Un’ottima difesa, ma soprattutto la sterilità offensiva e le difficoltà in touche e nel gioco tattico
In altri tempi, il commento più frequente sarebbe stato «il risultato è fin troppo pesante per quanto visto in campo». Un alibi molto utilizzato per le prestazioni orgogliose e coraggiose delle squadre italiane in passato, anche quando il tabellino era peggiore di un 36-0 come quello maturato ieri in Tolone-Benetton Treviso. Negli ultimi tempi, prendendo per buone dichiarazioni e interviste dei protagonisti, il movimento italiano sembra essere uscito perlomeno da quella spirale di pigrizia e apatia che trasformava in positive e onorevoli (uno degli aggettivi rugbisticamente più abusati nell’ultimo decennio) pure quelle sconfitte in cui da salvare non restava pressoché nulla. I propositi di cambiamenti sbandierati di recente, insomma, devono passare anche da una mentalità più autocritica e meno indulgente. Ecco perché la prova sfornata dai biancoverdi al “Félix Mayol” è essenzialmente negativa, pur con qualche nota di merito. Tempo fa, forse, si sarebbe scritto al contrario.
Di sola difesa…
L’atteggiamento del Benetton è stato ben diverso da quello dell’ultima partita europea, contro gli Scarlets a Monigo. Da rimarcare è soprattutto l’impegno profuso dai Leoni in fase difensiva nel primo tempo, quando i biancoverdi sembravano essersi spinti anche oltre i propri limiti per frenare una squadra come Tolone, che fa della prepotenza fisica e dell’arroganza rugbistica due caratteristiche fondanti del proprio essere. Nel corpo a corpo, invece, Treviso ha saputo sempre resistere, con una difesa abile a raddoppiare i placcaggi e a togliere spazio all’esterno, colpendo duro quando necessario e minando spesso alle pochissime certezze offensive dei rossoneri (che non sembrano essere una seria candidata alla vittoria finale della coppa), senza un’alternativa che non fosse lo scontro frontale. Gli uomini di Fabien Galthié si sono fidati delle proprie individualità e hanno comprensibilmente avuto ragione visti i nomi in campo, ma in almeno due occasioni le mete sono arrivate a causa di piccoli errori biancoverdi ben sfruttati da Belleau e Tuisova. Se bisogna individuare una nota positiva, dunque, quella è la difesa, con Brex, Fuser (anche se solo per 20′), Negri e McKinley sugli scudi. Troppo poco.
…non si vive
47 punti alle Zebre in due partite, 27 ai Cheetahs, zero al Tolone. La maggiore caratura dell’avversario e i cambi di formazione operati da Crowley non possono essere l’unica spiegazione alla preoccupante sterilità offensiva dimostrata dai Leoni in Francia, che quest’anno era stata così palese soltanto nella trasferta a Bath sempre in Champions Cup. Ma se nella sfida persa 23-0 in Inghilterra il Benetton aveva avuto ‘soltanto’ evidenti problemi nella concretizzazione, al “Mayol” i biancoverdi non hanno mai nemmeno costruito un’azione realmente pericolosa e prolungata. Nelle uniche occasioni in cui l’abbrivio sembrava essere quello giusto, due ostruzioni hanno vanificato tutto, con la seconda che ha poi ribaltato il fronte d’attacco e indirizzato definitivamente la partita.
Al Benetton sono mancate le idee come poche volte nelle ultime tre settimane, quando perlomeno la strategia da seguire sembrava essere piuttosto chiara. Come in difesa, Treviso non ha sofferto in maniera continuativa la fisicità dei padroni di casa, ma ha faticato soprattutto a ricavarsi spazio nei canali esterni, dove non è mai stata creata profondità e non c’è stato mai movimento lontano dalla palla dei biancoverdi. Tutto questo ha reso la vita facile alla difesa rossonera, che non ha dovuto sudare troppo per garantirsi solidità e ricacciare indietro gli italiani. Per Tolone è stato fin troppo semplice, ma più per demeriti ospiti che meriti casalinghi. Treviso ha messo a referto soltanto un break nella difesa avversaria, facilmente riconducibile a quello di Negri nel secondo tempo che ha rotto la linea difesniva nel secondo tempo. Com’è finita quell’azione? Sostegno in ritardo da parte dei suoi compagni di squadra e pallone recuperato dal Tolone. Uno dei manifesti della partita.
A cosa aggrapparsi?
Ai Leoni è mancata soprattutto un’ancora a cui aggrapparsi nelle situazioni più favorevoli. La touche si sta confermando uno dei punti deboli della squadra, difficile da pronosticare anche solo qualche mese fa quando la rimessa laterale sembrava essere un rifugio confortevole per il gioco del Benetton. Visto l’andazzo delle ultime settimane, tuttavia, il 75% di efficacia di ieri era preventivabile vista la formazione impostata: Fuser, Herbst e Ruzza non sono i migliori saltatori della squadra, o comunque le prime scelte in tal senso, ma soprattutto Hame Faiva non ha ancora dimostrato di essere affidabile al lancio come Bigi o Baravalle.
Non c’è stato nemmeno un gioco al piede accurato e che garantisse maggiore territorio nelle fasi calde del match e, in questo senso, forse le assenze di Hayward e Banks hanno pesato particolarmente nell’economia della sfida. Ha anche messo in evidenza la mancanza di un mediano di mischia realmente completo nella rosa del Benetton, poiché senza Tebaldi viene a mancare un’opzione importante al piede che non può essere Gori.
I singoli
I giocatori di grande impatto fisico come Brex e Negri (il migliore) si sono trovati a loro agio, dimostrando di non essere inferiori ai colossi francesi nel momento di fare a sportellate. È stata la partita d’esordio per Marco Riccioni, che non è andato oltre una discreta mezzora di gioco a causa di un infortunio. McKinley è tornato titolare dopo diverso tempo senza demeritare, dimostrando la solita grande caparbietà in fase difensiva, dove si è ben distinto anche Tiziano Pasquali, ormai una certezza per lo staff tecnico.
Più anonimo Luca Morisi, ma per il centro milanese la partita si è inserita ben presto su binari a lui meno congeniali, in cui non ha potuto far valere le sue doti di playmaker esterno. Non è stata la partita di Faiva, a cui bisognerà registrare soprattutto la fase di posizionamento in difesa per consentirgli di diventare un giocatore completo e non solo esplosivo palla in mano. Non è stata neanche la partita di Sperandio, sempre molto interessante nelle sue scelte offensive ma ingenuo sulla prima meta di Tuisova (è impietosamente rimbalzato) e in generale poco attento nei posizionamenti. Per l’estremo è stata una partita con pochi spunti degni di nota, perlopiù oscurati dai vari dettagli negativi che ne hanno caratterizzato l’incontro. Lui e tutto il Benetton avranno una chance di riscattarsi tra una settimana, a Monigo contro Bath, per chiudere con un acuto una campagna europea molto variegata nelle prestazioni, e che a Tolone ci ha fatto (ri)vedere un altro volto della squadra biancoverde.
Daniele Pansardi
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