I Dragoni stanno evolvendo il proprio gioco, ma dovranno fare i conti anche con tanti infortuni, specie in cabina di regia
Continua il nostro percorso di avvicinamento verso il Sei Nazioni 2018, che si aprirà sabato 3 febbraio. Fino ai giorni precedenti alla prima partita, introdurremo le protagoniste del Torneo con uno speciale a loro dedicato.
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Il Sei Nazioni 2017 ci aveva consegnato una immagine ben delineata del Galles: una squadra conservatrice, dedita ai propri principi ovali fino all’ostinazione, una pattuglia di veterani orgogliosi e restii ad arrendersi alla sconfitta e, mettiamola così, al progresso. Entrambi risultati che, inevitabilmente, sono arrivati.
Il Galles finì penultimo lo scorso anno, vincendo a Roma e, a sorpresa, in casa contro l’Irlanda tagliando definitivamente le gambe alle speranze di successo di Sexton e compagnia, già di per sé appese a un filo.
Nel frattempo è passato un anno, che in tempo rugbystico si traduce quasi in un’era geologica e alcune cose sono cambiate dalle parti di Cardiff.
Come arriva al torneo
Dopo il Sei Nazioni, il Galles affronta uno strano periodo in cui agli onori delle cronache assurge l’head coach Warren Gatland, selezionatore dei British & Irish Lions fra le cui fila sceglie diversi suoi uomini, magari a dispetto di qualche nome che ha meglio figurato nel Sei Nazioni 2017.
In novembre, dopo il tour nel Pacifico con tanti esordienti, incontriamo un Galles diverso. Gatland sembra essersi infine avviato sul sentiero mai battuto prima, almeno con il Galles, di un gioco meno fisico, giocato più a tutto campo e con meno linee dirette. Tramonta così il famigerato Warrenball e, sebbene i risultati di novembre premino fino a un certo punto gli sforzi del Galles, la ventata di novità sembra aver portato un rinnovato entusiasmo.
È con questo nuovo slancio che il Galles si prepara ad affrontare un Sei Nazioni 2018 con poche speranze di finire in cima alla classifica, ma con un rinnovato spirito e la certezza di essere una squadra che, nella singola giornata, può giocare un brutto scherzo a tutti, anche se gli infortuni stanno esigendo un grave dazio ai Dragoni.
Gatland si trova infatti sfornito di alcuni giocatori chiave: l’intera terza linea dei senatori (Lydiate, Warburton, Faletau) è ferma ai box, e l’ultimo turno di Champions ha visto la grave defezione di Dan Biggar per l’apertura del torneo, che si somma a quella precedente di Rhys Priestland. Se Tipuric, Shingler e Navidi provvederanno a coprire al meglio le assenze in terza linea, è difficile immaginare chi possa interpretare il ruolo di Faletau e quello di Biggar allo stesso livello dei due Lions.
Punti di forza
Gli Scarlets sono una delle squadre di club che giocano il rugby più divertente, movimentato e vincente d’Europa. I campioni in carica del Pro14 per di più basano il loro approccio principalmente su giocatori gallesi, e l’obiettivo di Gatland è di portare in nazionale quanto costruito dalla franchigia di Llanelli.
Come gli Scarlets, il Galles, anche per quanto visto a novembre, punterà su un gioco di passaggi corti e offload fra i primi cinque uomini in campo, in modo da riuscire ad avanzare in maniera consistente e dare poi la possibilità agli altri giocatori di muoversi sul piede avanzante. Qualcosa che il Galles non faceva spesso due anni fa, ma che da qualche mese abbiamo incominciato a vedere con continuità.
È impressionante la profondità in terza linea, specie fra i flanker, dove Aaron Shingler e Josh Navidi, titolari e protagonisti a novembre, se la dovranno vedere con la concorrenza di Justin Tipuric e James Davies, finalmente convocato tra le fila dei Dragoni.
I front five saranno invece il prodotto di una solida esperienza che permetterà al Galles di essere efficace non solo nel gioco aperto, ma di guardare con fiducia anche alle fasi statiche.
Punti deboli e interrogativi
Come già accennato, gli infortuni pesano gravemente sulla rosa a disposizione per l’esordio del 3 febbraio prossimo contro la Scozia. Jonathan Davies è fuori gioco fra i trequarti e, con George North in dubbio, fanno due assenze di grande peso specifico. Liam Williams e Hallam Amos dovrebbero essere disponibili, ma con molto poco minutaggio nelle gambe.
Con la perdita di Priestland e Biggar, a Warren Gatland rimangono opzioni ancora inesplorate a numero 10: Owen Williams ha finora ben interpretato il ruolo di playmaker esterno, mentre Rhys Patchell ha cinque caps ma nessuno dei quali all’apertura. Infine c’è Gareth Anscombe, spesso preferito ad estremo anche nei suoi Cardiff Blues.
Una delle opzioni più papabili sembra quella di Owen Williams all’apertura e Hadleigh Parkes a primo centro, visto il folgorante debutto di quest’ultimo e il suo ottimo momento di forma.
Infine, c’è da registrare l’ultimo infortunio in ordine cronologico, quello di Rhys Webb. Una grave assenza quella del numero 9, seppure è vero che il suo primo sostituto Gareth Davies ha finora disputato una eccellente stagione.
In terza linea la domanda è: chi sarà il numero 8? La risposta più immediata è Ross Moriarty, anche se il giocatore di Gloucester è tornato da poco da un infortunio che lo ha tenuto fermo da giugno e non è parso particolarmente brillante con il proprio club in Challenge Cup. A giugno, con Moriarty e Faletau in Nuova Zelanda con i Lions, il numero 8 era Josh Navidi: sarebbe davvero intrigante una terza linea Shingler-Davies-Navidi.
Il problema non è solo il lungo elenco degli infortunati, ma anche la loro incisività sulle prestazioni della squadra: Faletau, Webb e Biggar non sono solo tre giocatori di assoluto valore, ma rappresentano anche quella che fino ad oggi è stata la spina dorsale della squadra di Gatland.
Infine, c’è la questione dell’estremo, più filosofica che legata alla forma fisica. Leigh Halfpenny è uno dei migliori calciatori del mondo ovale dalla piazzola e un ottimo difensore, ma ha delle chiare carenze, dovute anche ai suoi problemi di infortuni, nel contrattacco dalla profondità del campo e nella generale pericolosità palla in mano. Sono per l’appunto le doti che fanno invece di Liam Williams il candidato numero uno a soffiargli il posto. Sembra essere una questione filosofica per Gatland, una scelta di indirizzo che finora ha sempre premiato il giocatore di Tolone, tranne che quando contava di più, con i British & Irish Lions.
Possibili rivelazioni e esordienti
Sono due i nomi che saltano all’occhio nella rosa dei convocati di Warren Gatland: uno è quello di James Davies, il fortissimo terza linea degli Scarlets, già medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio con la nazionale britannica di Sevens, fratello del più noto Jonathan, misteriosamente assente fino ad adesso dalla squadra nazionale gallese.
Sul suo conto ne sono state dette tante, da possibili antipatie personali alla paura che potesse destabilizzare lo spogliatoio perché personaggio sopra le righe. Quello che è certo è che l’autolesionismo, a livello internazionale, si paga. E agli spettatori vedere un giocatore così non può fare che piacere. Gatland e i suoi si sono dovuti convincere e lo hanno chiamato nella rosa preliminare, vediamo se Cubby saprà guadagnarsi il suo posto nei 23 e, chissà, magari prima della fine del torneo nel XV titolare.
L’altro esordiente è la giovane ala dei Worcester Warriors Josh Adams, classe 1995, metaman della Premiership con nove segnature fino ad adesso. Gatland, che alle ali incomincia ad avere qualche problema, potrebbe pensare di inserire il ragazzo per vedere se l’incantesimo che lo ha portato alla ribalta in Inghilterra possa ripetersi con la maglia del Galles.
Lorenzo Calamai
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