Il rugby italiano ha diversi motivi per sorridere dopo l’ultimo weekend, nonostante la Nazionale maggiore
La Nazionale maschile di ciascun Paese occupa facilmente gran parte dello spazio mediatico all’interno di un tradizionale weekend di Sei Nazioni. Fa parte dell’ordine delle cose, non lo scopriamo oggi né servirebbe a molto qualunque forma di (inutile) indignazione. Almeno per questa volta, tuttavia, un rovesciamento della piramide informativa si rende necessario per riepilogare il fine settimana dell’Italrugby in Galles, che non è certamente iniziato e finito con l’ennesima prestazione da dimenticare degli uomini di Conor O’Shea.
Addentrarsi in ulteriori analisi tecnico-tattiche della disfatta azzurra contro i Dragoni sarebbe ridondante e stucchevole, perché banalmente ci ritroveremmo a campionare e classificare sempre i soliti errori a cui siamo largamente abituati. E siccome non c’è cosa peggiore dell’abitudine alla mediocrità, perché non godersi, ancora per le prossime ore, le imprese compiute dall’Under 20 e dall’Italdonne?
Giovani e forti
Prima o poi doveva arrivare. Sembrava difficile pensare che ‘fosse nell’aria’, vista la batosta rimediata in Francia per 78-12 soltanto due settimane fa, eppure tutti gli indizi lasciavano presagire qualcosa di importante. La nidiata di talenti classe 1998, su cui poggia l’architettura degli Azzurrini più qualche ’99, è riuscita a spezzare il tabù vittoria dopo oltre quattro anni e diciotto sconfitte consecutive nel Sei Nazioni, vendicando il 25-24 dell’ultimo Mondiale Under 20 contro i baby Dragoni e togliendosi temporaneamente quell’aura di ‘bravi ma perdenti’ che li accompagnava dalla scorsa stagione.
In Galles, un po’ come contro l’Inghilterra a Gorizia, il campo e le condizioni meteo non hanno permesso grandi variazioni di gioco, ragion per cui gli Azzurrini si sono felicemente affidati ad un pack già capace di mettere in croce proprio i ragazzi della terra d’Albione alla prima giornata.
La grande prestazione del reparto avanzato è stata suggellata dalle due mete in maul, ma è figlia anche delle ottime competenze nell’area del breakdown, di una difesa solida attorno ai raggruppamenti e di un dinamismo non scontato da parte di tutti i primi otto uomini. Mancini Parri non sta facendo rimpiangere il predecessore Riccioni; Fischetti è una certezza soprattutto in mischia; Cannone mantiene fede al suo cognome ad ogni impatto, e potrebbe essere in futuro la seconda linea che tanto manca oggi all’Italia insieme a Canali; Lamaro fa sempre più rima con Favaro, specie nell’aggressività e nel timing con cui esce dalla linea e per la cattiveria agonistica. Un leader naturale, sia a gesti sia a parole.
Muscoli e intensità sarebbero stati poca cosa, tuttavia, senza un Antonio Rizzi che pur con qualche sbavatura continua a impressionare per sicurezza, confidenza e utilizzo del piede tattico, tanto da essersi meritato la palma di Man of the Match. L’asse con Biondelli (che pure sarebbe un’apertura, ma deve per forza di cosa adattarsi a centro o estremo ) è quantomai interessante, mentre in mezzo al campo il centro Damiano Mazza – uno dei pochi ’99 – si candida a pilastro della squadra nella prossima stagione.
Se questi ragazzi saranno realmente il futuro del movimento lo scopriremo con il passare del tempo, quello che servirà per vederli prima approdare, adattarsi e poi crescere – e non è automatico – dentro l’alto livello, ovvero nel Pro14. Intanto, venerdì a Bari c’è una Scozia da battere.
Le donne lo sanno
L’Italdonne, al contrario degli uomini, non era abituata ad una simile astinenza nel Sei Nazioni. Prima dello zero di un anno fa, le Azzurre avevano sempre vinto perlomeno una partita dal 2010 a questa parte, restando a secco soltanto nel 2007 e nel 2009. Prima che il fardello cominciasse a pesare più del dovuto, le ragazze se ne sono sbarazzate con una prestazione di grande qualità per almeno cinquanta minuti, sapendo anche soffrire nel difficile finale di partita quando le energie erano venute a mancare. La vittoria, inoltre, è sorprendente fino ad un certo punto, per due motivi.
– Le foto più belle dell’Italdonne a Cardiff
1) È vero che un anno fa le gallesi espugnarono Jesi con un passivo anche piuttosto pesante (8-22), ma dall’altra parte è bene sottolineare come l’Italia abbia vinto quattro delle ultime cinque partite giocate in Galles, trasferta evidentemente favorevole al rugby italiano in rosa. Festeggiare all’ex Millennium Stadium, naturalmente, rende più iconica l’intera giornata.
2) Qualora ce ne fossimo dimenticati, l’Italdonne al completo può vantare infatti un XV titolare di assoluto valore, anche dopo i tanti ritiri della scorsa estate post Coppa del Mondo. Il fiore all’occhiello della Nazionalae resta la linea di trequarti, con l’emergente Veronica Madia al fianco di capitan Barattin a dettare i tempi per le solite Rigoni, Sillari – partita quasi perfetta la sua -, Furlan, Magatti e Stefan. A Di Giandomenico il merito di aver saputo dare anche ordine all’impianto di gioco, semplice ma coordinato e atto a sfruttare le qualità individuali del suo reparto arretrato.
Non che le avanti vadano sottovalutate. Tra tutte, spicca Isabella Locatelli, ormai un elemento imprescindibile, mentre la grande sorpresa è la 21enne Giada Franco, Man of the Match al Principality e da cui erano arrivati segnali interessanti già nelle giornate precedenti.
I problemi, invece, restano soprattutto legati all’ultimo quarto di gioco, quando si avverte un sensibile rallentamento in velocità e qualità nelle esecuzioni. Anche per questo, nei venti minuti consecutivi di superiorità numerica le Azzurre non hanno fatto saputo trarre alcun vantaggio dai due cartellini gialli sventolati alle gallesi, ma anzi hanno cominciato ad indietreggiare sia in attacco sia in difesa.
Sotto pressione e con il Galles sotto break, Di Giandomenico ha preferito non dare aria alla panchina (solo due riserve su sette utilizzate) per non compromettere forse meccanismi di squadra ben oliati, rinunciando alla freschezza di atlete pronte a entrare a partita in corso. Recuperare le forze in vista dell’ultima giornata, a Padova contro la Scozia, diventa quindi ancor più delicato. Anche se le Dark Blues sono state capaci di battere l’Irlanda in trasferta, un altro due su due è possibile.
Daniele Pansardi
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