A 30 anni il seconda linea dei ciel et blanc ha vissuto un’altra straordinaria stagione, che lo ha consacrato fra i migliori al mondo
Mancano due minuti alla fine del primo tempo. Il pallone vola alto e cade in perpendicolare verso Dan Norton, che non riesce a controllarlo. Non avrà una seconda possibilità, perché nel frattempo vola sopra di lui a recuperare l’ovale Semi Kunatani, che una volta placcato lo offre a Leone Nakarawa, con la maglia numero 5 anche quando gioca per la nazionale a sette delle Fiji.
Nakarawa allunga la falcata e per i britannici non c’è nulla da fare: è la quarta meta dei figiani nella sola prima frazione, mentre gli avversari sono rimasti a zero. La finale olimpica è praticamente decisa.
Era l’estate di due anni fa, l’estate delle Olimpiadi di Rio de Janeiro e della prima medaglia nella storia delle Fiji, arrivata grazie al valore della propria nazionale di rugby a sette, disciplina introdotta per la prima volta nella storia dei Giochi.
Fuga per l’ovale
Una medaglia che a Leone Nakarawa, una delle stelle del rugby union prestate alla rassegna olimpica a sette, è valsa l’investitura a ufficiale dell’Ordine delle Fiji, la più alta onorificenza concessa dalla repubblica. Dai suoi due metri di altezza, Nakarawa si è dovuto inginocchiare, per necessità fisiche e non di cerimoniale, davanti all’ex maggiore generale dell’esercito divenuto presidente Jioji Konrote per farsi appuntare la seconda medaglia dell’estate 2016.
Eppure non sempre l’esercito figiano ha avuto un trattamento di riguardo con Nakarawa. Nel 2013, quando il giocatore lascia le isole per trasferirsi a Glasgow, viene richiamato in patria. È ancora formalmente un militare, sebbene si sia ormai dedicato esclusivamente alla palla ovale e, dice l’esercito, deve tornare a firmare i documenti per il suo congedo.
Quando però torna a Suva lo aspetta una sorpresa: viene confinato per tre settimane in caserma, praticamente agli arresti, come se avesse disertato. La situazione si sblocca solo con una trama da Fuga per la vittoria in chiave ovale: “Noi dovremmo giocare i playoff per lo scudetto – gli dicono i responsabili della squadra dell’esercito – gioca con noi, facci vincere la partita e ti lasciamo partire.”
Sarà quella solo la prima di una serie di prestazioni da migliore in campo che hanno visto la sua carriera decollare vincendo il titolo celtico del 2015 con i Warriors, e disputando poi una grande Rugby World Cup in Inghilterra e le Olimpiadi di Rio prima di passare nel Top 14, con la maglia del Racing 92.
Quest’anno il seconda linea ha offerto una stagione ulteriormente straordinaria: in Champions Cup è l’unico ad aver giocato tutti i 640 minuti disputati fino a questo momento, e domina la classifica degli offload, specialità della casa, con otto lunghezze di vantaggio sul secondo, 20 a 12. Di lui il suo ex allenatore Gregor Townsend diceva: “Leone non è mai stanco, mai infortunato ed è sempre umile.”
Contro la razionalità
In una vecchia intervista a Rugby World, che lo indicava sul podio fra i 100 giocatori migliori al mondo, Nakarawa raccontava come aveva sviluppato quell’istinto al riciclo improbabile, al colpo di genio nell’arte della continuità, con diversi avversari vivi e resistenti aggrappati al corpo e alla maglia: “Quando eravamo piccoli giocavamo nel fiume, con l’acqua che ci arrivava fino al petto oppure al collo, quindi dovevamo passarci il pallone da sopra la testa.”
Assurdo pensare che fino a 18 anni Nakarawa al massimo il rugby lo giocava appunto con gli amici, su campi improvvisati. Mai preso sul serio lo sport, i genitori preferivano che studiasse. Dodici anni dopo, è fra i candidati a European Player of the Year. Dicono che abbia una grande capacità di rimanere spensierato fino a un istante prima della partita, ma che al contempo non voglia distrazioni, tanto che ha chiesto alla sua famiglia di non andare a fargli visita durante la stagione sportiva.
Unico avanti fra i cinque migliori giocatori della competizione europea per difensori battuti, Nakarawa è uno dei pochi all-around della palla ovale, un raro esempio di tuttofare dalle mille capacità fisiche, atletiche e tecniche. Una seconda linea sui generis non costruita per fare legna, ma per essere il giocatore più in vista della sua squadra, capace di recitare la propria parte nel gioco strutturato e di aggiungerci un pizzico di brio tutto figiano, alla ricerca di quell’angolazione particolare per tenere vivo il pallone e servire il compagno.
Contro la razionalità estrema, quasi meccanica, dei commandos del Leinster, dediti ognuno al proprio irregimentato compito, l’antidoto è Leone Nakarawa, ufficiale dell’Ordine delle Fiji, pronto ad appuntarsi al petto un’altra medaglia.
di Lorenzo Calamai
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