Oltre a celebrare Sexton, Murray e Joe Schmidt, questo trionfo lancia una folta pattuglia di giovani talenti
DUBLINO – Fra il primo e il secondo Grande Slam irlandese sono trascorsi 61 anni, fra il secondo e il terzo nove. Anche per questo l’Irlanda spera che il lavoro e i risultati dell’ultimo periodo (come la prima vittoria sugli All Blacks) l’abbiano fatta entrare di diritto nell’Olimpo del rugby.
Il Grande Slam del 2009 aveva consacrato la generazione degli O’s (O’Connell, O’Driscoll, O’Gara), questo invece consegna alla storia Sexton, Murray, O’Mahony, Kearney, Best, O’Brien. Ultimo, ma non meno importante, è Joe Schmidt a essere consacrato da questo successo. Tre Sei Nazioni vinti in cinque anni con un Grande Slam (dopo due Heineken cup consecutive con Leinster) lo consacrano come il miglior allenatore della nazionale verde di sempre.
Dovendo individuare una parola chiave come causa principale del terzo Grande Slam irlandese, questa potrebbe essere abbondanza. Due esempi.
Quando la stagione è iniziata, lo scorso settembre, Jamie Heaslip e Sean O’Brien erano punti fermi della nazionale. Il primo si è ritirato senza giocare un minuto, il secondo non ha mai indossato la maglia verde durante questo Sei Nazioni: stiamo parlando di due Lions, campioni, leader e pilastri inamovibili.
Altro esempio: all’inizio del Sei Nazioni i centri Jared Payne e Garry Ringrose sono infortunati, quindi allo Stade de France va in campo la coppia Henshaw-Aki. Durante la seconda partita contro l’Italia, si infortuna anche Henshaw. Si prova a recuperare Ringrose ma non c’è niente da fare. Joe Schmidt chiama a quel punto Chris Farrell da Munster (numeri alla mano, quinto centro irlandese), che contro il Galles viene eletto migliore in campo.
È indubbio che la nazionale verde in questo momento ha una quantità di talenti mai avuta. Solo così si possono spiegare 11 vittorie consecutive (dall’ultima del Sei Nazioni 2017 a sabato scorso) e il secondo posto del ranking internazionale. Questo è il grande slam di Dan Leavy (23 anni), Garry Ringrose, Jakob Stockdale e Joey Carbery (22), Jordan Larmour (20) e James Ryan (21). Il “veterano” di questo gruppetto è Ringrose, 13 caps in nazionale. Senza contare che accanto a loro ci sono giocatori come Jack Conan (25) e Josh Van Der Flier (24) che hanno giocato poco o niente per infortunio.
Questa pattuglie di giovani talenti ha affiancato l’esperienza di campioni come Murray, Conan, Best, Kearney (gli ultimi due al secondo Grande Slam). Sexton ha segnato tutti i punti del successo di Parigi, compreso il drop da oltre 40 metri. Murray, semplicemente, non ha sbagliato niente per tutto il torneo. Kearney è tornato ai suoi livelli migliori e Best ha guidato la mischia da vero leader.
Alla Coppa del Mondo in Giappone l’Irlanda si presenta con le carte in regola per sfatare il proprio tabù: la qualificazione alle semifinali. Intanto però tutti gli appassionati di rugby irlandesi hanno già segnato sul calendario sabato 17 novembre: quel giorno all’Aviva torneranno gli All Blacks.
di Damiano Vezzosi
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