Un’apertura sul derby: intervista doppia a Carlo Canna e Tommaso Allan

Alla vigilia di Benetton-Zebre, i due numeri 10 ci raccontano la loro stagione, le loro ispirazioni e anche un po’ di extra campo

ph. Sebastiano Pessina

La maglia numero 10 come una seconda pelle. Il brivido di saper dominare le proprie emozioni cercando sempre di optare per la scelta giusta, per la squadra in primis e per se stessi. Cose che solo i mediani di apertura possono a volte capire.

La cabina di comando come habitat naturale di un regista che deve scrivere un copione diverso ogni volta. Carlo Canna e Tommaso Allan – rispettivamente alle Zebre e al Benetton Treviso – ci stanno riuscendo in una stagione sicuramente di svolta per le franchigie italiane. Li abbiamo intervistati, alla vigilia del terzo derby tricolore di quest’anno nel Pro14.

Carlo, Tommaso, per entrambe le vostre franchigie è arrivato il record di vittorie: come giudicate la stagione?
Carlo Canna: la stagione è sicuramente positiva. Venivamo da un cambio di allenatore e penso che sul campo abbiamo risposto alla grande. Potevamo fare anche qualcosa in più in alcune partite dove siamo arrivati a giocarcela sino all’ultimo, ciò che Treviso invece è riuscita a fare. Complessivamente comunque, direi che ci siamo.
Tommaso Allan: È andata molto bene. Ci sono stati molti momenti vincenti, nella nostra stagione. Ora c’è la volontà di finire al meglio davanti ai nostri tifosi.

Sarà il terzo confronto tra Benetton e Zebre in quest’anno, che partita dobbiamo attenderci: ricalcherà uno dei due atti già giocati o si scriverà un nuovo terzo capitolo?
CC: spero innanzitutto che sia un match dove si giochi bene a rugby. È una sfida di fine stagione, ma dal canto nostro abbiamo motivazioni alte. Vogliamo dare seguito agli ultimi risultati e anche loro vorranno fare bene, pur essendo praticamente fuori dalla corsa Champions. Quest’anno, in casa, hanno sempre espresso un livello alto ad eccezione della sfida contro Leinster, con i quali però si sono rifatti in trasferta.
TA: un derby è sempre un derby. Ci sarà emozione e inoltre sarà un’occasione per vedere impegnati molti giocatori che poi saranno in nazionale. Vogliamo metterci del nostro provando a seguire i dettami di una partita normale: rimanere all’interno delle strutture di gioco e seguire un game plan che li metta sotto pressione.

I coach Crowley e Bradley, assieme ai loro staff, hanno portato grande organizzazione e trovato la ricetta giusta per far rendere al meglio le vostre squadre. Mi raccontate un pregio di tutti e due o una cosa che vi ha colpito?
CC: Bradley ha portato una struttura totalmente diversa rispetto agli anni passati. Capire il suo lavoro non è stato facile all’inizio, ma lui ha sempre creduto e ha spinto anche noi a farlo. I risultati di quest’anno sono sotto gli occhi di tutti.
TA: Crowley ha una conoscenza ampia del rugby e il livello della sua intelligenza rugbistica è molto alto. Riesce a trasmetterla in campo sempre: sia durante la partita sia durante gli allenamenti. Inoltre, è uno che lavora molto sullo specifico e questo ci ha aiutato.

Da mediani di apertura vi esalta di più una giocata al piede, alla mano o un placcaggio in fase difensiva?
CC: una giocata alla mano, perchè fa più parte del mio gioco. Mi piace, anche se so che a volte esagero, quando magari la faccio nei nostri 22. Ma sono fatto così e non voglio snaturarmi.
TA: una giocata alla mano, perché è la cosa che “concretizza” maggiormente il lavoro settimanale. Si prova soddisfazione a servire un compagno che poi trova il buco per andare oltre.

Cosa ruberesti all’altro?
CC: sicuramente la sua professionalità, perchè la vedo quando lavoriamo insieme. Tommaso, poi, ha grande  freddezza e sa gestire le emozioni.
TA: l’imprevedibilità. È un’apertura difficile da leggere. Tiene sempre la difesa avversaria sull’attenti.

C’è un numero 10, attuale o del passato, che vi ha ispirato?
CC: quello che mi ispira è Stephen Larkham, per il suo gioco e le sue movenze. Attualmente penso che Sexton sia il migliore.
TA: quelli che hanno segnato la mia passione sono stati Johnny Wilkinson e Dan Carter. Al momento invece, ti dico Sexton: gioca bene ed è fortissimo, sia sul gioco tattico sia nelle scelte in attacco.

Fuori dal campo invece, come vi piace trascorrere il vostro tempo?
CC: amo stare con la mia ragazza, ma anche con i ragazzi delle Zebre con cui spesso passiamo il tempo giocando alla PlayStation.
TA: mi piace giocare a golf e fare qualche giro nel centro di Treviso con la mia famiglia. Inoltre sto studiando in università alla facoltà di business e marketing. Mi piace e mi aiuta a staccare dal rugby.

Facciamo un’incursione nel “pianeta azzurro”. Siete stati e sarete compagni a breve in nazionale: come vivete il vostro rapporto considerando che ci deve essere una naturale rivalità per il posto da apertura?
CC: la rivalità ci fa bene e ci spinge a dare del nostro meglio. L’anno scorso ero più io il titolare, mentre quest’anno lo è di più lui. Ognuno invoglia l’altro a dare il proprio meglio per la maglia dell’Italia.
TA: siamo compagni e amici, ma è normale che fra di noi ci sia una sana competizione. Se la squadra vuole migliorare, questo non può che esser un bene. Viviamo questa situazione tranquillamente e con molto rispetto.

Manda un messaggio all’altro in vista del derby
CC: lo aspetto. Spero che sia titolare. Per ottanta minuti saremo avversari, ma poi saremo compagni in nazionale.
TA: gli farei un in bocca al lupo dicendogli però di stare attento al suo canale in difesa e di non giocare troppo bene quando ha la palla in mano.

di Michele Cassano

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