Il ct degli Azzurri alle prese con alcuni grattacapi in vista dei test match di novembre. Proviamo a risolverli
Alla vigilia di ogni finestra internazionale di una Nazionale italiana, il dibattito su quale formazione debba schierare il commissario tecnico di turno diventa sempre più acceso. Ciascuno di noi asseconda lo spirito da coach insito dentro al nostro animo: vuoi per la passione viscerale verso quel determinato sport, vuoi per cercare vanamente di trasmettere le proprie volontà all’allenatore, vuoi per avviare una discussione pacifica con il resto del pubblico, vuoi per criticare ottusamente ogni possibile scelta tecnica all’orizzonte senza reali motivazioni. Vale per il calcio, per il basket, per la pallavolo, per il ciclismo e per il rugby, specie in quei ruoli dove ci sono molteplici combinazioni utili. Nemmeno On Rugby vuole sottrarsi a uno dei giochi più vecchi del mondo, per cui cercherà di sbrogliare alcune matasse con cui Conor O’Shea avrà a che fare in vista delle prossime settimane per i test match contro Fiji, Argentina e Sudafrica. Siamo tutti CT, no?
Premessa: nei ballottaggi non verranno considerati i ruoli di numero otto e prima linea, dove le scelte (per rendimento, esperienza e leadership) dovrebbero ricadere su Lovotti, Ghiraldini e Ferrari. E ovviamente su capitan Sergio Parisse.
Una seconda linea da Leoni
Quattro giocatori in reparto, quattro esponenti del Benetton Treviso. L’assenza di Biagi ha tolto quel pizzico di bianconero dalle possibili soluzioni, facendo restare O’Shea con una sola seconda linea ‘pura’: Marco Fuser. Uno dei due posti dovrebbe essere occupato dal classe ’91 per garantire più peso in mischia ordinata, mentre l’altro slot è ballottaggio soprattutto tra Marco Lazzaroni e Dean Budd, con Federico Ruzza leggermente più defilato.
Entrambi sono molto versatili e abili in tutte le due fasi, nonché degli ottimi saltatori in rimessa laterale (15 e 19 rimesse laterali vinte); Budd sembra poter dare qualcosa in più con la palla in mano per caratteristiche rispetto a Lazzaroni (6 offload a 1), e in fase offensiva viene cercato – e si fa cercare – più spesso rispetto al friulano (una carica ogni 10.49 minuti vs 13.45). Difficile dire se basterà per sopravanzare un’ex Under 20 nelle gerarchie, ma l’impressione è che il neozelandese di nascita possa avere qualche chance in più, anche se potrebbe avere allo stesso tempo un notevole impatto dalla panchina.
Terza linea, in cinque per due posti
L’esperienza direbbe Francesco Minto e Abraham Steyn; l’istinto e la curiosità punterebbero il dito su Renato Giammarioli e Giovanni Licata; chi invece vorrebbe vedere qualche impatto degno di nota lascerebbe spazio a Sebastian Negri, altro giocatore davvero completo, un po’ come tutti i sopraccitati. Visto da fuori, la terza linea sembra essere il reparto più cervellotico da assemblare, perché il ct irlandese potrebbe compiere un ragguardevole numero di esperimenti.
La scelta più facile sarebbe quella di schierare Minto e Steyn; il primo per la leadership e le capacità di cacciare il pallone, il secondo perché O’Shea sembra volerci puntare con decisione per la maturità raggiunta fin qui. Il flanker italiano, tuttavia, è anche quello che ha collezionato il minutaggio minore dei cinque dopo Negri (Minto è a 388′, Negri a 350′), ragion per cui al fianco del nativo sudafricano potrebbero realmente aprirsi le porte per uno tra Giammarioli e Licata. Entrambi hanno numeri eccellenti nel PRO 14, con tanti palloni portati (60 e 82), tanti metri guadagnati (391 e 207) e un numero ragguardevole di difensori battuti (24 e 15). Il primo, in particolare, ha destato veramente un’ottima impressione per fisicità e dinamismo, e le circostanza potrebbero permettergli di partire anche da titolare al fianco di Parisse e Steyn.
In mediana
Dei tre mediani di mischia, nessuno può dirsi veramente completo. Tito Tebaldi può vantare il miglior calcio dal box, Marcello Violi può essere considerato quello più preciso nella distribuzione, mentre Edoardo Gori è il mediano a cui riesce meglio attaccare in prima persona. Dall’altra parte, il nocetano difetta di continuità nello smistare l’ovale, Violi talvolta ha dimostrato incertezze nelle scelte mentre Gori continua ad essere troppo lento nel far partire l’azione.
Nello scorso giugno O’Shea ruotò tutti e tre i mediani, e anche in quel caso a destare le migliori impressioni fu Tebaldi. La situazione ora non è cambiata e, anche se Violi ha fatto vedere dei progressi, il titolare dovrebbe essere il giocatore del Benetton Treviso, che a prescindere da qualche errore veniale sembra aver trovato definitivamente quella consistenza mancata spesso negli scorsi anni.
Per il posto da numero 10, la concorrenza di Ian McKinley è forte e può mettere sotto pressione Carlo Canna, ma l’apertura bianconera perlomeno contro le Fiji sembra essere la prima scelta per il ct irlandese. Entrambi sanno attaccare bene la linea, ed è probabilmente l’unico punto in comune tra i due, oltre alla precisione dalla piazzola: il bianconero continua ad alternare momenti positivi con pregevoli scelte di gioco a scelte inspiegabili, mentre il biancoverde si sta dimostrando meno estroso ma decisamente più solido e continuo.
Un posto per due in centro
Partiamo col dire che Jayden Hayward sembra avere il posto assicurato, perché nessun trequarti italiano può contare al momento su un tale bagaglio tecnico. La ricchezza rugbistica del neozelandese sembra arrivare al momento giusto per O’Shea, soprattutto se si considera il 30enne come il perfetto sostituto di Luke McLean. L’unico dubbio sembra essere il suo compagno, che sicuramente sarà bianconero.
Tommaso Castello e Tommaso Boni stanno evolvendo in maniera diversa: il primo come giocatore di grandi impatti, da far schiantare contro la linea avversaria per guadagnare la linea del vantaggio in stile Warren Ball, mentre il secondo nel sistema Bradley è maggiormente dedito alla ricerca degli spazi e alle corse esterne. Castello è anche il più efficace in campo, ragion per cui potrebbe essere lui a vestire la maglia numero 12 di primo centro. Anche partendo più sull’esterno, Hayward potrebbe ugualmente proporsi come secondo playmaker o come primo ricevitore e aumentare il numero di giocatori bravi tatticamente al piede.
Il triangolo allargato
Come estremo, O’Shea dovrà scegliere se proseguire sulla stessa strada dell’ultimo anno oppure se prendere in considerazione quanto ammirato negli ultimi due mesi. Da una parte c’è Edoardo Padovani, in campo appena per 123′ con la sua nuova maglia del Tolone senza brillare, mentre dall’altro c’è un Matteo Minozzi in rampa di lancio e intorno al quale c’è grande curiosità per le sue qualità e per il suo fisico così poco moderno nel rugby di oggi, che concede poco spazio ai giocatori di piccola taglia. Difficilmente, però, O’Shea butterà subito nella mischia il 21enne zebrato.
Alle ali, Angelo Esposito si sta guadagnando il posto da titolare sul campo a suon di mete e ha limato i difetti difensivi, seppur le sue doti fisiche presupporrebero una maggiore solidità nel placcaggio. Il trequarti del Benetton Treviso è in vantaggio su Mattia Bellini, nonostante l’ala bianconera sia emersa come uno dei migliori elementi nell’ottimo inizio delle nuove Zebre più votate all’attacco e alla corsa. Il ballotaggio è per un solo posto perché dall’altra parte Leonardo Sarto deve finalmente diventare una colonna portante della Nazionale, cosa che – tra infortuni e prestazioni scialbe – non è ancora avvenuta.
Il probabile XV dell’Italia: 15 Edoardo Padovani, 14 Angelo Esposito, 13 Jayden Hawyard, 12 Tommaso Castello, 11 Leonardo Sarto, 10 Carlo Canna, 9 Tito Tebaldi, 8 Sergio Parisse, 7 Braam Steyn, 6 Renato Giammarioli, 5 Dean Budd, 4 Marco Fuser, 3 Simone Ferrari, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lovotti
di Daniele Pansardi
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