L’età non ha ancora logorato Sergio Parisse, faro dell’Italrugby e del movimento
Con la fine dell’anno ci guardiamo tutti un po’ indietro. Sfogliamo l’album dei ricordi degli ultimi 365 giorni, tirando le somme nel tentativo di dare loro un giudizio complessivo, magari in maniera equilibrata. O magari no. Nel rugby quest’esercizio mentale diventa se possibile ancora più complesso, per via del diverso flusso temporale nei campionati dei due emisferi: spezzato in due tronconi per quello boreale, continuo per quello australe. Resistere al fascino dei bilanci di fine anno, tuttavia, è stato difficile anche per la redazione di On Rugby che, riunita in concilio, ha assegnato cinque premi Oscar per il 2017 che si avvia verso la conclusione. Ad ognuno dei componenti è stato chiesto di indicare tre nomination per ciascuna categoria, a cui sono state assegnate dei punteggi in base alle preferenze espresse (nell’ordine, 5-3-1). Buon divertimento.
In precedenza: il miglior regista, la migliore interpretazione collettiva, il miglior attore protagonista, la miglior sceneggiatura
Oscar al miglior italiano
Vincitore: Sergio Parisse – 18 voti
Il connubio tra Sergio Parisse e l’Italia assume spesso dei connotati malinconici, per non dire tristi nei momenti peggiori della Nazionale. Le tante sconfitte accumulate dagli Azzurri negli anni non rendono certamente giustizia all’infinita classe del capitano, eppure contribuiscono a rendere ancor più iconica e mitologica la figura di Parisse. Anche sui media esteri, dove dell’Italia si parla poco e male, il fuoriclasse dello Stade Francais ha acquisito con il tempo un meritato status di entità superiore, grazie alle sue prestazioni sempre straordinariamente complete da un punto di vista tecnico.
La sua influenza sul gioco azzurro con Conor O’Shea non è diminuita rispetto alla precedente gestione, e francamente sarebbe poco auspicabile il contrario. Del resto, le innate capacità di Parisse nel creare gioco e nel far giocare bene i compagni di squadra sono sotto gli occhi di tutti. La sua annata con l’Italrugby è stata tutto sommato normale, ma proprio in questa normalità vanno ricercati i dettagli nemmeno troppo nascosti che lo rendono un giocatore così speciale. Per competenze, qualità e ricchezza di contenuti, il suo contributo resta sempre il più sostanzioso tra gli Azzurri, sebbene pure lui in giornate nere – come contro Irlanda e Francia nell’ultimo Sei Nazioni -venga risucchiato in quel vortice di mediocrità in cui finisce l’intera squadra.
A 34 anni, poi, Parisse pare tutt’altro che logoro. Per esempio, si parla con costanza (e a ragione) della mancanza di ball carrier italiani che possano fare la differenza contro squadre di più alto livello internazionale. Quando decide di fare a sportellate, proprio il capitano azzurro è uno dei pochi a rosicchiare sempre metri alle difese avversarie, guadagnando praticamente sempre la linea del vantaggio e permettendo alla mediana di avere l’abbrivio ideale.
Ma l’idea che appassionati e addetti ai lavori hanno di lui non è quella di un numero otto à la Vunipola, devastante prima di tutto nelle cariche verticali. La sua evoluzione lo ha portato ad essere un terza linea ben poco convenzionale, che ha abituato il pubblico a giocate ad alto tasso di spettacolarità e impensabili offload, mentre la centralità che riveste nello scacchiere tattico italiano lo ha spostato spesso verso compiti di playmaking. Contro le Fiji, a novembre, si è raggiunto forse l’apice del Parisse utilizzato come regista occulto.
L’Italrugby con il doppio playmaker: tutta l’unicità di Sergio Parisse contro le Fiji
Parisse ha vinto l’Oscar come miglior azzurro del 2017 perché è il più forte di tutti, nella buona e nella cattiva sorte; per le responsabilità che ha scelto di prendersi, da capitano ma anche da vera e propria guida del movimento; per l’essere sempre pronto a mettersi in discussione, nonostante non ce ne sia granché bisogno.
Non è stata certamente una vittoria scontata, perché Simone Ferrari è definitivamente diventato uno dei migliori giocatori d’Italia. Il pilone del Benetton Treviso è andato ad un passo dal pareggiare i voti per Parisse, grazie alla sua stagione maiuscola con le maglie biancoverdi e azzurre. A soli 23 anni (che in prima linea sono generalmente pochi), il milanese è già un pilastro. La partita simbolo è forse quella contro l’Argentina, quando Ferrari è stato dominante in mischia chiusa contro il pack dei pumas.
Sul terzo gradino del podio sale un altro futuro leader della Nazionale, Michele Campagnaro sta recuperando. Il centro di Exeter dal grave infortunio di quest’estate, ma nel Sei Nazioni e nella tournèe di giugno ha fatto in tempo a far vedere le sue prorompenti progressioni e una forza fisica non comune nel reparto arretrato dell’Italia. Ed è pure diventato campione d’Inghilterra.
La classifica completa
Sergio Parisse (18 voti)
Simone Ferrari (17)
Michele Campagnaro (9)
Tommaso Castello (6)
Carlo Canna (4)
Ian McKinley (3)
Leonardo Sarto (3)
Giovanni Licata (2)
Alberto Sgarbi (1)
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