Hayward fa compagnia a Minozzi tra i migliori, Violi non gioca la sua miglior partita al Principality
“Si vince e si perde tutti insieme” è il più classico dei mantra all’interno di una qualunque squadra sportiva, a prescindere dalla disciplina. Andando oltre il più noto dei luoghi comuni, tuttavia, è evidente come ad ogni singolo possano (e debbano) essere intestati meriti e demeriti in diversa misura, soprattutto quando il team in questione è un’Italrugby capace di subire 43,4 punti di media a partita in quattro giornate e che rischia di nascondere sotto il pesante mantello della negatività anche le note più positive. Le poche fuoriuscite da Cardiff le abbiamo raccolte nel nostro borsino, ma non solo.
– Leggi anche: il borsino dopo Francia-Italia
Chi sale
Jayden Hayward
L’infortunio di Castello permette al neozelandese di giocare ben 75′, ovvero decisamente più di quanti ne avesse accumulati fino a quel momento (50). Il giocatore del Benetton Treviso si inserisce immediatamente all’esterno di Allan nello scacchiere tattico azzurro, interpretando il ruolo in maniera diversa dal predecessore e mettendo in mostra le sue notevoli competenze con l’ovale in mano. Non fa nulla di straordinario, ma non può essere ignorato il modo in cui tratta il pallone e si destreggia a contatto, cosa che permette pulizie più rapide ai suoi compagni. Prezioso.
Matteo Minozzi
È solo il secondo giocatore nella storia del Sei Nazioni azzurro a segnare una meta in tre partite consecutive. In totale siamo a 3 in 7 partite, una media ragguardevole dato il contesto e le difficoltà del sistema offensivo italiano nel metterlo in moto nel modo più adeguato.
3 – Matteo Minozzi has now scored in three consecutive @SixNationsRugby games for @Federugby, just the second player to manage this for the Azzurri (Mirco Bergamasco also 3 in 2003). Trio. pic.twitter.com/lEzKPD1aUt
— OptaJonny (@OptaJonny) 11 marzo 2018
La meta segnata al Principality del resto è un pezzo di bravura perlopiù individuale, in cui sono emerse tutte le qualità da giocoliere del padovano, leggero e velenoso allo stesso tempo quando utilizza gli appoggi a quelle velocità. Non è solo la qualità offensiva ad emergere durante la partita, ma anche il mancino potente e una difesa sempre gagliarda e accurata, quasi chirurgica. Un giocatore davvero speciale.
Stabile
Mattia Bellini
L’ala delle Zebre si può riassumere in un’azione: nel primo tempo, ad un certo punto, il padovano individua un canale interessante dentro i 22 gallesi e prova a percorrerlo caricando a testa bassa, per riprendere la linea del vantaggio. Il trequarti però non riesce a darsi una spinta sufficiente con le gambe, tant’è che la sua azione non risulta prorompente come ci si potrebbe aspettare da un giocatore con il suo fisico. Non avere un cambio di passo fulmineo non depone certamente suo favore, anche se il 24enne sopperisce in parte con un buon lavoro nel corpo a corpo. In futuro non sempre potrebbe bastare.
Leonardo Ghiraldini
Il tallonatore del Tolosa continua a disputare un Sei Nazioni dignitoso, facendo sentire più l’esperienza e il talento che le 33 primavere sulle spalle. Tra gli avanti, a Cardiff è uno dei pochi a non schiantarsi sul diretto avversario e a strappare quei centimetri necessari per dare quel minimo di fluidità alla manovra offensiva. In difesa non sbaglia nessun placcaggio e al lancio è accurato quanto basta. Un torneo ordinario e ordinato, senza infamia e senza lode.
Dean Budd
Nel primo tempo il seconda linea sfoggia una parte del suo repertorio, con due ottimi offload ad inizio partita che fanno presagire un impatto diverso sulla gara rispetto alle ultime due uscite. In parte sarà così, ma alla fine le sue statistiche faranno sì contare 21 metri guadagnati (il migliore del pack) su 8 corse, ma anche 3 placcaggi sbagliati su 11 tentati. È evidentemente in difficoltà soprattutto quando deve riposizionarsi velocemente in difesa, come nel caso della meta segnata da Hill: mentre il seconda linea gallese era già pronto a schiacciare in meta, lui (e anche Zanni) dovevano ancora rientrare in linea.
Tommaso Allan
Mantiene un rendimento pressoché piatto per tutta la partita, senza commettere errori marchiani (ma sciupa una situazione di vantaggio con brutto cross kick) ma senza nemmeno prendersi troppi rischi. La distribuzione è perlopiù solida, ma a tratti è anche fin troppo scolastica. Il picco toccato con la partita contro l’Inghilterra per il momento resta tale.
Chi scende
Sergio Parisse
Avrebbe voluto lasciare un segno diverso nella sua probabile ultima partita al Principality, ma il capitano anche individualmente riesce ad incidere poco sul gioco. Soprattutto in difesa le statistiche parlano chiaro: su undici placcaggi tentati, Parisse ne manca ben 5, e in alcuni interventi è sembrata evidente la poca reattività del recordman di presenze azzurro.
Marcello Violi
Posto che Violi resta comunque il miglior mediano di mischia italiano al momento, il nocetano disputa la sua partita più negativa del Sei Nazioni nonostante l’assist con buon tempismo a Minozzi in occasione della prima meta. È deficitario soprattutto nel gioco al piede, ma anche dalla base non riesce quasi mai a cambiare spartito e a dare un ritmo diverso all’attacco azzurro – complice in parte anche la lentezza nelle pulizie.
Tommaso Benvenuti
Continua l’affannoso torneo dell’ala veneta, che non riscatta le ultime due brutte prestazioni e pare sempre più spaesato, nonostante l’inizio incoraggiante contro l’Inghilterra. Che è un po’ anche la metafora della sua carriera.
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