L’Italrugby verso l’Argentina: tre (im)possibili scenari per la formazione degli Azzurri

Il ct non è un ruolo facile. In attesa delle scelte vere di O’Shea, abbiamo provato ad immaginare alcuni XV più bizzarri

ph. Luca Sighinolfi

ph. Luca Sighinolfi

L’appuntamento è per le 14, quando Conor O’Shea toglierà il velo dalla formazione dell’Italia per il secondo test match di novembre contro l’Argentina. Se contro le Fiji gli Azzurri potevano essere considerati i favoriti al nastro di partenza, nonostante i precedenti negativi e il background degli avversari nel 2017, contro i Pumas la parte dell’inseguitore spetterà inevitabilmente alla Nazionale di casa, tanto più dopo l’incoraggiante prestazione per i sudamericani a Twickenham al cospetto dell’Inghilterra.

 

A Catania, una difesa rocciosa e la solidità in mischia e in touche hanno messo alle corde una squadra disordinata e fallosa come quella figiana, ma all’Artemio Franchi questi ottimi punti di partenza potrebbero non bastare per disinnescare le armi argentine, comunque migliori rispetto a quelle italiane. Sulle fondamenta poste sabato al Massimino bisognerà costruire necessariamente qualcosa, affinché l’Italia possa aumentare il livello della propria prestazione al progressivo aumentare del livello dell’avversario. Proverà a farlo con la stessa formazione di una settimana fa? Oppure O’Shea farà ruotare i propri giocatori alla ricerca dell’assetto migliore?

 

Nell’attesa, tra il serio e il faceto (decisamente più il secondo che il primo) abbiamo provato ad immaginare tre (im)possibili scenari per la formazione azzurra, confermando la teoria che vuole il Commissario Tecnico tra i mestieri più difficili al mondo. Comincia il gioco.

 


 

Conservatorismo e scaramanzia

Conor O’Shea decide di cambiare qualcosa rispetto alla formazione vista a Catania, ma per puntare su un gioco ancor più semplice e lineare. Pochi allargamenti del pallone, solo quando ci dovesse essere la certezza di poter creare superiorità, tanti pick&go ravvicinati che avranno come obiettivo quello di erodere la difesa argentina e soprattutto creazioni di rolling maul anche in situazioni di gioco aperto e non per forza da touche. Vietato contrattaccare; solo palloni calciati dietro il triangolo allargato dei Pumas, il più lontano possibile, e rete difensiva portata avanti velocemente per poi forzare un turnover.

Più in generale, la difesa dovrà essere brava ad alternare salite rapide e rovesciate e a scivolare lateralmente, raddoppiando i placcaggi. Vi ricorda qualcosa? Di fatto è lo stesso piano di gioco utilizzato nella partita contro il Sudafrica di un anno fa. Considerando che la location – Firenze – sarà la stessa, non sarebbe delittuoso puntare forte anche sulla scaramanzia. E su un punteggio basso, per giocarsi punto a punto la partita nel finale.

Con dei presupposti del genere naturalmente cambia la mediana: dentro McKinley, meno estroso ma più solido, e Tebaldi, il miglior mediano di mischia per gioco al piede. Dentro Padovani e fuori Boni, con Hayward che scala a secondo centro per avere maggiori opzioni al piede.

La formazione: 15 Edoardo Padovani, 14 Leonardo Sarto, 13 Jayden Hayward, 12 Tommaso Castello, 11 Mattia Bellini, 10 Ian McKinley, 9 Tito Tebaldi, 8 Sergio Parisse (c), 7 Abraham Steyn, 6 Francesco Minto, 5 Dean Budd, 4 Marco Fuser, 3 Simone Ferrari, 2 Luca Bigi, 1 Andrea Lovotti

 

 

Coraggio e spregiudicatezza

A Catania, una delle note negative della prestazione azzurra è stata una fase offensiva ben poco efficace quando ha provato ad allargare le maglie della difesa figiana per mettere in moto i trequarti. Considerando il buon lavoro svolto con la difesa (tanti i placcaggi ben portati contro le Fiji) e le fasi statiche, grazie alle quali l’Italia sembra aver posto le basi per la nuova stagione, Conor O’Shea sceglie una formazione che possa innalzare anche il livello offensivo della sua squadra, soprattutto nei princìpi prima che nelle scelte dei singoli.

L’irlandese si indirizza così verso giocatori dinamici e pericolosi palla in mano, che possano mettere sempre la squadra sul piede avanzante. Si attinge a piene mani dal bacino delle Zebre, che con Michael Bradley hanno messo in mostra un gioco vario e a tratti imprevedibile, con gli inserimenti dal primo minuto sia di Giovanni Licata che di Renato Giammarioli, due ball carrier eclettici e abili nel creare disordine nella difesa avversaria. In campo anche Lazzaroni e Fabiani al posto di Fuser e Bigi, mentre la cerniera zebrata composta da Violi, Canna, Castello e Boni viene mantenuta intatta a patto che aumentino notevolmente ritmo e velocità d’esecuzione. In generale, l’intera squadra dovrà disporsi meglio in campo e offrire maggiore profondità e pochi punti di riferimento ai Pumas.

Contrariamente alla storia recente dell’Italrugby, l’obiettivo sarà quello di segnare il maggior numero di punti possibile, dando vita ad una partita potenzialmente spettacolare anche considerando lo stile di gioco argentino.

La formazione: 15 Jayden Hayward, 14 Leonardo Sarto, 13 Tommaso Boni, 12 Tommaso Castello, 11 Mattia Bellini, 10 Carlo Canna, 9 Marcello Violi, 8 Sergio Parisse (c), 7 Renato Giammarioli, 6 Giovanni Licata, 5 Dean Budd, 4 Marco Lazzaroni, 3 Simone Ferrari, 2 Oliviero Fabiani, 1 Andrea Lovotti

 

 

Gioventù e contrattacchi

Per essere audaci fino in fondo, Conor O’Shea sceglie di non affidarsi nemmeno a quei giocatori d’esperienza presenti in rosa, decidendo di puntare tutto sui giovani con una mossa davvero azzardata. I princìpi di gioco saranno costruiti attorno ad una difesa sempre in avanzamento, sempre pronta ad aggredire l’avversario, a contrattacchi continui da ogni parte del campo e da una libertà quasi totale in fase offensiva. Una mossa fatta per responsabilizzare tutti i futuri pilastri dell’Italrugby, per consentirgli di prendere confidenza con situazioni in cui non ci sarà un Ghiraldini, un Budd o un Parisse a caricarsi la squadra sulle spalle.

Sì, anche Parisse resterà fuori: la maglia numero otto sarà vestita da Giammarioli, con Licata e Negri al suo fianco, mentre Lazzaroni e Ruzza formeranno la seconda linea. Bellini si sposta al centro per far spazio a Esposito all’ala, mentre la maglia numero 15 non può che essere di Matteo Minozzi. Il capitano? Carlo Canna, con la speranza che la fascia possa consentirgli di trovare quella stabilità necessaria per guidare anche i suoi giovani compagni di viaggio.

La formazione: 15 Matteo Minozzi, 14 Leonardo Sarto, 13 Mattia Bellini, 12 Tommaso Boni, 11 Angelo Esposito, 10 Carlo Canna (c), 9 Marcello Violi, 8 Renato Giammarioli, 7 Giovanni Licata, 6 Sebastian Negri, 5 Federico Ruzza, 4 Marco Lazzaroni, 3 Simone Ferrari, 2 Oliviero Fabiani, 1 Federico Zani

 

Daniele Pansardi

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