Insolita finale con l’Argentina (vinta 38-14) e primato in classifica. Blitzboks terzi davanti al pubblico di casa.
Si conferma ricca di colpi di scena la nuova stagione delle World Series di Sevens, il cui secondo episodio è andato in onda questo weekend da Città del Capo.
La finale è stata infatti un’insolita sfida tra Nuova Zelanda (che non portava a casa l’oro nelle Series da Vancouver 2016 e qui non vinceva dal 2012) e Argentina, con gli All Blacks che hanno eliminato in semifinale i favoritissimi padroni di casa del Sudafrica, prendendosi la rivincita rispetto al torneo d’esordio di Dubai, e i Pumas vittoriosi 14-12 sul più esperto Canada.
Il match valido per l’oro è quasi un monologo tuttonero, interrotto solo da due folate biancocelesti al termine di entrambe le frazioni di gioco. L’Argentina mette in campo grinta e determinazione, sapendo di avere di fronte un VII avversario tecnicamente superiore e in grado di colpire in ogni momento. Così accade dopo tre minuti dal kick off, quando un incontenibile Joseva Ravouvou porta a spasso cinque Pumas nei loro 22 e arriva a schiacciare sotto i pali. Dopo neppure un minuto, raddoppio con Vilimoni Koroi che esce dalla mischia con l’ovale in mano e sfrutta un clamoroso “buco” nella difesa sudamericana. Quindi Lautaro Bazan Velez, grazie a una bella finta che lascia sul posto gli All Blacks, prova a riportare l’Argentina in partita. Si va a riposo sul 14-7.
Neozelandesi che ripartono però carichi dopo la pausa e trovano a breve la terza meta per mano di Tim Mikkelson, quindi chiudono i giochi andando ancora a segno con Ravouvou: per lui nuovamente 35 metri di corsa resistendo a svariati tentativi di placcaggio da parte dei difensori argentini. Il definitivo 38-14 è merito delle marcature di Regan Ware per i tuttineri, Luciano Gonzales a tempo quasi scaduto per l’orgoglio Pumas e ancora un lampo della Nuova Zelanda, che nel final play intercetta un pallone mal giocato dai sudamericani e va in meta con Sione Molia dopo una fuga iniziata nella propria metà campo. Meritatissimo il titolo di “Player of the Final” per Ravouvou e haka finale degli All Blacks per celebrare il ritorno alla vittoria.
Nella “finalina”, i Blitzbokke, davanti al pubblico amico, hanno la meglio sui Canadesi dopo una partita molto intensa e chiudono al terzo posto, lasciando comunque il vertice della classifica agli All Blacks. Proprio i sudafricani aprono le marcature, con Siviwe Soyizwapi che riceve un cross kick perfetto, a tagliare tutto il campo e in grado di scavalcare l’intera difesa nordamericana. Quindi replica delle Maple Leafs: è Harry Jones a finalizzare un’intelligente giocata al piede di Hirayama, ma l’errore nella conversione tiene il Canada sotto di due punti. In chiusura di primo tempo sono ancora i campioni in carica a concludere a punti con Ruhan Nel, al termine di una bella azione corale (che costa anche il giallo al canadese Kaay per un placcaggio pericoloso). La ripresa si apre subito a trazione gialloverde, con Specman che trova la terza meta per i suoi al termina di una corsa solitaria da metà campo. Tornato in parità numerica, però, il Canada trova la forza per reagire, affidandosi alla coppia Moonlight-Hirayama: offload del primo, e numero 9 che resiste a una carica e si invola oltre la linea. Ancora Hirayama è autore della meta che riporta in gara le Maple Leafs: si va al final play sul 19-17 per i padroni di casa. Una gran giocata di Moonlight consente ai canadesi di tenere il possesso dell’ovale, ma il tentativo di sfondamento finale viene interrotto da un fallo e i Blitzboks possono festeggiare il bronzo.
Match a senso unico, invece, sia la finale quinto posto -con dominio dei campioni olimpici di Fiji sugli Stati Uniti (26-12)- che la sfida per il Challenge Trophy, dove l’Australia ha facilmente la meglio sulla Spagna (26-7).
Alcuni verdetti a sorpresa erano già emersi il primo giorno, al termine della fase a gironi. Come da pronostici, è stata la Pool D quella più incerta: Canada e Fiji l’hanno spuntata, non senza faticare, su Galles e Samoa, e nessuna delle quattro squadre è riuscita a chiudere a punteggio pieno. Bottino competo, invece, per gli Stati Uniti nella Pool B, che hanno messo in campo una ritrovata grinta rispetto alla deludente prova negli Emirati: per loro anche una vittoria sugli All Blacks, secondi, lasciando l’Australia e la Spagna nella parte bassa del tabellone. In Pool C la rivelazione (confermatasi poi tale anche nella giornata a eliminazione diretta) è stata proprio l’Argentina, che ha chiuso dietro all’Inghilterra e davanti alla Scozia. Infine, in Pool A, tre vittorie e primato per il Sudafrica, seguito dalla Francia, in grado di superare il Kenya e accedere così ai Quarti.
Il Dream Team della seconda tappa 2017-2018 include i principali protagonisti della due giorni a Città del Capo: i neozelandesi Mikkelson e Koroi, l’argentino Rodrigo Etchart, il sudafricano Philip Snyman, i canadesi Mike Fuailefau e Justin Douglas e il figiano Amenoni Nasilasila (eletto Impact Player del weekend).
Le Sevens World Series tornano nel weekend 26-28 gennaio 2018 da Sidney, Australia, sia con il torneo maschile che con quello femminile.
I risultati
Gironi
Pool A – Sudafrica 9, Francia 7, Kenya 5, Russia 3
Pool B – Stati Uniti 9, Nuova Zelanda 7, Australia 5, Spagna 3
Pool C – Inghilterra 9, Argentina 7, Scozia 5, Uganda 3
Pool D – Canada 7, Samoa 7, Galles 5, Samoa 5
Quarti di finale
Sudafrica v Fiji 31-26
Nuova Zelanda v Inghilterra 17-12
Canada v Francia 35-7
Argentina v Stati Uniti 28-12
Semifinali
Nuova Zelanda v Sudafrica 19-12
Argentina v Canada 14-12
Finali
Challenge – Australia v Spagna 26-7
Bronzo – Sudafrica v Canada 19-17
Oro – Nuova Zelanda v Argentina 38-14
Classifica (dopo due giornate): Nuova Zelanda 41, Sudafrica 39, Fiji 28, Inghilterra 27, Argentina 24, Australia 21, Canada 20.
Francesco Rasero
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