I Dark Blues non hanno mai battuto i campioni del mondo, in formazione tipo a Murrayfield
EDIMBURGO – La Scozia torna ad ospitare, dopo tre anni, la Nuova Zelanda al BT Murrayfield e, stavolta, i Campioni del Mondo in carica si presentano nella capitale scozzese con la miglior formazione possibile, al netto degli infortuni.
Per i ragazzi di coach Townsend quella di oggi pomeriggio (kick off 5.15pm, le 18:15 in Italia) è una prova della verità, per capire finalmente a che punto è questa squadra a due anni dalla RWC2019 e, soprattutto, a pochi mesi dal 6 Nazioni. Va detto subito che l’ultima volta che le due nazionali si sono affrontate quassù, i Dark Blues – allora scesi in campo con un’improbabile divisa rossa – hanno davvero “rischiato” di vincere ma, nonostante la prestazione gagliarda e l’ottimo risultato, molti si erano affrettati a spegnere gli entusiasmi bollando quella schierata da Hansen come una “squadra B”, come se i giocatori scelti dall’head coach fossero “un pò meno All Blacks di altri” – chiedete alla Francia XV se questo può essere vero.
Quella Scozia chiuse la serie autunnale con due vittorie (su Pumas e Tonga, a Kilmarnock) e ci si era illusi che quello bastasse per giocare da protagonista il 6 Nations e che Vern Cotter, arrivato nel giugno di quell’anno alla guida della squadra, avesse trovato subito la giusta alchimia.
Le cinque sconfitte consecutive raccolte tra febbraio e marzo dell’anno successivo, invece, si sono portate in dote un cucchiaio di legno e più di qualche punto di domanda, che Cotter è stato poi bravo a fugare nei mesi successivi, fino a guidare i Dark Blues al quinto posto del ranking di World Rugby – prima di lasciare per andare a Montpellier – il punto più in alto di sempre.
Tre anni dopo e la Scozia si ritrova, quasi, nella stessa situazione. Un nuovo head coach, arrivato poco prima della partenza per i test estivi, un nuovo progetto, esaltante, un nuovo stile di gioco, e la sfida agli All Blacks come trampolino di lancio verso il 6 Nations. Il successo raccolto contro Samoa non ha convinto, perchè è vero che la Scozia ha marcato sei mete, ma ne ha concesse quattro agli avversari, facendoli tornare colpevolmente in partita e chiudendo un pò in affanno.
Quella di oggi sarà un’altra partita, ci saranno altri stimoli, ma quello che un pò preoccupa è l’attitudine della squadra, apparsa ancora troppo incostante e, a tratti, incapace di darsi motivazioni contro avversari alla propria portata. I Dark Blues devono iniziare davvero a pensare a se stessi come ad una “grande”, ad accettare il ruolo di favoriti in incontri con Nazioni che occupano posizioni inferiori alla loro nel ranking mondiale e rimanere concentrati per tutti gli ottanta minuti. Nessuno meglio degli All Blacks può essere di esempio in questo.
Il lavoro di Townsend si vede e, sono certo, molto presto darà i suoi frutti ma questa nuova consapevolezza deve entrare nelle teste di tutti coloro che sono coinvolti nel progetto e per questo serve tempo e pazienza.
Non va dimenticato che se la Nuova Zelanda deve fare a meno di Dane Coles (che si è lesionato il crociato a Parigi contro la Francia), Townsend ha una lista di infortunati “eccellenti” che lo costringono a confermare la squadra di settimana scorsa, con Zander Fagerson – che con McInally, fresco di rinnovo con Edinburgh, e Marfo forma una prima linea che vanta, in tutto, 24 caps – e Cornell Du Preez unici volti nuovi nel XV di partenza. Toony conferma i trequarti e non sembra una scelta che può essere criticata, perchè hanno fatto davvero bene settimana scorsa e, come già detto, sono decisamente i migliori interpreti a disposizione dell’head coach. John Barclay, che (notizia di ieri) ha firmato per due anni con Edinburgh Rugby, guiderà la squadra dalla terza linea.
La Scozia, se vorrà impensierire gli All Blacks, dovrà essere precisa nei set-pieces (settimana scorsa bene in rimessa laterale, un pò meno in chiusa), cercare di concedere il minimo – e, se possibile, ancora meno – dal punto di vista dell’indisciplina e finalizzare ogni occasione che si presenterà. In difesa, poi, deve migliorare rispetto all’ultima uscita, perchè non si possono concedere, a questo livello, mete soft.
Sarà comunque difficile avere la meglio della Nuova Zelanda, ma se la Scozia dovesse riuscire nell’impresa – mai, infatti, i Dark Blues hanno battuto i Tuttineri finora – sarà impossibile non lasciarsi travolgere dall’entusiasmo.
Scozia: 15 Stuart Hogg, 14 Tommy Seymour, 13 Huw Jones, 12 Alex Dunbar, 11 Lee Jones, 10 Finn Russell, 9 Ali Price; 1 Darryl Marfo, 2 Stuart McInally, 3 Zander Fagerson, 4 Ben Toolis, 5 Jonny Gray, 6 John Barclay (C), 7 Hamish Watson, 8 Cornell du Preez
A disposizione: 16 George Turner, 17 Jamie Bhatti, 18 Simon Berghan, 19 Grant Gilchrist, 20 Luke Hamilton, 21 Henry Pyrgos, 22 Peter Horne, 23 Byron McGuigan
Nuova Zelanda: 15 Damian McKenzie, 14 Waisake Naholo, 13 Ryan Crotty, 12 Sonny Bill Williams, 11 Rieko Ioane, 10 Beauden Barrett, 9 Aaron Smith, 1 Kane Hames, 2 Codie Taylor, 3 Nepo Laulala, 4. Luke Romano, 5 Samuel Whitelock, 6 Vaea Fifita, 7 Sam Cane, 8 Kieran Read (C)
A disposizione: 16 Nathan Harris, 17 Wyatt Crockett, 18 Ofa Tu’ungafasi, 19 Liam Squire, 20 Matt Todd, 21 TJ Perenara, 22 Lima Sopoaga, 23 Anton Lienert-Brown
di Matteo Mangiarotti
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