Ovale Internazionale: tutti guardano Marcus Smith

L’apertura dei londinesi è uno dei giocatori del momento. Potrà essere la rivelazione di novembre?

marcus smith

Lo scorso 2 settembre è incominciata la Premiership, la massima divisione ovale inglese. Le prime giornate, complici ancora gli ozi delle temperature estive, scorrono con maggiore facilità e gli allenatori si affidano ben volentieri a qualche esperimento. Quello di Mark Mapletof, l’head coach degli Harlequins che scendono in campo contro i London Irish, è rimasto negli occhi di molti: con la maglia numero 10 scende in campo un ragazzo di appena 18 anni (classe ’99) che risponde al nome di Marcus Smith.

Smith rimarrà in campo cinquanta minuti, prima di cedere le redini del gioco a Demetri Catrakilis, l’apertura sudafricana di origini greche approdata quest’anno allo Stoop in cerca di un rilancio alla propria carriera e, nell’ottica dello staff e della dirigenza, il titolare della squadra destinato a sostituire Nick Evans, che nel frattempo è diventato l’allenatore dei trequarti raggiungendo nel coaching staff un altro mito del club arlecchino, Nick Easter.

Il fatto è che dopo pochi minuti dall’inizio della seconda giornata di campionato, giocata dagli Harlequins allo Stoop contro Gloucester, Demetri Catrakilis smette di respirare. Un brutto colpo alla gola gli causa la frattura di un osso e il mediano di apertura è costretto a lasciare il campo in barella e con la maschera dell’ossigeno. Ne avrà per un bel po’. Per fortuna che gli Harlequins si sono costruiti il futuro in casa, e in questo caso anche il presente.

 

 

Da Manila allo Stoop

Marcus Smith è nato nelle Filippine, appena diciotto anni fa. Il primo contatto con il rugby è arrivato a sette anni, quando la famiglia si è trasferita a Singapore, dove la palla ovale ha più seguito che nell’arcipelago. Tornato poi su suolo britannico cinque anni fa insieme a tutta la famiglia, Smith frequenta il Brighton College, militando nella squadra di rugby della scuola, di cui diventerà anche capitano. Nel frattempo, Smith si diletta anche nel cricket e nel calcio. Farà provini sia per il Tottenham che per il Brighton, ma il talento per la palla ovale ha decisamente la meglio, tanto che Eddie Jones, giunto dalle parti di Brighton dove il Giappone veniva ospitato in eccasione della Rugby World Cup 2015, presenziò al match tra Brighton College e Sussex, notando Smith già in quell’occasione e parlandogli dopo la partita.

 

Entrerà a far parte della U18 degli Harlequins solamente lo scorso anno, contribuendo alla vittoria del campionato di categoria con dieci punti, arrivati dalla piazzola. A marzo dello scorso anno viene inserito nella Academy del club, della quale farà parte dall’estate. Per gli Harlequins, nel frattempo, Smith ha anche disputato, mettendosi pregevolmente in mostra, qualche partita nel  Premiership Rugby Sevens Series, la competizione a sette che le squadre di Premiership organizzano in luglio e agosto. A ordinare la sua partecipazione al torneo è Eddie Jones in persona, che di nuovo interviene e gli impedisce di andare in tour con la nazionale inglese U18 in Sudafrica. Smith sarà quindi aggregato a un training camp estivo della nazionale maggiore.

 

Forse proprio le grandi qualità messe in mostra nelle Sevens Series, o forse quanto fatto nella preseason, permettono a Smith di bruciare tutte le tappe e arrivare al due settembre scorso, quando contro ogni pronostico scende in campo con la maglia da titolare.

Il debutto finirà con una sconfitta per gli Harlequins contro i London Irish. Marcus Smith segna 5 punti, con una trasformazione e un calcio di punizione. Entrando dalla panchina nella vittoria della seconda giornata contro Gloucester, Smith mette a segno 10 punti, frutto di due punizioni e due trasformazioni, mostrando al contempo buone doti di gestione del gioco.

 

Come sottolineato da Nick Evans, quello che piace ai compagni di Marcus Smith è che non ha nessun tipo di riguardo, quando si trova sul campo da gioco, nei confronti dei colleghi. Urla e direziona gli avanti attraverso le fasi di gioco senza alcuna remora. Inoltre, è un giocatore solido mentalmente, complice probabilmente la giovane età: è in grado di riscattarsi dagli errori senza commettere lo stesso due volte consecutive. Una delle migliori doti di un giocatore, specie in un ruolo chiave, è saper cancellare l’errore dalla propria testa, in modo che non condizioni il tentativo successivo di un gesto tecnico.

 

La prestazione migliore della stagione arriva alla terza giornata, quando contro i Wasps Smith ottiene il titolo di Man of the Match. Dopo 20 vittorie consecutive fra le mura della Ricoh Arena di Coventry, l’imbattibilità degli Wasps crolla sotto i colpi dalla piazzola di Smith. In questa partita, i dati del suo GPS fanno registrare circa 10 chilometri percorsi durante la partita, contro gli 8 del suo collega in mediana Danny Care. Pur considerandola una partita di particolare intensità e impegno, va tenuto in considerazione che una prestazione fisica buona vede un giocatore in quel ruolo percorre all’incirca 6 chilometri e mezzo durante gli ottanta minuti.

La vittoria contro gli Wasps passa dal piede di Marcus Smith, anche per quanto riguarda la meta di Marland Yarde

 

Dopo i 14 punti di Coventry, Smith ha raggiunto un nuovo record personale segnandone 17 nella larga vittoria degli Harlequins in casa contro i Sale Sharks, nell’ultima giornata di Premiership. Smith brilla, ma la squadra per il momento fatica ad ingranare e rimane a galla intorno alla metà della classifica. D’altronde gli arlecchini sono sicuramente un passo indietro rispetto ai Saracens e agli Exeter Chiefs, ma anche ai Leicester Tigers e ai Northampton Saints, come anche a Bath.

La scorsa settimana è arrivata la prima sfida europea per Marcus Smith, con gli Harlequins che hanno ospitato allo Stoop un avversario temibile come La Rochelle, in un match peraltro arbitrato dal nostro Marius Mitrea. Un battesimo di fuoco che ha mostrato le lacune del giovane mediano di apertura, il cui canale è stato messo nel mirino dagli avversari. I francesi hanno trovato per due volte la via della meta sfruttando le pecche difensive di Smith.

Questo fine settimana si profila all’orizzonte uno scontro tutto inglese, con gli Harlequins costretti a fare risultato in trasferta contro i Wasps se vogliono avere qualche speranza di accedere al prossimo turno.

 

 

Con l’Inghilterra dei grandi

Eddie Jones interviene quindi una terza volta, poche settimane fa, per convocare Marcus Smith nello squad della nazionale della Rosa che ad Oxford affronta un training camp di preparazione ai test novembrini. Certo, le possibilità di apparire con la maglia della nazionale sono abbastanza remote, vista la concomitante presenza di Ford, Farrell, Francis e Lozowski nella rosa inglese, ma il diciottene è noto soprattutto per la sua straordinaria capacità di apprendere rapidamente, e un tirocinio formativo alla corte dei migliori del mestiere non può che far bene ad un giovane di belle speranze come lui.

 

Al Telegraph, Russell Earnshaw, allenatore della U18 della nazionale inglese ha detto: “mi ricordo di averlo visto agli Harlequins per la prima volta due anni fa, appena ho incominciato a fare questo lavoro. Era un buon giocatore con buone qualità palla in mano, bravo nel fissare i difensori. Non era niente di fuori dal mondo, ci sono un sacco di giocatori pieni di capacità nel nostro programma di sviluppo. Quello che probabilmente ha fatto la differenza è che [Smith] è uno dei giocatori che apprende più in fretta che abbia mai allenato. Con l’aiuto di Fordy [il soprannome di George Ford] e Farrell, ha praticamente imparato da solo come calciare.”

 

In Marcus Smith, Eddie Jones vede un giocatore che in prospettiva potrebbe essere un attaccante di primissimo livello, qualcuno capace di rompere gli schemi grazie ad una innata comprensione del gioco, che gli consente di sfuggire parzialmente alle logiche del gioco strutturato di oggi, nel quale le difese hanno un ruolo preminente e sono in grado di soffocare gli attacchi. E’ questa la battaglia che Jones vede all’orizzonte per chiudere il gap con la Nuova Zelanda.

Come ti convinco a farmi esordire in Premiership – Marcus Smith edition

La posizione in cui si trovano sia Smith che Jones è invidiabile: abbiamo un giovanissimo prospetto già solido fisicamente, dalla comprensione del gioco assai sviluppata, che si trova per merito e per una serie di infortuni e coincidenze ad essere il titolare di una delle squadre che in Inghilterra gioca il rugby più fluido e offensivo, con un mentore leggendario come Nick Evans, e la possibilità di rubare da subito i segreti dei migliori partecipando alla vita della nazionale. Cosa che Eddie Jones sfrutta sicuramente anche per mettere sotto pressione i titolari: le sue convocazioni, combinate con quelle dello scorso giugno in Argentina, non sono solo un giusto riconoscimento a un’eccellente generazione di giovani inglesi che si affacciano sul palcoscenico del rugby che conta, ma anche un modo di alzare la competizione per le ventitré maglie della nazionale, ovvero il modo più efficace per innalzare il livello di tutta la squadra.

 

In una intervista al Guardian, lo stesso Eddie Jones ha delineato il suo pensiero nei confronti del giovane talento, come sempre mischiando bastone e carota, evitando di farsi trasportare dall’hype che circonda il ragazzo di origini filippine: “quello che mi piace di Marcus Smith è che ha un talento per il gioco: lo capisce e capisce quello che dovrà fare. Fa cose che nessuno gli dice di fare e, nonostante ci siano aree nelle quali ha bisogno di lavorare, avere questo tipo di talento ti dà una possibilità di diventare un grande numero 10. Dobbiamo gestirlo, perché i giocatori giocani sono come fiori, delicati. Si tratta di quanta acqua e quanto sole ricevono. Troppi e troppo presto e cresceranno troppo velocemente, senza che le loro fondamenta siano forti abbastanza. Bisogna crescerli silenziosamente per un po’ di tempo prima che siano pronti. Non sono sicuro che lui sia abbastanza bravo per farcela, ma abbiamo l’opportunità di scoprirlo.”

 

di Lorenzo Calamai
Ovale Internazionale

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