Nei test match di novembre Sam Underhill è emerso come un giocatore pronto a impossessarsi della maglia
“In realtà se non ti manda messaggi, probabilmente è un buon segnale.” Le parole sono di Sam Underhill, così come sono apparse sul Guardian di oggi, e si riferiscono a Eddie Jones.
Il quotidiano britannico ha dedicato al terza linea di Bath una lunga intervista, per capire e conoscere meglio il 21enne che sembra essere diventato il padrone della maglia numero 7 dell’Inghilterra. Dopo il mondiale casalingo, e fallimentare, la nazionale della Rosa ha a lungo inseguito il profilo di un terza linea dal lato aperto classico, un difensore eccellente specializzato nel placcaggio e nel recupero del pallone al breakdown.
Underhill è un classe 1996, è nato negli Stati Uniti ed ha capitanato la nazionale inglese under-18, in una stagione, quella 2014, che ha visto tale selezione rimanere imbattuta. Ha ottenuto il suo primo cap lo scorso giugno, quando l’Inghilterra è andata in tour in Argentina.
Le sfide ai Pumas hanno per il momento caratterizzato la carriera internazionale del giovane di Bath: è stato durante questo novembre che si è reso protagonista di un’ottima prova contro la nazionale argentina nel corso della vittoria di Twickenham, impressionando con 20 placcaggi contro alcuni dei ball carrier più temibili del panorama ovale mondiale.
“Essere buoni placcatori è una buona cosa, ma in termini di gioco non sono tutto. Non vuoi essere riconosciuto solo come quello che dà delle gran botte, perché questo non fa di te un buon difensore, fa di te un buon placcatore quando le cose giocano a tuo favore- ha dichiarato Underhill, denotando una conoscenza piuttosto profonda del proprio ruolo – “Essere bravi in qualcosa significa riuscire a prendere decisioni e se c’è solo una cosa che sai fare bene, allora non c’è nessuna decisione che tu possa prendere.”
Underhill dimostra qualcosa in più dei suoi 21 anni, un ragazzo che conosce i propri limiti, ma anche i propri margini di crescita: “La difesa è come l’attacco: fare sempre la stessa cosa per tutto il tempo non ti rende maggiormente efficace.”
“L’attacco è qualcosa su cui devo lavorare e posso contare sull’insegnamento di alcuni ragazzi fantastici a Bath, come Taulupe Faletau e Francois Louw – dice Underhill, che insieme ai due internazionali compone una impressionante terza linea per la squadra di Premiership, che vanta anche la presenza di un altro giovane di grandissimo talento come Zach Mercer – C’è sempre spazio nel campo e quando hai 15 giocatori che sanno come muovere il pallone, diventa tutto più facile: è meglio giocare fuori dal gioco strutturato, guardando ciò che hai di fronte. Cercherai sempre di affidarti a quello che sai fare meglio, ma sono pronto a lavorare sulla mia manualità. La difesa è importante, ma fare 20 placcaggi significa che l’altra squadra ha tenuto il pallone.”
Sam Underhill sta lottando contro il tempo per poterci essere contro Tolone, essendo stato messo fuori combattimento nei primi minuti della partita dell’Inghilterra contro l’Australia. E’ la seconda concussion che il flanker subisce dall’inizio della stagione: “Credo che sia un rischio del mestiere, ma non qualcosa di cui doversi preoccupare di per sé. Si placca con le spalle e la testa sta vicina alle spalle. E’ impossibile essere un placcatore aggressivo senza rischiare di prendere un colpo in testa.”
“Si tratta di scegliere bene il tempo e trovare altri modi di placcare: per quelli grandi e grossi è più facile perché non devono pensare molto alla tecnica. Per giocatori più bassi come me, l’altezza di placcaggio è più bassa e c’è più rischio di mettere la testa dove non dovrebbe stare – ha sentenziato Underhill, analizzando anche il fatto che il placcatore è più esposto al rischio dalla struttura del gioco – La maggior parte delle regole protegge il portatore di palla ed è giusto, ma l’altra faccia della medaglia è che il placcatore non è così salvaguardato. Giustamente le regole prevedono un abbassamento dell’altezza del placcaggio e i placcaggi alti sono adesso arbitrati molto bene e i cambiamenti di regolamento hanno avuto un cambiamento tangibile sul gioco. Il fatto è che se ti devi abbassare, la tua testa è nel posto in cui arriva la maggior parte della forza attraverso il portatore di palla.”
L’anno scorso Underhill giocava agli Ospreys, ed è quindi diventato eleggibile per l’Inghilterra solo quest’anno, piombando nel rugby internazionale e prendendosi, almeno per il momento, la maglia numero 7 dell’Inghilterra. Il Sei Nazioni sarà il suo banco di prova definitivo, colpi in testa permettendo.
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