Le squadre italiane distano otto e sette punti dalla zona playoff Champions. Distanze che non hanno lo stesso valore
Il weekend di Zebre e Treviso non potrebbe essere stato più diverso. I ducali hanno giocato la loro partita contro Glasgow consapevoli di trovarsi davanti un avversario superiore. Entrambe le squadre sono scese in campo già con in testa la certezza del risultato finale e hanno disputato una partita a tratti bella, a tratti insipida, proprio per l’assenza di una vera e propria posta in palio. I veneti, invece, che una posta in palio sapevano di averla, hanno azzannato il secondo tempo dopo una prima frazione enigmatica e hanno messo alle corde dei Cheetahs che, grazie al doppio derby in programma nelle prossime due settimane, dovrebbero riuscire a mettere una seria ipoteca sulla loro partecipazione ai playoff per la qualificazione in Champions Cup.
Obiettivo peraltro condiviso, seppur si parli di due conference differenti, proprio dal Benetton Treviso, che in settimana non ha nascosto la volontà di mettersi a caccia di Edimburgo, che occupa il quarto posto nel girone, ultimo disponibile per accedere agli spareggi per la Coppa. Eppure, le lunghezze che separano entrambe le squadre italiane dalla sospirata quarta posizione nelle rispettive conference sono praticamente le stesse: le Zebre hanno sette punti di ritardo da Connacht (i Cheetahs non possono partecipare alla Champions), mentre Treviso ne ha otto.
Se la solidità e le tre vittorie consecutive permettono ai biancoverdi di sognare, non c’è motivo perché le stesse Zebre non debbano continuare a lottare per tenere in vita le loro speranze, nonostante il momento di difficoltà.
Obiettivi di breve e lungo periodo
Ad ascoltare le parole di Paul Brown, mitico coach e fondatore dei Cleveland Browns degli anni Cinquanta, agli albori della NFL, “puoi imparare una riga dalla vittoria e un libro da una sconfitta.” Una massima validissima per fotografare il momento opposto di Benetton Treviso e Zebre Rugby.
La principale differenza fra le due squadre italiane sta nella strada percorsa fin qui e in quella che hanno davanti. La Benetton Treviso vive nel presente, ha una solidità derivata dal lavoro di costruzione delle fondamenta della squadra fatto soprattutto lo scorso anno che gli consente di puntare ad obiettivi di breve termine, com’è quello di cercare l’aggancio a Edimburgo.
Da par loro, le Zebre sono invece un cantiere aperto, una squadra che per propria ammissione lavora in ottica futura, con la necessità di fare tesoro di ogni esperienza, anche quella appunto di una sconfitta. Per questo motivo i punti che separano le due squadre italiane dai playoff non possono essere pesati con la stessa bilancia.
Le Zebre hanno potenzialmente davanti il momento più difficile della loro stagione: due partite di Challenge Cup, alla quale non hanno più niente da chiedere, e in campionato dovranno affrontare tre partite cruciali nel periodo del Sei Nazioni, sapendo quanto è corta la coperta dei rincalzi per la squadra di Bradley.
Senza un obiettivo immediato in cui credere, sarà difficile per i giocatori scendere in campo ogni domenica con l’unico obiettivo, lontano, di una crescita individuale e collettiva. Lo staff tecnico dovrà essere bravo, quindi, di volta in volta a stimolare un ambiente che già a partire da questo sabato ha mostrato alcuni segni di cedimento nell’attitudine difensiva. Per le Zebre lavorare efficacemente da qui a maggio significa porre delle solide fondamenta da cui ripartire il prossimo anno, magari riuscendo a far assaggiare con costanza il palcoscenico più importante ai giovani più promettenti e a qualche permit player di belle speranze.
Una prestazione insufficiente
Per quanto possa essere di lungo periodo l’ottica del lavoro impostato dalle Zebre, il giudizio su quanto mostrato in campo questo fine settimana non può essere positivo. Le attenuanti, certo, ci sono: arrivava la migliore squadra del campionato, con una sola sconfitta nelle dodici gare disputate fino ad ora, alcuni giocatori bisognosi di riposo ed altri infortunati.
Il punto è che gli Warriors sono venuti a Parma con la certezza di potersi impossessare della vittoria e del punto di bonus per le quattro mete segnate senza correre grossi rischi. Il copione è stato pienamente rispettato senza che le Zebre riuscissero a mettere mai il bastone tra le ruote agli avversari, nonostante un approccio attitudinale non proprio perfetto da parte degli scozzesi.
Le Zebre hanno concesso troppe marcature semplici, dimostrando per primi qualche difetto di presenza caratteriale soprattutto in fase difensiva, mentre non è mai mancata la voglia di giocare il pallone, la cosa che a questa squadra riesce meglio. Una volontà che a tratti risulta però quasi autolesionista ed eccessiva.
Nel prepartita l’head coach di Glasgow Dave Rennie sottolineava che le Zebre guidano o sono in buona posizione in tante voci statistiche di questo Pro14. Una osservazione sicuramente interessante, ma che deve far riflettere, perché le statistiche da sole non dicono niente, vanno sempre interpretate.
Prendiamo ad esempio il numero di passaggi eseguiti. Prima della partita di sabato, le Zebre hanno effettuato in media oltre 26 passaggi a partita in più dei Glasgow Warriors, una squadra che certo non si fa remore a spostare il pallone. Come termine di paragone, solo Scarlets e Ulster hanno effettuato a livello assoluto più passaggi delle Zebre.
Molte volte però, le Zebre hanno un possesso sterile e inefficace, con i giocatori che continuano a passarsi il pallone per cercare di tenerlo in vita senza passare da un raggruppamento, ma finendo solo per scaricare al compagno la pressione montante della difesa, conservando sì il possesso ma senza avanzamento, se non addirittura arretrando. Anche sabato è accaduto più di una volta che il pallone passasse di mano in mano senza un vero e proprio costrutto.
Le prestazioni della squadra di Bradley si ancorano alle poche certezze emerse in questa stagione: un Carlo Canna brillante, intorno alle cui qualità di playmaking ruota l’efficacia del gioco; la brillantezza e la mole di lavoro di Renato Giammarioli, quarto nella classifica dei difensori battuti (questa sì una statistica positiva); la crescita di Giulio Bisegni, le cui qualità atletiche sono in mostra ad ogni pallone toccato.
Quello che rimane alle Zebre della partita di oggi è la necessità di trovare una motivazione per scendere in campo per fare risultato e la consapevolezza di dover limitare gli errori gratuiti, visto che già il gioco voluto da Bradley implica di prendersi dei rischi e quindi di commettere imprecisioni alle quali è vitale non aggiungerne altre.
Con questo, non deve mancare comunque l’ottimismo e la fiducia in un miglioramento che, rispetto allo scorso anno, è sotto gli occhi di tutti. Le Zebre sono inoltre una squadra che, nonostante la magra di risultati, gioca sempre un rugby propositivo e spregiudicato, divertente ed a tratti entusiasmante. C’è evidentemente un processo in corso, i cui frutti verranno valutati definitivamente più avanti. Il lavoro non è finito, anzi, è appena incominciato.
Leoni in caccia
La vittoria del Benetton Treviso sui Cheetahs è un risultato importante. Per prima cosa consente ai biancoverdi di rimanere in scia agli scozzesi di Edimburgo, vittoriosi con i Southern Kings. In secondo luogo danno un’importante fiducia alla squadra di Kieran Crowley per il proseguo della stagione, portando una vittoria che conferma quanto di buono mostrato nel doppio incontro tutto italiano contro le Zebre delle scorse due settimane.
Una partita fatta di chiaroscuri, quella di Treviso. La squadra che si sono trovati davanti era una versione un po’ spenta dei Cheetahs, che rimangono comunque la terza potenza della conference A e che hanno ricevuto un discreto apporto di qualità dal rientro di giocatori internazionali del calibro di Uzair Cassiem, François Venter, Oupa Mohoje.
I Cheetahs hanno spinto forte all’inizio, per cercare di assestare subito un paio di colpi al mento a Treviso, nella speranza di mandare i veneti al tappeto. Lo ha correttamente sottolineato Dean Budd in conferenza stampa. Sono riusciti ad andare sopra il break per due volte, prima alla mezz’ora con il calcio piazzato del 9 a 0, e poi in apertura di secondo tempo, con la prima meta di Mohoje (16 a 8). Treviso è stata brava a non perdere fiducia, dimostrare resilienza e vincere la partita, complice l’indisciplina avversaria e una loro riserva scarsa di energie.
Altra cosa che ha fatto la differenza è stato l’impatto dei giocatori entrati a partita in corso. Federico Ruzza e Sebastian Negri sono stati sugli scudi nell’arrembaggio dei secondi quaranta minuti, ad aumentare una competizione nel pacchetto di mischia dei Leoni davvero salutare e di notevole livello. Anche Edoardo Gori ha saputo dare un prezioso contributo di vitalità, entrato quando la partita sembrava essersi adattata alle sue caratteristiche migliori.
Fra le note positive, oltre alle prestazioni di Ioane e Pasquali, il risveglio di Marty Banks. Giocatore dalle prestazioni quantomeno enigmatiche fino ad adesso, che quando è dentro la partita dimostra il motivo per cui Treviso ha scelto di puntare su di lui. Oltre all’episodio della meta di Ioane nel primo tempo, un discreto lampo di classe, sabato Banks, seppure insolitamente impreciso dalla piazzola, ha dimostrato un’eccellente distribuzione, un gioco tattico di livello e all’occorrenza anche qualche bella giocata difensiva, di astuzia e intelligenza. Da lui ci si aspetta un ulteriore salire di colpi, che dimostri finalmente di che pasta è fatto.
La pecca, per Treviso, è nel finale al cardiopalma: diverse partite se ne sono andate nei minuti conclusivi e anche stavolta i biancoverdi si sono assicurati che il pubblico rimanesse incollato alla seggiola fino oltre l’ottantesimo. Che sia accaduto per superficialità o per una sopravvenuta mancanza di carburante nel serbatoio, occorre dare massima attenzione alla conclusione delle partite: Treviso entra adesso in un territorio dove sbagliare costa caro, se si vuole davvero riuscire a catturare la fuggitiva Edimburgo.
Il calendario delle due squadre sulla carta favorisce gli italiani: Edimburgo deve affrontare diverse squadre di alta classifica in queste ultime 8 giornate, mentre Treviso dovrà assicurarsi di vincerne almeno la metà per impensierire gli avversari. Tutto, però, passa dal campo.
Lorenzo Calamai
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