Corsa a due Inghilterra-Francia, ma anche l’Irlanda ha qualche chance. Italia concentrata sulla prestazione
Inizia oggi pomeriggio da Colwyn Bay, con la sfida tra le gallesi padrone di casa e un’ambiziosa Scozia, l’edizione 2018 del Sei Nazioni Femminile che, a differenza del torneo maschile, non ha ancora una sponsor ma, come il torneo maschile, ha una squadra favorita per la vittoria finale.
L’Inghilterra infatti si presenta ai nastri di partenza come la formazione da battere ma, a differenza del gruppo guidato da Dylan Hartley, solo perchè le Red Roses sono davvero la squadra migliore d’Europa dopo il Grand Slam raccolto nel 2017 e la WRWC sfuggita di mano solo per aver concesso un tempo – il secondo – alle Black Ferns nella finalissima di Belfast.
Coach Middleton ha dovuto fare a meno di qualche elemento importante – come Emily Scarratt, solo per citare un nome -, passato alla rappresentativa Sevens dopo che la RFU ha preso, nell’estate scorsa, la decisione di offrire un contratto ‘pro’ solo alle giocatrici della nazionale olimpica. Tra un paio di mesi, infatti, si giocheranno i Commonwealth Games sulla Gold Coast (Australia), mentre in estate a San Francisco c’è la Coppa del Mondo di Sevens e nel 2020 i Giochi Olimpici chiuderanno il programma.
La federazione inglese, intanto, ha anche creato il primo torneo professionistico femminile, la Tyrrell’s Premier XV, offrendo alle ragazze che hanno scelto di restare nell’ambito “Union” la possibilità di allenarsi con strutture all’altezza e di giocare in un campionato altamente competitivo.
In autunno, le Red Roses hanno letteralmente spazzato via il Canada nelle tre gare della Old Mutual Wealth Series e posto le basi per un nuovo trionfo nel Sei Nazioni. Sarah Hunter e compagne inizieranno la difesa del titolo domenica 4 febbraio dal ‘Mirabello’ di Reggio Emilia contro l’Italia, l’unica avversaria davvero capace, l’anno scorso, di metterle in difficoltà.
Come arrivano le Azzurre
L’Italia avrà come obiettivo – come detto da coach Di Giandomenico e capitan Barattin – di cercare di mettere sempre in campo la miglior prestazione possibile. Il gruppo delle Azzurre è cambiato molto dopo la Coppa del Mondo di agosto – chiusa al nono posto, il miglior risultato di sempre – perchè molte atlete (Schiavon, Trevisan e Zangirolami tra queste) hanno detto addio alla nazionale. Al loro posto tante ragazze giovani, alcune senza nemmeno un cap, e la bella notizia è che, come ci aveva detto Di Giandomenico durante la presentazione del torneo a Londra, “il movimento è in crescita e ci spinge ad allargare il numero di ragazze coinvolte nell’ambito della Nazionale.”
Mai come quest’anno, quindi, le Azzurre dovranno pensare solo alla prossima partita, concentrarsi come detto sulla prestazione e sfruttarne tutti gli aspetti positivi, perchè il 2018 è un anno di transizione in cui lo staff tecnico getterà le basi per un nuovo ciclo.
E le altre?
La Francia, dopo aver cambiato staff tecnico alla vigilia del Sei Nazioni 2017, ha fatto molto bene alla WRWC chiudendo al terzo posto e perdendo solo la semifinale contro l’Inghilterra; anche per questo, può essere davvero considerata la più valida avversaria delle Red Roses per il titolo. Il 10 marzo, a Grenoble, Les Bleus ospiteranno le inglesi nella penultima giornata e, se riusciranno a non perdere terreno, in quella data si potrebbe davvero decidere l’edizione 2018.
Attenzione, però, a sottovalutare l’Irlanda. L’estate delle Verdi, un po’ da tutto l’ambiente immaginata un sogno con la Coppa del Mondo casalinga, si è trasformata ben presto in un vero e proprio calvario: prima l’infortunio a capitan Niamh Briggs, poi i problemi in campo con due vittorie risicate e culminati con le tre sconfitte consecutive – contro Francia, Australia e Galles – che si sono portate in dote l’ottavo posto in classifica generale, la mancata qualificazione diretta alla prossima WRWC 2021 e l’addio di coach Tierney.
L’Irlanda riparte con un nuovo coach (che la IRFU, scatenando l’indignazione del movimento, ha deciso di scegliere solo come part-timer), Ciara Griffin come capitano, Niamh Briggs che si sposta apertura e tante incognite nel futuro prossimo. Le Verdi hanno tre gare in casa, a Donnybrook, ma sfideranno Francia e Inghilterra in trasferta; anche per questo, sarà difficile che potranno lottare per il titolo.
La Scozia è forse la squadra che, fatte le dovute proporzioni, è più cresciuta negli ultimi due anni. Dopo la grande delusione del novembre 2016 (doppia sconfitta nel playoff contro la Spagna e mancata qualificazione per la WRWC 2017), le Dark Blues si sono finalmente tolta dalle spalle il peso di non riuscire mai a vincere – raccogliendo due vittorie nel 2017 contro Galles e Italia a Cumbernauld – e arrivano all’edizione 2018 con quattro giocatrici ‘pro’, molte atlete che hanno fatto esperienza nel campionato inglese e tanta, tanta voglia di continuare a fare bene.
Il lavoro di Shade Munro e del suo staff si vede, come ha detto l’head coach a Londra “adesso non abbiamo più paura a menzionare la parola vittoria” e l’obiettivo della Scozia è di riuscire a vincere una gara in trasferta – risultato che non arriva dal lontano 2006, quando la Spagna era ancora nel Sei Nazioni. Le due gare in casa (allo Scotstoun Stadium di Glasgow) saranno contro Francia e Inghilterra.
Venerdì Lisa Martin e compagne hanno subito una grande occasione, contro un’avversaria che ha forse l’età media più bassa di tutte le sei nazioni (24 anni). Come ha affermato coach Rowland Phillips, “è una nuova partenza per il rugby femminile gallese e vogliamo davvero metterci alla prova con le altre squadre.” Il Galles ha comunque chiuso la WRWC al settimo posto, è pur sempre tra le prime dieci del ranking World Rugby (al settimo posto, una posizione davanti all’Italia e cinque davanti alla Scozia) e in casa è sempre un cliente scomodissimo.
Stasera, come detto, si comincia. Red Roses favorite, quindi, ma attenzione perchè ogni partita, nel Sei Nazioni, fa storia a sè.
Matteo Mangiarotti
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