Eddie Jones è il miglior allenatore dell’anno, scavalcando per poco Warren Gatland
Con la fine dell’anno ci guardiamo tutti un po’ indietro. Sfogliamo l’album dei ricordi degli ultimi 365 giorni, tirando le somme nel tentativo di dare loro un giudizio complessivo, magari in maniera equilibrata. O magari no. Nel rugby quest’esercizio mentale diventa se possibile ancora più complesso, per via del diverso flusso temporale nei campionati dei due emisferi: spezzato in due tronconi per quello boreale, continuo per quello australe. Resistere al fascino dei bilanci di fine anno, tuttavia, è stato difficile anche per la redazione di On Rugby che, riunita in concilio, ha assegnato cinque premi Oscar per il 2017 che si avvia verso la conclusione. Ad ognuno dei componenti è stato chiesto di indicare tre nomination per ciascuna categoria, a cui sono state assegnate dei punteggi in base alle preferenza espresse (nell’ordine, 5-3-1). Buon divertimento.
In precedenza: Oscar al miglior attore protagonista – Oscar alla migliore interpretazione collettiva
Oscar al miglior regista
Vincitore: Eddie Jones – 18 voti
Incendiario, draconico, geniale. Eddie Jones è un head coach senza pari ad Ovalia, soprattutto per il continuo gioco comunicativo che intrattiene con l’esigente pubblico di media inglesi sempre alla ricerca della prossima dichiarazione scomoda o della critica da portare. “Essere arroganti è sbagliato solo quando si perde, quando si vince è credere in sé stessi”. Ipse dixit, e allora via alle imprecazioni a favore di telecamera nel box di Twickenham durante la deludente prestazione dei suoi contro l’Argentina, conclusasi comunque con un netto 20 a 8 in proprio favore.
Joe Schmidt e la sua Irlanda sono stati gli unici a saper mettere i bastoni fra le ruote all’ex allenatore di Australia e Giappone, l’unica squadra a battere l’Inghilterra nel 2017. Eddie Jones è stato in grado di costruire una corazzata, soprattutto psicologicamente. Ogni volta che scende in campo, la sua squadra sembra avere una mentalità d’acciaio, grazie al connubio fra il suo allenatore e gli elementi (tanti) importanti nello spogliatoio.
Jones ha ridato vita a Courtney Lawes, ha allargato la rosa della nazionale, ha saputo fare a meno di Billy Vunipola, ha vinto in Argentina con un gruppo di giovani e qualche veterano mentre i suoi migliori giocatori erano arruolati con i Lions britannici.
Quello in cui spicca Jones è evidentemente l’organizzazione del lavoro. Avendo saputo costruire uno staff molto forte al quale delegare la maggior parte delle attività sul campo, Eddie Jones è in grado di tenersi abbastanza libero da riuscire a pianificare le azioni future: sembra chiaramente sempre un passo avanti a tutti, perfettamente cosciente del sentiero che sta percorrendo.
Vicinissimo a Eddie Jones è arrivato Warren Gatland (17 voti), principalmente grazie al grandissimo lavoro fatto in poche settimane per trasformare i British & Irish Lions nella squadra che è riuscita a fermare gli All Blacks. E tutto questo compiendo una rivoluzione copernicana che il coach neozelandese del Galles ha poi trasportato anche nella nazionale del Dragone: mettere in soffitta, almeno per un po’, la warrenball e affidarsi al sempre più diffuso doppio playmaker.
Il gioco di Gatland infatti prevede storicamente una serie di punti d’incontro nelle vicinanze della fonte del gioco per guadagnare un avanzamento consistente e assorbire la difesa prima di aprire la palla al largo. Una idea di gioco che per essere sostenuta ha bisogno di un numero 12 molto fisico, mentre sempre più spesso assistiamo alla presenza sul campo di un 12 con grandi doti di distribuzione per muovere il pallone su tutta la larghezza del campo fin dalle prime fasi di gioco. Warren Gatland ha saputo non arroccarsi sulle proprie idee, ma accettare il cambiamento e metterlo in atto in maniera molto efficace sia con i Lions che con il Galles.
La classifica completa
Eddie Jones- 18 voti
Warren Gatland – 17 voti
Steve Hansen – 13 voti
Gregor Townsend, Joe Schmidt – 5 voti
Frank Azema – 3 voti
Wayne Pivac, Michael Cheika – 1 voto
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