Cinque sorrisi per le franchigie (e l’Italia): i graditi ritorni dell’ultimo weekend

Nella scorsa settimana Benetton Treviso e Zebre hanno riabbracciato alcuni nomi importanti anche per Conor O’Shea

zebre rugby mbandà

ph. Luca Sighinolfi

Uno degli obiettivi fissati da Conor O’Shea nel breve/medio periodo era quello di allargare la base, aumentando di conseguenza la competizione interna per portare più giocatori al livello necessario per il test rugby in ottica Coppa del Mondo 2019. L’irlandese finora non ha avuto timori nel lanciare degli esordienti in maglia azzurra che, sotto la sua gestione iniziata nel giugno 2016, sono già venti. Praticamente tutti, inoltre, si sono guadagnati la propria chance di giocare in Nazionale attraverso le buone prestazioni nelle franchigie o perché si intravedono qualità importanti, e non per sopperire a eventuali catene di infortuni. 7

 

Un dettaglio da non sottovalutare in un processo che sta effettivamente aumentando il numero di giocatori meritevoli di una chiamata in azzurro mentre, dall’altro lato, lascia comunque alle franchigie pedine interessanti come Giulio Bisegni, Jacopo Sarto, Giovanbattista Venditti (Zebre), Tommaso Benvenuti, Giorgio Bronzini e Luca Sperandio e senatori come Robert Barbieri, Alberto Sgarbi e Alessandro Zanni (Benetton Treviso). Questa lista di lussuosi esclusi sembra destinata ad aumentare dopo lo scorso weekend di PRO 14, quando Benetton e Zebre hanno riabbracciato cinque giocatori che tra un mese e mezzo potrebbero dare battaglia per un posto nei convocati del Sei Nazioni 2018.

 

 

Poker di rientri per Treviso

Il nome più altisonante è quello di Luca Morisi, e non potrebbe essere altrimenti. La storia del 26enne milanese ci insegna che l’entusiasmo nei suoi confronti è sempre pronto ad infrangersi contro un infortunio, ma il talento del giocatore e il suo potenziale impatto sulla fase offensiva del Benetton non possono non farci sperare ancora una volta nel lieto fine. Il centro è tornato in campo contro Ulster con il gran desiderio di mettersi in mostra tipico di chi è assente dai campi da undici mesi, precisamente dal 31 dicembre 2016, e di chi ha giocato soltanto appena 300 minuti di media a stagione nel PRO 14 in sette anni di biancoverde (cinque più due da permit player, di cui uno in cui ha militato solo per il Benetton). In Nazionale, poi, Morisi manca da due anni, dal Galles-Italia che ne ha cancellato il sogno del Mondiale in Inghilterra, a cui sarebbe andato con la maglia numero 12 sulle spalle. Soprattutto dopo le due splendide mete segnate a Twickenham nel febbraio precedente.

 

 

Mentre il centro ha assaporato il terreno di gioco soltanto per 25′, Tommaso Allan è stato inserito subito nella formazione titolare da Crowley dopo due mesi di assenza (l’ultima partita giocata dal mediano italo-scozzese era stata proprio l’andata in casa contro Ulster). Il 24enne è un giocatore ordinato e essenziale in regia, più costante nei calci rispetto a qualche tempo fa e meno fantasioso del suo pari ruolo Canna, anche se a differenza del beneventano commette anche meno errori marchiani. Con tutti e tre i numeri 10 disponibili, inoltre, per Crowley ci potrebbero essere gli estremi per riprovare l’esperimento del doppio playmaker visto a inizio stagione, con Allan primo centro. O’Shea, intanto, osserverà con interesse.

 

Non si può dire che abbia lasciato il segno al rientro, invece, Marco Barbini. Entrando dalla panchina, il terza linea ha sprecato malamente l’ultimo possesso biancoverde con un offload fin troppo forzato che è costato un in avanti fatale, visto che il match si è concluso su quell’errore. Uno dei pochi probabilmente nella sua carriera in PRO 12/14, limitata dagli infortuni che non gli hanno mai permesso di andare oltre le diciotto presenze stagionali. In campo Barbini è un terza linea atipico, con un bagaglio tecnico individuale notevole non solo per le mani delicate, ma anche per i movimenti molto eleganti e gli angoli di corsa mai banali in fase offensiva, che Marco Lazzaroni ha confessato di invidiargli non poco. Dopo i due cap del Sei Nazioni 2015 non è più riuscito a ritagliarsi uno spazio da protagonista, anche se O’Shea lo aveva convocato per lo scorso torneo continentale.

 

Nicola Quaglio è finito poco sotto i riflettori, ma anche il suo calvario e quanto dimostrato nell’autunno 2016 sono degne di nota. Il pilone rodigino era assente addirittura dal 3 dicembre scorso, ma fino ad allora si era guadagnato la convocazione e l’esordio in Nazionale (avvenuto contro il Sudafrica a Firenze) e un posto da titolare al Benetton Treviso. Nel frattempo, la crescita di Traorè e Zani ha intasato lo spot di pilone sinistro a Treviso (e c’è anche De Marchi, senza dimenticare Zanusso), ma l’ex rossoblu avrà senz’altro il modo di risalire nelle gerarchie.

 

 

È l’ora di Maxime

Mentre recuperava la forma migliore, l’Italrugby e le Zebre lo hanno assurto a uomo immagine prediletto per svariate iniziative fuori dal campo. Quando è tornato a calcarne uno, poi, Maxime Mbandà ha immediatamente ricordato a tifosi e addetti ai lavori quanto fosse importante la sua presenza sul terreno di gioco. Contro Munster, il 24enne è stato uno dei migliori tra le fila bianconere pur giocando solo il secondo tempo: in 40′ Mbandà ha fatto segnare un break e 2 difensori battuti per 34 metri guadgnati in 7 corse, con 7 placcaggi in fase difensiva.

 

Se questo è il biglietto da visita, sarà difficile privare l’ex Calvisano di una maglia da titolare per il prossimo Sei Nazioni. O’Shea, del resto, lo ha già impiegato in tutte le partite dell’edizione 2017 e nella tournée di giugno in Asia e Oceania, e potrebbe riservargli un ruolo di primaria importanza negli anni a venire. Per le Zebre, invece, il rientro di Mbandà non potrebbe arrivare in un periodo migliore: Michael Bradley ha dovuto rinunciare a Giovanni Licata, il cui periodo da permit player a Parma si è concluso, e il flanker classe ’93 può idealmente prenderne il posto nel XV titolare.

 

Daniele Pansardi

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