Verso i Test Match di giugno, abbiamo scelto la formazione che ci piacerebbe vedere in Giappone
Un giugno così non si vedeva da tempo. I test match estivi, quasi per tradizione, sono solitamente i meno seguiti dal pubblico italiano ovale che, fra l’entusiasmo per l’inizio dell’estate, la poca copertura televisiva e mediatica e un calendario che di solito non favorisce gli Azzurri, considera la stagione internazionale sostanzialmente chiusa alla conclusione del Sei Nazioni, per poi ravvivarsi in occasione dei test casalinghi novembrini.
Le due sfide che l’Italia affronterà contro il Giappone questa estate, e prima contro gli Yamaha Jubilo nel test non ufficiale del 2 giugno, hanno invece una importanza fondamentale. L’Italia infatti si ritrova dopo questo Sei Nazioni in una situazione complessa: sebbene in molti, in Italia e fuori, abbiano riconosciuto e apprezzato i miglioramenti della squadra azzurra, altrettanti hanno aspramente criticato una squadra non solo incapace di vincere una partita nel Torneo, ma anche di non essere rimasta all’interno di nessuna, fatta salva l’ultima giornata con la Scozia.
Il non eccellente ruolino di marcia di una vittoria nelle ultime undici partite aggiunge ulteriore pressione allo staff tecnico guidato da Conor O’Shea, che ha bisogno di un tour di successo in Giappone per poter approcciare al meglio l’ultimo anno prima della Rugby World Cup e l’importante test di novembre contro la Georgia. Una pressione aumentata anche da un certo numero di infortuni importanti, che mettono a dura prova le scelte del coach irlandese per giugno, nonostante la incrementata profondità della squadra.
Solitamente, a giugno la nostra nazionale lascia a riposo i senatori, che hanno tanti minuti e chilometri nelle gambe. Quest’anno la situazione dovrebbe essere diverse, per cui Parisse, Ghiraldini e Zanni dovrebbero far parte della compagnia. Il condizionale è d’obbligo soprattutto per quanto riguarda il capitano, ancora in dubbio, mentre le tempistiche della trasferta del tallonatore dipenderanno anche dalle fortune di Tolosa nel Top 14, con la finale prevista per il 2 giugno, data del no-cap test contro gli Yamaha Jubilo.
Ci siamo quindi permessi, in maniera del tutto arbitraria e non richiesta, di selezionare un XV per Conor O’Shea, in vista del giugno internazionale. D’altronde siamo o non siamo una nazione di 60 milioni di Directors of Rugby?
La prima linea
Potremmo dibattere più o meno sul nulla per ore, perché alla fine le conclusioni sono piuttosto semplici e hanno i nomi di Andrea Lovotti e Simone Ferrari. Due scelte che vanno anche oltre le opinioni personali, a ben vedere, perché il piacentino e il milanese sono indiscutibilmente i migliori interpreti del ruolo in Italia al momento. Si può storcere il naso pensando a chi li ha preceduti, oppure si può pensare all’affidabilità che potranno garantire insieme almeno nel prossimo lustro se dovessero continuare a crescere.
Nel Sei Nazioni entrambi sono andati in grossa difficoltà in mischia, ad eccezione della gara contro la Scozia, mentre individualmente Lovotti si è espresso in maniera più costante rispetto a Ferrari, che nell’unica gara davvero positiva – sempre contro la Scozia – ha comunque dimostrato di poter essere un fattore anche in fase offensiva. Alle loro spalle, Quaglio, Zani e Pasquali devono ancora compiere quel salto di qualità necessario per poter dare un reale contributo partendo dalla panchina.
Per la maglia numero due, invece, non ci sentiamo di mettere in discussione un’istituzione come Leonardo Ghiraldini, a cui affidiamo anche la fascia di capitano (poi ci arriviamo, tranquilli). Rispetto a Bigi e Fabiani, il tallonatore del Tolosa garantisce ancora più qualità e consistenza degli altri due, seppur con qualche incertezza in rimessa laterale (e non è solo colpa sua).
Avremo sempre bisogno di giocatori capaci di questi gesti.
Per il ruolo di riserva, invece, le correnti di pensiero da seguire sono due: il talento e la spregiudicatezza di Fabiani o la solidità e la maggiore continuità – ma con meno picchi – di Bigi. Per il momento, scegliamo la seconda, anche perché Ornel Gega è ancora in infermeria.
La seconda linea
È stato uno dei reparti forse più discussi in assoluto durante il Sei Nazioni, poiché Conor O’Shea non si è mai discostato dalla coppia Zanni-Budd nonostante entrambi siano delle terze linee adattate per svariati motivi in un nuovo ruolo, con la conseguenza per esempio di avere poca spinta in mischia cchiusa. Il ritorno in azzurro del friulano non è stata soltanto una mossa romantica, come poteva sembrare all’inizio, ma si è rivelata ben presto una scelta chiave nelle gerarchie del CT irlandese, mentre il capitano del Benetton è diventato sempre di più un riferimento per lo staff tecnico.
Nessuno dei due, a parte qualche guizzo isolato, ha offerto prestazioni indimenticabili, ragion per cui non disdegneremmo qualche cambio per rimescolare un po’ le carte e provare soluzioni diverse. Nella nostra ipotetica rosa non sarebbero presenti comunque seconde linee ‘di peso’ come Fuser, che non sta attraversando un grande periodo, mentre la novità sarebbe rappresentata da Federico Ruzza al posto di Budd. Il padovano è un giocatore dinamico e quasi mai banale nelle scelte offensive, essendo dotato anche di un bagaglio tecnico notevole e di un buon gioco di piedi.
Finora, il classe ’94 ha giocato appena 64′ in 6 cap con la Nazionale, partendo sempre dalla panchina: a nostro avviso, il momento di testarlo in maniera più significativa sembrerebbe essere arrivato. Budd, per il momento, si accomoderebbe in panchina, anche perché chi è uscito meglio dal Sei Nazioni – pur tra molte difficoltà – è stato Zanni.
La terza linea
Può sembrare irrispettoso, provocatorio e iconoclasta, ma dietro la nostra personale scelta di lasciare in panchina Sergio Parisse non c’è l’intenzione di ‘bocciare’ il capitano dopo un Sei Nazioni scialbo e ricco di errori, oppure la necessità di proporre un cambiamento a tutti i costi. C’è soltanto la curiosità nel vedere da subito la terza linea del futuro, intrigante ed eccitante per nomi, caratteristiche tecniche e data di nascita. Sebastian Negri, Jake Polledri e Giovanni Licata possono formare il terzetto ideale azzurro per i prossimi dieci anni, ma perché non cominciare a sperimentare subito?
Insieme a Minozzi, Negri è stato il miglior italiano dell’ultimo Sei Nazioni per continuità e impatto in un contesto di altissimo livello; Polledri, probabilmente, lo sarebbe stato se fosse stato coinvolto fin dall’inizio, mentre Licata non ha avuto modo di mettersi in mostra nei due spezzoni di partita giocati, ma sarebbe partito titolare al posto di Negri contro l’Inghilterra se non fosse stato fermato da un problema alla schiena. Il siciliano, in ogni caso, può essere considerato il talento azzurro più promettente delle ultime annate tra quelli cresciuti in Italia: sul suo sviluppo a livello internazionale, al momento, ci sono pochi dubbi considerando le basi da cui può partire il 21enne delle Fiamme Oro.
Forse siamo contagiati dall’entusiasmo per dei giovani così affascinanti rugbisticamente, o siamo ancora inebriati dalle giocate di Negri e Polledri delle scorse settimane, ma a nostro avviso l’azzardo non sarebbe così insensato, seppur si perderebbe molto in leadership perlomeno dall’inizio. Se qualcosa dovesse andare storto, poi, dalla panchina entrerebbe comunque Sergio Parisse: per i giapponesi non sarebbe un bel vedere.
La linea mediana
Per la maglia numero 9 non ci sono molte discussioni: Marcello Violi rimane il titolare di questa squadra. Alle Zebre Palazzani e Raffaele sono alternative ben lontane nell’ordine gerarchico, probabilmente anche fuori dal terzetto dei mediani che saranno convocati. A Treviso, escludendo Bronzini, da valutare le condizioni di Edoardo Gori, attualmente infortunato. Dietro Violi potrebbe dare minuti di esperienza e qualità Tito Tebaldi, che spesso ben figura nei ranghi del Benetton, anche se spesso alterna una giocata di gran classe a qualche errore di troppo. Passando all’apertura, invece, le cose si fanno più complesse.
Tommaso Allan ha giocato un buon Sei Nazioni, specie nelle due partite casalinghe, stupendo i più che lo hanno visto non sempre fra le prime scelte a Treviso. Rispetto a Carlo Canna, Allan ha dalla sua un maggior ordine tattico e una maggiore attitudine al placcaggio, mentre l’apertura delle Zebre è un nocchiere dai lampi di classe talvolta folgoranti, che tende a far passare il gioco dalle proprie mani, spesso attaccando in prima persona.
Non dobbiamo dimenticare di cosa è capace Carlo Canna.
Per il gioco di O’Shea, fatto molto di aggiramenti della linea avversaria con palloni spostati al largo, forse Allan è più adatto. Ma a giugno ci piacerebbe rivedere la creatività e la verve di Canna, specie se ci sarà bisogno di un comandante in più sul campo per trascinare la squadra.
I centri
Non ce ne vogliano Tommaso Boni e Giulio Bisegni, ma a parità di salute fisica la maglia numero 13 degli Azzurri è cucita sulle spalle di Michele Campagnaro. Il centro di Exeter dovrebbe tornare sul campo per aiutare il proprio club nel corso della postseason del campionato inglese, mettendo quindi quel po’ di minuti nelle gambe indispensabili per arrivare a giugno e affrontare al meglio la linea arretrata giapponese.
Campagnaro potrebbe portare, oltre che alle sue innate doti di attaccante letale, un po’ di solidità difensiva in un canale, quello fra centro e ala, che è stato spesso l’anello debole del sistema difensivo azzurro nello scorso Sei Nazioni. Più complesso il discorso per quanto riguarda la maglia numero 12.
Abbiamo scelto di darla a Luca Morisi, giocatore sfortunato dal punto di vista degli infortuni che ne hanno minato finora il cammino, ma che dal punto di vista del talento rappresenta uno dei giocatori più completi che ha l’Italia nel ruolo, abbinando il physique du role a qualità di distribuzione notevoli.
In alternativa, sono sempre state degne di nota fino ad adesso le prestazioni di Tommaso Castello, giocatore più monodimensionale rispetto a Morisi, ma la cui continuità in attacco e in difesa è qualcosa di difficilmente rinunciabile. Per lui, però, non c’è posto in panchina, dove servono giocatori che possano coprire diversi ruoli.
Triangolo allargato
Chiariamo subito: se siete andati fino in fondo all’articolo e avete sbirciato la nostra formazione al completo, sapete già che abbiamo scelto Jayden Hayward come estremo, dirottando Matteo Minozzi all’ala. Nel migliore dei mondi possibili, la nostra opinione è che Matteo Minozzi si esprima al meglio come numero 15, un ruolo dove ha la possibilità di inventare e attaccare con i due lati del campo a disposizione, togliendogli al contempo la durezza del lavoro difensivo più fisico che deve fare un’ala.
Gli infortuni e le prestazioni dei suoi compagni di squadra, però, ci hanno convinto a dirottarlo a numero 11, dove può comunque mettersi in mostra con quelle azioni da finisher puro esemplificate dalla meta contro il Galles. Con Benvenuti insufficiente nel Sei Nazioni, Sarto ed Esposito fuori, ancora acerbo il pur promettente Sperandio, la maglia è sua. Al suo fianco, Jayden Hayward può disimpegnarsi con sicurezza nel ruolo di estremo, come già visto in occasione dei test dello scorso novembre.
Anche Hayward, del resto, se la cava con cambi di direzione e robe del genere.
La maglia numero 14 dovrebbe essere appannaggio di Mattia Bellini, anche se non c’è da dimenticare il possibile apporto di Giovanbattista Venditti, ancor prima che dal punto di vista tecnico da quello di talismano azzurro, presente in tutti i recenti successi dell’Italia ovale. E di qualcuno che porti un po’ bene all’Italia ne abbiamo bisogno. Nonostante questo, abbiamo scelto di affidare la maglia numero 23, quella di utility back, a Giulio Bisegni, centro che si è anche ben disimpegnato all’ala in avvio di stagione con le Zebre.
L’Italia di On Rugby: 15 Jayden Hayward, 14 Mattia Bellini, 13 Michele Campagnaro, 12 Luca Morisi, 11 Matteo Minozzi, 10 Carlo Canna, 9 Marcello Violi, 8 Giovanni Licata, 7 Jake Polledri, 6 Sebastian Negri, 5 Federico Ruzza, 4 Alessandro Zanni, 3 Simone Ferrari, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lovotti
A disposizione: 16 Luca Bigi, 17 Nicola Quaglio, 18 Tommaso Pasquali, 19 Dean Budd, 20 Sergio Parisse, 21 Tito Tebaldi, 22 Tommaso Allan, 23 Giulio Bisegni
Lorenzo Calamai
Daniele Pansardi
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