Il “trasloco” dall’emisfero Sud all’Europa potrebbe non fermarsi solo a Cheetahs e Kings
Le voci su una possibile ed’ulteriore espansione del Pro14 in Sudafrica tornano ad essere insistenti. Alcuni media esteri hanno riportato indiscrezioni secondo cui un certo numero di squadre potrebbe compiere lo stesso percorso dei Cheetahs e dei Kings, le due franchigie della Rainbow Nation escluse dal Super Rugby e approdate nell’Emisfero Nord la scorsa estate al fianco dei team irlandesi, gallesi, scozzesi e italiani.
Il primo a rilanciare quest’ipotesi è stato il Wales Online. Secondo il quotidiano gallese, tre franchigie sudafricane entrerebbero a far parte del torneo a partire dalla stagione 2019/2020: gli Sharks sarebbero i più propensi a lasciare il Super Rugby seguiti da Lions e Stormers, citate come le squadre che con più probabilità potrebbero accordarsi alla franchigia di Durban.
Il Sudafrica, sempre secondo il Wales Online, non vedrebbe più di buon occhio l’attuale Super Rugby, sia per i differenti fusi orari sia per le composizioni delle attuali Conference, a suo dire sbilanciate. Inoltre, la Federazione auspica che con il trasferimento di altre squadre nel Pro14 si possa interrompere l’emorragia di partenze dei propri giocatori verso l’Europa, allettato da stipendi maggiormente remunerativi.
Lunedì, invece, è stato l’Irish Times a pubblicare un articolo con alcuni possibili dettagli sul nuovo allargamento del torneo. Il quotidiano irlandese di fatto conferma la tesi del Wales Online secondo cui gli Sharks entrerebbero nel Pro14 a partire dal 2019, ma solo insieme ad una seconda squadra (una tra Bulls, Lions e Stormers); dal 2020/2021, poi, le franchigie in totale diventerebbero cinque, poiché si aggiungerebbe al lotto una terza squadra.
Entrambe le versioni, invece, concordano sull’eventuale ritorno economico positivo per il Pro14 qualora questo piano espansionistico dovesse effettivamente concretizzarsi – e Cheetahs e Kings hanno già portato, secondo il Wales Online, almeno 500mila sterline nelle casse di ogni squadra.
Martin Anayi, CEO della competizione, del resto ha tra gli obiettivi proprio l’aumento dei ricavi legati al torneo, un’operazione che l’amministratore delegato sta già conducendo con un buon successo visto il nuovo accordo siglato con Premier Sports per la trasmissione (in Irlanda del Nord, Galles e Scozia) delle partite dal prossimo anno.
Gli introiti derivanti dai diritti tv, infatti, sono aumentati da 13,5 milioni ai circa 25 milioni di sterline con il nuovo broadcaster. Un altro dettaglio di notevole rilevanza, riportato da Wales Online e Irish Times, è che al momento della firma del contratto triennale con Premier Sports l’imminente ingresso di nuove squadre sudafricane è stato preso in considerazione dalle parti, a testimonianza di discorsi già piuttosto avviati.
Il Super Rugby e la risposta della SANZAAR
Entrambi i quotidiani, inoltre, collegano la volontà della Federazione sudafricana di spostare le proprie franchigie in Europa con il documento della SANZAAR (il governo sudafricano, neozelandese, australiano e argentino a capo di Super Rugby e Rugby Championship) in cui si fa riferimento alle possibilità di espandere il Super Rugby negli Stati Uniti. Il progetto denominato “SANZAAR 2030 Strategy”, dunque, sarebbe consequenziale alla possibile uscita del Sudafrica dal Super Rugby.
Intanto, la SANZAAR ha ribadito con un comunicato ufficiale che la confederazione è nel mezzo di una revisione strategica per definire il futuro del Super Rugby e del Rugby Championship. “Il fine ultimo è di produrre un piano d’azione per i formati delle competizioni fino al 2030 – ha dichiarato il CEO Andy Marinos – […] Le Federazioni si sono impegnate pienamente in questa strategia e nella loro futura partecipazione. Qualsiasi discussione su una modifica delle relazioni tra gli stakeholder e il ritiro dei soci, la creazione di nuovi team in nuovi mercati e di competizioni tra Australia e Nuova Zelanda (“trans-Tasman competitions) è una speculazione non comprovata e semplicemente falsa”.
Parlando poi del documento relativo all’espansione negli Stati Uniti, svelato dal Sydney Morning Herald, Marinos ha dichiarato che “è molto deludente che alcuni aspetti del lavoro iniziale, in termini di potenziali nuovi formati, siano stati estrapolati dal loro contesto e diffusi al pubblico”.
“Potenziali aperture a nuovi mercati, per esempio, non dovrebbe essere confusa con il mero incremento di squadre. Siamo già al punto in cui abbiamo portato il nostro prodotto in nuovi mercati; le sfide giocate a Singapore, Hong Kong, Fiji e Samoa sono degli esempi in questo senso”.
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