Test match, Mako Vunipola: “Diamo una mano a Samoa”

Il pilone dell’Inghilterra propone ai compagni di devolvere agli avversari parte del proprio gettone di convocazione

ph. Action Images/Andrew Boyers

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Il pilone dell’Inghilterra Mako Vunipola, nato a Wellington (Nuova Zelanda) da famiglia tongana, si è fatto portavoce di un’iniziativa in favore della federazione samoana, che versa in disastrose condizioni economiche e secondo diverse fonti sarebbe vicina a dichiarare bancarotta.

Insieme all’altro internazionale inglese di origini isolane Manu Tuilagi, Vunipola ha proposto ai propri compagni di tagliare parte del loro gettone di convocazione, pari a 22mila sterline, per aiutare la Samoan Rugby Union, che per contro versa ai propri atleti 650 sterline per il tour che si avviano a compiere in questo novembre e che li vedrà affrontare Scozia, Romania e Inghilterra.

Al Mail on Sunday, la versione domenicale del Daily Mail, Vunipola ha dichiarato: “Se i 23 giocatori inglesi donassero mille sterline a testa, farebbe una sacco di differenza per gli isolani. Noi siamo fortunati qua, con la sicurezza che ci danno i nostri club e l’Inghilterra. Una federazione come quella inglese ha un grande ritorno economico e quindi vorrei vederla aiutare Samoa.

“Non ho nessun interesse in politica, tanto che Maro Itoje ha dovuto spiegarmi che significa Brexit” ha proseguito il pilone “ma mi interessa aiutare la mia gente. Le persone pensano che la situazione si risolverà da sola ma sta diventando peggiore. Se i giocatori danno una mano, magari qualcuno ai piani alti se ne accorgerà e realizzerà che anche da parte loro c’è bisogno di aiuto.

Il discorso, infatti, si fa politico quando si scende nei particolari della distribuzione dei guadagni. La federazione samoana lamenta infatti un modello economico nel quale le squadre di casa sono autorizzate a tenere per sé il 100% dei propri guadagni. Sebbene sia un meccanismo valido per tutti, quasi nessuno va mai a giocare contro Samoa, Tonga o Fiji nei loro stadi, soprattutto fra le migliori squadre al mondo.

Sempre il Daily Mail ha raccolto le parole del CEO della federazione samoana Faleomavaega Vincent Fepuleai: “il tour di quest’anno andrà avanti come pianificato. Se non possiamo mettere insieme una squadra, non ci saranno più tour. World Rugby ci dà dei fondi, ma abbiamo bisogno di un sistema di revenue sharing. Il denaro è al centro di ogni cosa. Il modello economico è profondamente sbagliato“.

Chiude il cerchio Manu Tuilagi: “Un piccolo gesto [come quello di donare mille sterline] lancarebbe un messaggio e spero che possa essere d’esempio alla RFU (la federazione inglese, ndr)” ha dichiarato il centro di origine samoana, che come Vunipola fa parte della Pacific Rugby Players Welfare, un’associazione che tutela gli interessi dei giocatori provenienti dalle isole del Pacifico in Europa.

“[Samoa] è vicina alla bancarotta e potete immaginare un mondo ovale senza Samoa? Il rugby senza Samoa non sarebbe rugby. Sarebbe veramente molto, molto triste. C’è così tanto potenziale. Con le giuste infrastrutture e la giusta gestione, potrebbero essere al livello di qualsiasi altra squadra al mondo”.

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