Non solo l’ottimismo per l’Italia, ma anche un interessante aneddoto direttamente dallo spogliatoio del club francese
Leonardo Ghiraldini è uno dei senatori della Nazionale italiana con i suoi 83 cap, oltre ad essere uno dei giocatori più rappresentativi all’estero vista la sua militanza all’estero con Leicester e, attualmente, con Tolosa. Il tallonatore ex Treviso, a pochi giorni dall’esordio stagionale nei test match con gli Azzurri, ha grande voglia di dimostrare che il lavoro di Conor O’Shea darà risultati. In un’intervista rilasciata a Il Messaggero, il 32enne però charisce: “A 32 anni sono il primo che vuole le vittorie, ma intanto vanno incrementati i progressi legati a un progetto che, finalmente, va ben oltre questa stagione […] Si vedono già gli effetti del piano di O’Shea, che ha messo per la prima volta a sistema tutte le componenti del movimento: vivai, club, accademie e franchigie. Altre volte il ricambio generazionale è avvenuto per necessità contingenti, ora c’è un percorso preciso. Ed è incoraggiante la maturità di questi ventenni usciti da questo percorso”.
Nel corso dell’intervista, però, oltre ai temi del momento – la Nazionale e le franchigie – Ghiraldini è stato interpellato anche sul suo Tolosa, dove gioca due stagioni, e in particolare su quanto scritto dalla società sopra il suo armadietto dello stadio Ernest-Wallon.
La risposta non offre soltanto uno spaccato di come viene vissuto il rugby a Tolosa, una delle città più calde in questo senso nonché la squadra più titolata d’Europa, ma anche dell’impatto che possono avere la storia e la tradizione di un club sulla mentalità di un giocatore. “Ah, il “Club dei 100”. Che storia! – esordisce Ghiraldini, 83 cap in maglia azzurra – Il presidente Lacroix ha fatto scrivere con lettere dorate i nomi dei giocatori con almeno 100 partite per il club dal 1907. Sono 128, di cui 121 viventi, con diritto al posto in tribuna: nel mio armadietto, il numero 2, sono ricordati i tallonatori Santamans, Bru e Servat. E quando ti infili la maglia sai chi ti ha preceduto. Una botta di orgoglio e la responsabilità di non deludere. Anche in Italia dovremmo coltivare queste tradizioni, queste appartenenze fonti di enorme motivazione”.
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