Mancava solo la certezza matematica, dopo un campionato dominato fin dall’inizio
Il Bristol ha aritmeticamente conquistato la promozione in Premiership nell’ultimo turno giocato del Championship. Dopo un anno in seconda divisione, dunque, il club del sud ovest inglese torna subito nel massimo campionato nazionale, ottenendo la certezza matematica con due partite di anticipo sul calendario grazie alla vittoria sul Nottingham per 17-60.
In venti partite Bristol ha raccolto ben 93 punti, vincendo diciannove incontri e perdendone soltanto uno, e distanziando la seconda in classifica (gli Ealing Trailfinders) di diciotto lunghezze. Sul dominio di Bristol in campionato, del resto, c’erano ben pochi dubbi, anche solo guardando la composizione della rosa e dello staff tecnico, guidato da quel Pat Lam capace di portare Connacht al trionfo nel Pro12 2015/2016.
Il neozelandese, infatti, può contare su giocatori di spessore internazionale come Ian Madigan, ex Leinster e Bordeaux con 30 presenze con l’Irlanda, l’estremo australiano Luke Morahan (3 cap con i Wallabies), il mediano di mischia Rhodri Williams (3 cap con il Galles), il 14 volte All Blacks Steven Luatua, i nazionali tongani Siale Piutau e Soane Tongauiha e i samoani Jack Lam (cugino dell’allenatore) e Tusi Pisi.
La storia del Bristol negli ultimi anni è stata piuttosto unica nel suo genere. Tra il 2010 e il 2016, prima che venissero eliminati i playoff promozione dal Championship, il club ha vinto in cinque occasioni la regular season, perdendo tre volte la finale (2010, 2014, 2015) e una volta la semifinale (2012).
Dopo essere stato finalmente promosso in Premiership nel 2016, battendo Doncaster nel doppio confronto, Bristol è mestamente tornato in Championship nella scorsa stagione al termine di un campionato davvero negativo, in cui la prima vittoria è arrivata soltanto il 23 dicembre (all’undicesima giornata) e la retrocessione non era mai stata in discussione.
In vista del ritorno in Premiership, la società si è già mossa sul mercato per garantire una squadra più competitiva rispetto al disastroso 2016/2017, assicurandosi un giocatore di altissimo livello come Charles Piutau (16 cap con gli All Blacks) e un pilone di grande esperienza come John Afoa (anche lui ex All Black, 36 presenze).
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