Quattro cose imparate da Benetton-Scarlets e l’intervista a Bradley dopo Cardiff-Zebre
Se c’è una cosa che si può imparare da questo weekend di sconfitte italiche nel PRO 14, il secondo consecutivo, è che in un processo di evoluzione e cambiamenti finalmente positivi – come sembra essere quello intrapreso dalle franchigie – gli alti e bassi di Benetton Treviso e Zebre appaiono fisiologici e inevitabili. Non solo tra una partita e l’altra, ma anche all’interno degli stessi ottanta minuti. E così, se le maggiori aspettative erano riposte principalmente nella squadra bianconera per la trasferta di Cardiff, soprattutto dopo la vittoria sfiorata contro i Cheetahs, ecco che i ducali hanno sfornato la peggior prestazione della loro stagione; al contrario, un Benetton Treviso rivoluzionato da Crowley, con tanti Azzurri a riposo e atteso dalla difficile prova in casa degli Scarlets, non è andato distante da un bonus difensivo chimerico alla vigilia, anche per via della brutta partita giocata una settimana prima in casa contro Edimburgo. Non sarà una debacle a cancellare quanto di buono fatto finora dalle Zebre, non sarà un’ottima (e un po’ inaspettata forse) gara di Treviso a far rivedere completamente i giudizi sui Leoni. Sembra un concetto semplice, ma di questi tempi i discorsi sulla pazienza e l’equilibrio, alternando bastone e carota, non sono mai discorsi lapalissiani. Del resto, non c’è altra strada.
Zebre: intervista a Michael Bradley dopo Cardiff
CARDIFF – La peggior prova stagionale è arrivata forse nel momento peggiore, alla vigilia delle settimane internazionali, quando diversi giocatori normalmente titolari mancheranno dal gruppo che prepara la sfida del 26 novembre contro Munster. Al termine del match dell’Arms Park abbiamo parlato della sconfitta con coach Bradley. “No, non lo accetto. I ragazzi erano molto concentrati per questa partita e avevano tante motivazioni. E’ vero che molti andranno in Nazionale, ma tutti sanno quanto il PRO 14 sia competitivo, partita dopo partita“, risponde quando chiediamo se l’imminente ritiro della Nazionale e il carico sempre più alto di aspettative individuali e collettive, possano aver deconcentrato la squadra nell’approccio al match. “Eravamo confidenti per quanto riguarda l’approccio, sapevamo ciò che volevamo e che venire qui era un test difficile. Cardiff ha giocato veramente bene, costruendo dei buoni momentum mentre noi non siamo mai riusciti ad entrare in gara“.
Nell’economia del match pesano le 11 punizioni e i 16 turnover concessi. “Ci siamo detti ad inizio stagione che questo modo di giocare avrebbe messo le nostre skills sotto pressione e lì l’esecuzione diventa fondamentale. Oggi non è stata per nulla buona. Abbiamo rotto cinque-sei volte la linea e ognuna è conclusa con un turnover immediato: dobbiamo convertire queste occasioni, è un qualcosa che dobbiamo cambiare”. Ancora problemi in mischia ma soprattutto in rimessa laterale (rispettivamente 83% e 63%). “Il confronto ordinato non ha rappresentato una buona piattaforma e nemmeno le rimesse sono andate bene, nuovamente”. No comment invece sul problema profondità della squadra: “Oggi (ieri, ndr) possiamo parlare solo del match”.
Scarlets – Benetton Treviso: quattro cose che abbiamo imparato
Come detto, la nota lieta del fine settimana italiano arriva da Llanelli, dove dei biancoverdi in formazione estremamente rimaneggiata ha dato filo da torcere ai campioni in carica, anch’essi mutilati dalle convocazioni di Gatland per il Galles ma che potevano vantare comunque su tanti elementi importanti in rosa. I nomi di un certo calibro non mancavano nemmeno tra le fila dei veneti, ma in campo scendeva una squadra con tante incognite e soprattutto che non poteva essere abituata a giocare insieme. Anche le seconde (in alcuni casi anche le terze) linee a disposizione di Crowley, dunque, sembrano poter dire loro quando chiamate in causa, fermo restando che a fine partita i rimpianti per quello che poteva essere senza i tanti errori commessi rimangono.
Sterilità offensiva e indisciplina
È bene precisare subito, infatti, che la fase offensiva del Benetton è stata ampiamente negativa. In attacco Treviso ha prodotto davvero troppo poco, complice anche la serata storta di Bronzini senior e probabilmente anche un’amalgama non perfetto tra i giocatori in campo. McKinley e Hayward, unici a confezionare qualche iniziative degna di nota, hanno predicato nel deserto e soprattutto l’apertura irlandese non poteva affidarsi a strutture definite in attacco, che garantissero profondità e scelte di gioco. E gli ingressi dei Leoni nei 22 gallesi si possono contare sulle dita di una mano. Tanti poi i turnover (16) e le punizioni concesse (10) rispetto agli Scarlets (appena 2), che hanno permesso ai padroni di casa di avere percentuali molto alte nel possesso (66 a 34) e nel territorio (71 a 29).
Difesa promossa
A compensare parzialmente un attacco deficitario, c’è stata una difesa molto più presente e meno passiva rispetto alla gara contro Edimburgo. I Leoni hanno subito fino a un certo punto la manovra gallese, dimostrando di saper reggere l’impatto fisico per tutta la partita. Placcaggi sempre raddoppiati, mai una salita eccessivamente anticipata e in generale una copertura degli spazi notevole. Le due mete sono arrivate su azioni individuali, sia guardandole dal punto di vista degli Scarlets (le invenzioni di Dan Jones) che dal punto di vista trevigiano.
Brex, l’imprescindibile
Da quando Crowley lo ha lanciato contro i Kings, l’argentino non è mai più uscito dal XV titolare del Benetton Treviso. Quinta presenza consecutiva, questa volta da numero 12, e ancora impressioni positive da un giocatore ormai diventato a tutti gli effetti inamovibile per la sua capacità di guadagnare sempre qualche metro palla in mano e per le sue doti difensive (13 placcaggi a Llanelli). Forza fisica e tecnica non mancano di certo.
IMK10, leading by example
E chi, se non lui, può essere un leader con il suo esempio? La stagione maiuscola di Ian McKinley ha toccato una nuova vetta a Llanelli, dove ha firmato una meta stupenda per coraggio, imprevedibilità e qualità nella corsa (potete rivederla qui). In una partita in cui ha effettuato soltanto 9 passaggi (l’apertura degli Scarlets, per intederci, ne ha fatti 32), il mediano irlandese ha trovato il modo per lasciare il proprio segno sia in attacco che in difesa, sia con i suoi impatti notevoli sulla linea avversaria che con i recuperi in corsa all’indietro, oltre che con il piede tattico a guadagnare territorio. Difficile non restare sbalorditi.
di Francesco Rasero e Daniele Pansardi
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