Benetton Treviso, a Newport per vincere: intervista a Luca Sperandio

Il trequarti biancoverde non nasconde le ambizioni del club e ci parla del suo differente impiego a estremo o all’ala

sperandio

ph. Ettore Griffoni

Per Luca Sperandio, così come per il Benetton Treviso, è il momento chiave della stagione. L’ala (o estremo) classe 1996 ha finora attraversato una discreta stagione, tra momenti frizzanti in fase offensiva e qualche incertezza in fase di non possesso, accumulando anche buon minutaggio. Il trevigiano sarà uno dei punti cardine della trequarti nel periodo più delicato dell’anno per il club biancoverde, alle prese con tante assenze sia per infortunio sia per la concomitanza con il Sei Nazioni. Lo abbiamo intervistato a due giorni dalla trasferta in Galles contro i Dragons, partita sicuramente alla portata dei Leoni, come ci conferma lo stesso Sperandio.

Dopo la grande vittoria contro gli Scarlets, si affrontano i Dragons su un campo tradizionalmente ostico per voi. Come state affrontando questa settimana di preparazione?
Abbiamo questo gruppo ristretto che, durante il Sei Nazioni, è rimasto ad allenarsi in Ghirada, e lo stiamo facendo al meglio. Abbiamo tutti lo stesso scopo, ovverosia andare a vincere ogni partita che si affronta. Andiamo a Newport consapevoli che l’anno scorso, nello stesso periodo, siamo andati là perdendo male. Ecco perché partiamo per il Galles con la testa giusta, con la vittoria nel mirino, senza disdegnare il punto di bonus offensivo.

A sorprendere del successo di domenica è stata soprattutto la capacità di mantenere sempre il pallino del gioco in mano. Vi ha dato maggiore consapevolezza per le prossime settimane? Oppure eravate convinti di poter fare una prestazione del genere?
Premessa: il nostro staff, prima del Sei Nazioni, ci ha detto, senza giri di parole, che il gruppo di ragazzi rimasto a Treviso avrebbe fatto tutte le partite del periodo in arrivo, dandoci così la possibilità di giocarci un posto da titolari anche in vista del ritorno di tutti i nazionali. Quindi, certamente c’è fiducia e la consapevolezza di avere la propria occasione senza timori particolari.

Con il Sei Nazioni la rosa del Benetton si dimezza o quasi, ma come diceva Lazzaroni qualche giorno fa ci sono anche degli aspetti positivi nel lavoro in campo. Cosa cambia negli allenamenti in questo periodo?
Non cambia moltissimo, facciamo sempre allenamenti simili per tipologia ed intensità, ma non nego che, essendo in pochi, si cerca a maggior ragione di evitare eventuali infortuni. Ovviamente c’è anche più spazio per curare i dettagli, soprattutto in una fase delicata del gioco, come i punti d’incontro.

Veniamo a te: come giudichi il tuo percorso dopo una stagione e mezzo nel Pro14 e come sta evolvendo il tuo gioco?
Il mio percorso, in realtà, inizia da Mogliano, dove ho fatto due anni di Eccellenza, saltando l’Accademia Nazionale a Parma. Sono andato subito dall’under 18 al massimo campionato italiano. Non ho giocato tantissimo, ma ho avuto la possibilità di andare al Benetton. Anche a Treviso, nel primo periodo non ho visto molto il campo, ma perché giustamente dovevo farmi le ossa. Poi, da novembre ho cominciato a scendere in campo con regolarità. Al Benetton è stato sfatato il mito del “puntare sui giovani è rischioso/pericoloso”. In rosa infatti siamo in tanti ragazzi senza eccessiva esperienza ad altissimo livello, ma ci stiamo facendo valere, dimostrando che il Pro14  è un torneo nel quale tanti ragazzi italiani possono ambire di giocare. Bisogna semplicemente lavorare tanto, crederci e non abbatttersi se non si viene gettati immediatamente nella mischia, perché nel lungo periodo le possibilità arrivano per tutti, a patto che si stia approcciando la professione nel modo migliore possibile.

Come cambia la tua interpretazione tra estremo e ala?
Quando gioco ala, la cosa più difficile sta nel fare gli uno contro uno difensivi, al largo, contro gente che ha gambe, non è affatto semplice. L’estremo, però, è un ruolo di maggior responsabilità. Devi comunicare molto con gli altri due del triangolo ed essere sempre in posizione, perché soprattutto ad un certo livello l’apertura avversaria è in grado di punire ogni piccolo errorino. Inoltre prese aeree e gioco al piede devono essere di qualità notevole, e ci sto lavorando con lo staff, per migliorare in ogni aspetto. Per giocare da estremo devi avere un bagaglio di esperienza superiore, da ala probabilmente è un filo più semplice.

Nel prossimo mese avete Dragons, Connacht, Cardiff Blues e Kings. Quante ne vincete?
Senza peccare di presunzione, si parte per vincerle tutte quattro. Penso che chiunque lavori in Benetton, oggi, ti risponderebbe nello stesso modo. Il percorso di questa stagione parla chiaro. Non si vincono sette partite per caso, vogliamo continuare a crescere, quindi l’obiettivo è la vittoria.

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