fra le due parti (Royal Bank of Scotland, va ricordato, è da 14 anni il main sponsor del torneo), con l’Istituto di Credito britannico che in tutta risposta avrebbe abbassato sensibilmente la sua offerta passando da 15 mln a 11 mln per singola annata.
Una mossa che avrebbe spinto Feehan a cercare un nuovo partner. Il nome emerso sarebbe quello di HSBC, che sarebbe pronta a sborsare i 100 milioni ma con una destinazione che non sarebbe solo riservata al Sei Nazioni, ma da condividere con il marchio dei British & Irish Lions.
Al momento quindi, fra notizie ufficiali e voci che si rincorrono, la certezza è solo una: il Sei Nazioni 2018 attualmente non ha un main sponsor. E il tempo stringe. Contattato dal Times, John Feehan non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ma Oltremanica, se la situazione dovesse rimanere come adesso, tutti i media parlano già di un gravissimo danno economico e di immagine per il torneo.
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