In un’intervista la direttrice di gara parla del peso politico italiano, ma anche dei rapporti con giocatori o giocatrici in campo
Non capita spesso che un arbitro donna italiano diriga una partita del Sei Nazioni. Per la precisione, negli anni scorsi soltanto Federica Guerzoni ebbe l’opportunità di fischiare in alcune partite del torneo femminile. Sulle sue orme c’è ora Maria Beatrice Benvenuti, che per la prima volta arbitrerà nella prestigiosa competizione in Galles-Francia di sabato 17. Un’ulteriore passo in avanti nella carriera della 24enne romana, forte già di una notevole esperienza internazionale accumulata nelle Sevens World Series e nelle Olimpiadi a Rio 2016.
In un’intervista rilascitata a Repubblica, Benvenuti riconosce comunque che “all’estero il peso politico del nostro rugby è molto basso. E sono orgogliosa di rappresentare il mio Paese. Dimostrando, a modo mio, che meritiamo di stare tra i grandi”. Nessuno dei suoi colleghi uomini, invece, è mai riuscito ad entrare nel giro delle designazioni per il torneo maschile.
“Per una ragazza, guadagnarsi in campo il rispetto degli uomini è due volte più difficile. Cercano di intimidirti dal primo istante, fanno la battutina. L’importante è non mostrarsi indecisa, altrimenti è finita – spiega Benvenuti, che poi si lancia anche in un paragone con il mondo femminile. “C’è maggiore empatia. Anche se rispetto ai maschi parlano di più. Sono furbe, maliziose. Ma non si arrendono mai, anche se perdono cento a zero”.
Come detto, Benvenuti è molto impegnata soprattutto nel rugby seven, e proprio al codice ovale olimpico fa riferimento il fischietto romano nell’intervista. “Forse si dovrebbe investire nel Seven. In Italia è poco considerato, invece è propedeutico per il rugby tradizionale. E permette di avvicinare atleti di altre discipline”.
La 24enne purtrpppo era salita agli onori della cronaca soprattutto lo scorso anno, quando il giocatore del Vicenza, Bruno Andres Doglioli, l’aveva placcata alle spalle causandole un colpo di frusta e un periodo di stop. “Lui è stato radiato. Non so se l’ha fatto perché ero una donna. Non voglio pensare che non perdonerò mai: però mi chiedo perché dopo non abbia mai voluto parlarmi, spiegare”.
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