Sei Nazioni 2018: a Roma arriva la Scozia, ultima chiamata per gli Azzurri

Alle 13:30 gli Azzurri aprono il sabato conclusivo del Torneo. Sfida difficile, ma davanti al proprio pubblico l’Italia proverà il colpaccio

ph. Sebastiano Pessina

ROMA – “Vogliamo chiudere il Sei Nazioni con tre successi su cinque gare, sappiamo che non sara’ facile ma allo stesso tempo vogliamo ottenere questo risultato (che eguaglierebbe quello raggiunto lo scorso anno, in cui la Scozia pero’ non e’ riuscita a prendersi una vittoria in trasferta). Non siamo contenti di alcune cose successe nelle altre gare, ma sappiamo di essere sulla strada giusta per ottenere quello che vogliamo. Il cammino e’ ancora lungo, ma sappiamo cosa dobbiamo fare.”

John Barclay, al termine del captain’s run di ieri, ha così sintetizzato obiettivi ed aspettative dei Dark Blues per la sfida di oggi pomeriggio, quando alle 13.30 scenderanno in campo allo Stadio Olimpico di Roma contro l’Italia aprendo il programma del Super Saturday che chiude l’edizione 2018 del Sei Nazioni.

La Scozia, con la sconfitta di Dublino, ha dato addio alle residue speranze di titolo, mentre l’Italia insegue ancora una vittoria nel Torneo che manca dal 2015 (allora arrivata al BT Murrayfield nella terza giornata con una meta tecnica che affossò le speranze della Scozia).

Guai, pero’, a pensare che la partita di oggi non sia interessante. Perché se Townsend si presenta a Roma con una squadra finalmente al completo e potendo fare scelte tattiche e non solo dettate dagli infortuni, O’Shea proverà, come detto, a conquistare il suo primo successo da head coach dell’Italia al Sei Nazioni, un successo che darebbe al commissario tecnico la possibilità di lavorare con ancora più serenità.

“Siamo qui per vincere, per essere competitivi in ogni gara. Non siamo ancora al livello dei nostri avversari, ma nemmeno lontani. I progressi che ho visto fare a questo gruppo di atleti nel corso dell’ultimo anno sono importanti, sappiamo che il nostro progetto guarda al futuro, anche oltre i Mondiali del 2019, ma siamo anche consci che il nostro futuro sia sabato contro la Scozia,” ha detto Conor O’Shea durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio quando ha annunciato la formazione.

Inutile sottolineare che l’attenzione di tutti, tifosi e addetti ai lavori, sara’ incentrata sulla terza linea azzurra, su quel Jake Polledri che arriva, finalmente, a vestire l’Azzurro dopo che, inserito nel gruppo da O’Shea, non era riuscito ancora a trovare spazio.

“Abbiamo una nuova opportunità per far acquisire esperienza al gruppo che ha disputato questo Torneo, e di questo abbiamo tenuto conto in sede di selezione. Jake ha avuto un inizio di stagione brillante a Gloucester, arriva su questo palcoscenico un poco in anticipo rispetto ai nostri piani dopo gli infortuni di Giammarioli e Mbandà: la profondità e la competizione interna in terza linea, nel breve e nel lungo termine, sono un aspetto emozionante. Non vedo l’ora di vedere Jake in campo, per lui è una grande chance e la sua energia sarà utile alla squadra.

Se da una lato è comprensibile la pressione dell’ambiente su O’Shea per schierare il talentuoso prospetto di Gloucester (che però, ricordiamolo, è al suo primo anno da protagonista con la maglia dei Cherry and Whites) non va dimenticato che la Scozia, per fare un parallelo, ha preservato il talento di Blair Kinghorn ben oltre le aspettative, facendolo esordire solo quando era pronto.

Il giovane trequarti di Edinburgh Rugby, che può giocare ala e apertura oltre che nel ruolo naturale di estremo, era stato lasciato alla rappresentativa Under 20 anche lo scorso anno e anche Richard Cockerill, suo coach al club, aveva detto in avvio di stagione che doveva ancora crescere.

Oggi Polledri, oltre a dover gestire la pressione che inevitabilmente avrà per il suo debutto, si troverà di fronte John Barclay, capitano della Scozia e uno dei leader del gruppo, di certo non il miglior avversario contro cui esordire.

Le due squadre hanno avuto alti e bassi in questo Torneo ma la Scozia, dopo l’esordio-shock contro il Galles a Cardiff (una delle peggiori partite degli ultimi anni, senza ombra di dubbio) ha saputo riprendersi, battere la Francia e riprendersi la Calcutta Cup dopo dieci anni prima di perdere a Dublino.

Per O’Shea “l’unico momento totalmente negativo di questo Sei Nazioni è stato il primo tempo contro l’Irlanda, quando non siamo riusciti in alcun modo a mettere in campo quanto avevamo preparato. Riuscire a controllare il nostro gioco ed a sfruttare maggiormente i nostri momenti forti nel corso delle partite deve rappresentare il nostro prossimo passo in avanti: sabato, come ho detto alla squadra, ci saranno due, tre momenti in cui avremo l’opportunità di far pendere l’inerzia del match dalla nostra parte e non dovremo lasciarceli sfuggire, perché da quelli dipenderà l’esito del match”.

Difficile dire dove la gara si deciderà, perché davvero mai come quest’anno ogni partita ha fatto storia a sé, ma con la Scozia che sta cercando di trovare un equilibrio perfetto tra fase offensiva (pesanti gli errori commessi settimana scorsa a Dublino, però) e difensiva (ricordiamo, per tutte, la prestazione contro l’Inghilterra) e l’Italia che ha incassato numerose mete ma che è riuscita, nello stesso tempo, a rendersi a tratti anche molto pericolosa in attacco, gli equilibri verranno decisi nei punti d’incontro, nelle fasi statiche e, soprattutto, cercando di concedere meno punizioni possibili agli avversari.

“Ogni partita per noi è una chance per migliorare, per acquisire maggiore fiducia e padronanza nel nostro gioco: vogliamo concentrarci sul tipo di rugby che vogliamo sviluppare, che è un qualcosa che possiamo controllare, che è direttamente dipendente dal nostro approccio sul campo. La cosa che conta è che il nostro lavoro di oggi sia utile per il rugby italiano di domani, ma come ho detto il nostro domani è la partita di sabato,” ha detto O’Shea, mentre Townsend vuole vincere “perchè sarebbe una delusione perdere due gare consecutive, così come perdere l’ultima gara prima di un periodo di pausa dato che non ti darebbe occasione di rifarti a breve.”

Le formazioni

Italia: 15 Matteo Minozzi, 14 Tommaso Benvenuti, 13 Giulio Bisegni, 12 Tommaso Castello, 11 Mattia Bellini, 10 Tommaso Allan, 9 Marcello Violi, 8 Sergio Parisse, 7 Jake Polledri, 6 Sebastian Negri, 5 Dean Budd, 4 Alessandro Zanni, 3 Simone Ferrari, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lovotti
A disposizione: 16 Oliviero Fabiani, 17 Nicola Quaglio, 18 Tiziani Pasquali, 19 Abraham Steyn, 20 Giovanni Licata, 21 Guglielmo Palazzani, 22 Carlo Canna, 23 Jayden Hayward

Scozia: 15 Stuart Hogg, 14 Tommy Seymour, 13 Huw Jones, 12 Nick Grigg, 11 Sean Maitland, 10 Finn Russell, 9 Greig Laidlaw, 8 Ryan Wilson, 7 Hamish Watson, 6 John Barclay (c), 5 Jonny Gray, 4 Tim Swinson, 3 WP Nel, 2 Fraser Brown, 1 Gordon Reid
A disposizione: 16 Stuart McInally, 17 Jamie Bhatti, 18 Zander Fagerson, 19 Richie Gray, 20 David Denton, 21 Ali Price, 22 Pete Horne, 23 Blair Kinghorn

Matteo Mangiarotti

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