Quattro giocatori da seguire nelle semifinali di Champions Cup

In ogni squadra ci sono giocatori particolari e fondamentali, anche se meno celebrati. Ne abbiamo selezionati alcuni

munster leicester champions cup rugby

ph. Reuters

Il rugby è lo sport di squadra per eccellenza: tutti sono utili e nessuno è indispensabile. Posta questa legge come regola numero zero, dobbiamo ammettere che, arrivati ad un livello di rarefazione del talento e delle abilità così alto come quello delle semifinali di Champions Cup, ogni individualità dà il proprio contributo particolare alla propria squadra.

È facile individuare la stella, o i principali interpreti, di ogni club. Leinster ha Johnny Sexton, uno dei più grandi interpreti del ruolo di numero 10 della sua generazione, così come Conor Murray lo è a mediano di mischia, militando nel Munster. Ci sono Leigh Halfpenny negli Scarlets e Daniel Carter, Pat Lambie e Leone Nakarawa nel Racing 92.

Ogni squadra, però, fra le quattro del lotto delle semifinali, ha anche dei giocatori particolari e fondamentali: giocatori che non fanno parte della cronaca della palla ovale internazionale, che vivono la maggior parte della carriera, almeno fino ad ora, nella penombra, limitandosi a ritagliarsi un ruolo importante nelle rispettive squadre di club, manovalanza specializzata del gioco del rugby.

Eppure proprio questi sono i giocatori che possono decidere una semifinale europea, con il loro speciale contributo, e portare la propria squadra fino a Bilbao, a disputare la finale per salire sul tetto d’Europa. Eccone quattro, uno per ogni squadra.

Scarlets: Tadhg Beirne

“Consegnava pizze cercando di far decollare la propria carriera rugbystica e noi eravamo probabilmente la sua ultima chance. Avevamo praticamente già formato la squadra. Avevamo un posto libero e non molto budget. Cercavamo un diamante grezzo, ed è esattamento quello che si è dimostrato essere. Se date un’occhiata alla mia carriera, lui è sicuramente il mio miglior acquisto.”

Le parole sono di Wayne Pivac, head coach degli Scarlets, a proposito di Tadhg Beirne, il diamante grezzo del pacchetto di mischia che in due anni a Llanelli ha saputo rivoluzionare la propria carriera. Nel 2016, infatti, Leinster lo scarta dopo avergli concesso quattro apparizioni in scampoli di partita in seconda linea, in un periodo funestato da infortuni per Beirne e nel contempo ricco di talenti emergenti per la franchigia dublinese. Il giocatore sta per rinunciare alla palla ovale per completare gli studi universitari, quando gli Scarlets si fanno sentire: hanno bisogno di una seconda linea che possa giocare anche in terza, occasionalmente.

“Uno shock culturale” ha definito il giocatore spostarsi da Dublino al Galles occidentale, ma in sole due stagioni Beirne si è affermato come uno dei titolari su cui si fonda il successo della franchigia di Llanelli. Secondo i dati Opta è il miglior rubapalloni della Champions Cup, con 14 turnovers ottenuti, e del Pro14, dove con 37 turnovers stacca il più immediato inseguitore di 15 lunghezze.

E tutto questo nonostante le dimensioni fisiche non siano quelle tipiche del cacciatore di palloni, visto che l’irlandese degli Scarlets arriva vicino ai due metri di altezza. La forza nella parte superiore del corpo, però, è eccezionale: una volta che Beirne ha messo le mani sul pallone è davvero difficile che i sostegni del portatore riescano a essere efficaci.

Se pensate che la miglior partita stagionale Beirne l’abbia offerta nella cruciale vittoria degli Scarlets per qualificarsi ai quarti al Recreation Ground di Bath, quando non solo finì per essere il miglior placcatore in campo, ma anche per segnare una meta permettendosi di bruciare con un sidestep nientemeno che Anthony Watson, significa che vi siete distratti durante il quarto di finale contro La Rochelle.

In quell’occasione Beirne ha da solo distrutto una delle armi più pericolose dei francesi, la maul da rimessa laterale, riuscendo a filtrare e a mettere le mani sul pallone in una miriade di occasioni. A suo nome si contano anche due dei soliti turnovers e una touche rubata in un momento decisivo del match.

Tra i candidati al premio di European Player of the Year, il 24enne rientrerà in Irlanda il prossimo anno, stavolta a Munster, rendendosi disponibile come lteriore arma anche per la nazionale in verde. Prima però, la possibilità di concedersi una piccola rivincita personale contro la squadra che lo ha scartato.

Leinster: Isa Nacewa

There and back again scriveva Bilbo Baggins, un Isa Nacewa più basso e con i piedi più pelosi. Il 25 maggio del 2013, infatti, Nacewa alzava il suo quinto trofeo con la maglia di Leinster, il Pro12 di quell’anno, prima di ritirarsi dal rugby e tornare in Nuova Zelanda, dove sarebbe diventato un commentatore televisivo e un assistente ai Blues. Dopo due anni, però, il richiamo della palla ovale si faceva troppo forte: ad aprile del 2015 Nacewa tornava ad allenarsi con il suo amato Leinster.

Oggi, mentre si avvicina ai 36 anni, è il capitano della squadra di Dublino che si avvicina alla semifinale del trofeo più importante della stagione con i favori del pronostico e la voglia di tornare a quel 2012 che lo vide alzare la Heineken Cup con la maglia del Leinster.

Per ragioni mai meglio chiarite, Nacewa non ha mai voluto dar seguito al singolo cap vinto con le Fiji ai mondiali 2003, e anzi richiese più volte alla federazione internazionale di annullare quella presenza e di renderlo eleggibile per la Nuova Zelanda. Dal 2008, una carriera in Europa che lo ha visto raggiungere tutti i traguardi possibili con il Leinster e divenire una delle punte di diamante del club.

A suo dire, i due anni di stop sono la ragione della sua freschezza e longevità. Dal suo ritorno, Nacewa riveste un ruolo di anziano saggio e guida per lo spogliatoio dei dublinesi, con la fronte segnata da qualche ruga in più e i capelli mori un po’ più radi rispetto alla folta chioma, sempre pettinata all’indietro, che lo contraddistingueva una volta.

Il giovane Ringrose, con cui ha diviso la cerniera dei centri in occasione del big match contro i Saracens, lo racconta così: “Mi sento incredibilmente fortunato a giocare in squadra con qualcuno come Isa. Porta una grande intensità, ma anche una calma rilassata quando le cose si fanno difficili.”

Proprio contro i Saracens, Nacewa ha dato prova della sua leadership con una partita eccellente in un ruolo non particolarmente proprio, quello di primo centro. In stagione, ha saputo navigare diversi ruoli: in Champions Cup, ad esempio, ha guidato la squadra alla vittoria da numero 10 contro Exeter nel match più insidioso della stagione europea, quando Sexton è uscito per infortunio al quarto minuto, seguito dal suo sostituto Ross Byrne due minuti dopo.

Sabato, con il ritorno di Robbie Henshaw, Nacewa non sarà mantenuto primo centro e dovrà spostarsi all’esterno per coprire il ruolo di ala lasciato scoperto da James Lowe, che non potrà essere della partita a causa del limite al numero di giocatori non europei che è possibile schierare in Champions Cup.

Secondo Shane Williams, che ha parlato dalla sua column su The Rugby Paper,gli Scarlets dovrebbero cercare di attaccare Nacewa, isolandolo e facendogli sentire tutto il peso dei suoi 35 anni. Forse Isa Nacewa non sarà più il giocatore che semina quattro avversari e segna una meta in assolo per conquistare la finale, ma non è cosa oculata scommettere contro chi, su un campo da rugby, le ha viste davvero tutte.

Munster: Rory Scannell

Attraversando l’Irlanda, c’è un altro numero 12 che ha conosciuto una stagione davvero importante, seppure senza rappresentare la nazionale nel recente Grande Slam. Si tratta di Rory Scannell, 24enne pedina importante della squadra di Munster per la sua completezza in mezzo al campo.

Il giocatore più utilizzato in termini di minutaggio dell’intera extended squad della nazionale irlandese, e il terzo della squadra di Limerick, Scannell ha costituito una certezza importante per la provincia di Munster in un anno dove i problemi nella linea arretrata e in particolar modo fra i centri si sono regolarmente susseguiti: il sudafricano Jaco Taute è un lungodegente di vecchia data, Chris Farrell si è infortunato giocando con l’Irlanda a novembre e Tyler Bleyendaal, che avrebbe potuto dare minuti da primo centro, è ancora alle prese con un infortunio al collo che sembra non guarire mai.

Primo centro con buone qualità di distribuzione, tanto da valergli anche qualche presenza da apertura per Munster, Scannell abbina a queste caratteristiche una solidità fisica che lo rende un tassello importante per il gioco verticale che caratterizza la squadra di van Graan.

Nel quarto di finale contro Tolone, di fronte a nomi come Ma’a Nonu e Malakai Fekitoa, Rory Scannell si è battuto più che alla pari, risultando alla fine il migliore dei centri in campo quel giorno. Scannell è uno di quei giocatori che ogni allenatore vorrebbe dalla propria parte: solido, continuo, amante delle cose semplici (quasi sempre). Fa benissimo due cose: guadagnare la linea del vantaggio e difendere, sembra poco?

Contro Tolone è stato il secondo portatore di palla per numero di cariche dietro a CJ Stander, combinando le 10 cariche con altrettanti placcaggi, senza nessun errore. Ma più che la statistica pura quello che interessa è la qualità di Scannell nella lettura del comportamento degli avversari, abilità che lo induce a commettere davvero pochi errori e a farsi trovare puntuale e pronto nella salita.

Per lui e per Sammy Arnold sarà un’altra giornata di lavoro contro la potenza della linea arretrata, e soprattutto dei centri, del Racing 92. Munster, però, almeno là in mezzo può dormire sonni tranquilli, in attesa che la grande stagione di Scannell venga premiata anche da Joe Schmidt.

Racing 92: Marc Andreu

“Abbiamo le idee piuttosto chiare per tredici dei quindici titolari – ha detto in settimana uno dei due Laurent che allenano il Racing 92, Laurent Labit – Sono quelli che erano a riposo a Parigi. A Tolosa, alcuni giocatori dovevano dimostrare qualcosa. Alcuni lo hanno fatto. Altri no.”

Contro lo Stade Toulousain, domenica, il Racing 92 ha salutato il secondo posto in classifica e la qualificazione diretta alle semifinali di Top 14 subendo una sconfitta piuttosto pesante, 42 a 27, segnando tre mete quando oramai la partita si era conclusa da un pezzo.

Chissà in quale gruppo sta, se fra coloro che sono riusciti a dimostrare il loro valore o meno, Juan Imhoff. L’ala argentina è infatti in queste ore al centro di un ballottaggio che lo vede giocarsi la maglia da titolare con l’eroe del quarto di finale tutto francese Marc Andreu.

Il giocatore rosarino ha vissuto una stagione travagliata, fra infortuni disciplinari (ha ricevuto il suo primo cartellino rosso in carriera) e prestazione al di sotto del par a cui ha abituato i tifosi dei ciel-et-blanc. Domenica contro Tolosa partiva titolare con la maglia numero 15 e, dopo una partita difficile, si è reso protagonista di una meta e di un assist, dando vita alla meta di Rokocoko. Quello che ha impressionato in negativo, però, è stato lo sprint con il quale ha provato ad involarsi verso la meta avversaria in occasione di un intercetto nei propri ventidue: Gael Fickou non gli ha lasciato scampo, rimontandolo in men che non si dica. Una sfida in velocità che l’argentino non avrebbe perso solamente dodici mesi fa.

Dall’altra parte c’è il talismano Andreu, il funambolo che ha fatto la fortuna del Racing 92 con le sue 9 mete in 10 apparizioni. Labit e Travers sembrano intenzionati a regalargli la titolarità anche in questa semifinale. I suoi appoggi rapidi, la sua capacità di essere sgusciante e di uscire sempre e comunque in maniera efficace dal frontale sono un toccasana per l’attacco del Racing, che spesso si rifugia nelle cariche frontali e in un approccio fisico all’azione offensiva che però può essere pareggiato dalla squadra in difesa. Andreu, invece, scatta, sguscia, elude e serpeggia nella difesa avversaria.

A 32 anni e una carriera ormai segnata, Andreu cerca l’ultimo riscatto prima di portare i suoi talenti verso Tolone, dove verosimilmente lo aspetta una carriera da sostituto di lusso degli assi di Boudjellal. Portare un ultimo successo, quello che manca nel palmares suo e del club, per celebrare i 5 anni passati insieme: un matrimonio non sempre felice, ma che ha sempre fatto divertire il pubblico.

Lorenzo Calamai

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