Alla presentazione della finale Scudetto in programma sabato, abbiamo intervistato Andrea Marcato e Massimo Brunello
MILANO – Andrea Marcato e Massimo Brunello sono i due architetti del Petrarca e del Calvisano versione 2017/2018, che sabato al “Plebiscito” si giocheranno la finale dell’ottantottesima edizione del campionato di Eccellenza. L’atto conclusivo del massimo torneo italiano è stato presentato ufficialmente ieri nella città meneghina, dove OnRugby ha intervistato i due allenatori.
Intervista con Andrea Marcato (Petrarca)
Arrivare sin qui non è stato facile: è stato un percorso lungo ed in crescendo, che vi ha portato a questo punto. Come arrivate allo scontro con Calvisano?
Arriviamo alla partita molto bene. È tutto vero quello che hai detto: abbiamo vissuto un girone d’andata mediamente buono, con le due sconfitte esterne contro Rovigo e lo stesso Calvisano, mentre nel 2018 non abbiamo mai perso una partita rimarcando una bella crescita. Stiamo bene sia fisicamente sia mentalmente, perciò sabato cercheremo di mettere la ciliegina sulla torta.
Facciamo un passo indietro ad un paio di settimane fa: la doppia semifinale contro le Fiamme Oro, che consapevolezza vi ha dato?
Sono state due partite positive, anche se a volte non abbiamo espresso un grandissimo gioco a causa della tensione e della posta in palio. In ogni caso, la qualificazione è rimasta quasi sempre sotto il nostro controllo; se non nel momento in cui siamo rimasti in tredici, al ritorno, nella sfida casalinga.
Proviamo a focalizzarci su quei momenti. Li avete dimostrato di esser stati bravi a gestire la pressione dapprima con gli avanti e poi con i trequarti. Qual è l’area di gioco in cui vi sentite più sicuri e performanti?
In realtà è un lavoro di tutta la squadra. Nella stagione in corso abbiamo cercato di lavorare prima di tutto sui sistemi di gioco sia in attacco sia soprattutto in difesa. Cerchiamo un’amalgama fra trequarti e avanti, è ovvio poi che nel rugby di oggi il pack deve essere almeno alla pari dei rivali o meglio ancora se dominante: ciò consente, come nel nostro caso, di cercare successivamente la strada per innescare i guizzi dei trequarti.
Stringiamo ora un focus su un giocatore della tua rosa come Michele Lamaro: tu che l’hai visto quotidianamente riesci a darci un giudizio sulla sua stagione?
È un ragazzo straordinario. Io lo conosco da luglio, da quando ha iniziato a lavorare con noi. Si è presentato subito con la testa sulle spalle: sa dove vuole arrivare e quali sono i suoi obiettivi. È un gran lavoratore. Ha fatto una grande stagione incredibile sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico. Cura molto quelli che sono i suoi punti deboli per migliorarsi, in più è pure il capitano della nazionale Under 20. Di lui parlo spesso con Roselli e Moretti e posso dirti che tutto quello che ha fatto sinora se lo merita. Ha solo 19 anni, ma da noi è uno dei leader della squadra. Potrà avere davanti a sé un grande futuro.
A proposito di futuro: se dovesse arrivare lo scudetto cosa potrebbe pensare di fare, in chiave ironica, Andrea Marcato?
Potrei dirti che andrei a tagliarmi i capelli, ma so già che non lo farei. Non sono molto per queste cose, relative alla scaramanzia; neanche quando ero giocatore, con gli altri compagni, gli davo troppo peso.
Tornando invece seri, e visti i risultati conseguiti al tuo primo anno da allenatore (il più giovane tecnico di scuola italiana ad arrivare a soli 35 anni alla finale di Eccellenza, ndr), quali potrebbero essere i tuoi progetti per il futuro in panchina?
Ti dico la verità, con molta calma e tranquillità: tre anni fa dissi a mia moglie che non avrei mai fatto l’allenatore perché non me lo sentivo addosso, poi però è venuto tutto per caso. Ero convinto di fare altre due o tre stagioni da giocatore prima e da assistente poi, invece a giugno mi è stato chiesto di smettere di giocare e iniziare questa nuova avventura. Ho detto di sì, ma non ne ero proprio così convinto. Non mi sarei aspettato di far così bene al primo anno, perciò attualmente penso un passo alla volta; poi è ovvio che sono ambizioso e, facendo tutto con calma, arrivare al livello più alto possibile.
Sarai tu quindi il prossimo allenatore italiano della nazionale azzurra?
Per quello si potrebbe davvero fare un fioretto. Semmai dovesse succedere chiedimi qualsiasi cosa! Sarebbe un sogno. Come ogni giocatore vorrebbe poter giocare per la propria nazione, così è anche per gli allenatori.
Intervista a Massimo Brunello (Calvisano)
Abbiamo ancora tutti negli occhi quel drop pazzesco e decisivo di Novillo di settimana scorsa. Quel colpo vincente, all’interno di un doppio confronto così tirato ed incerto, pensa possache darvi una scossa di adrenalina e una carica che una vittoria “normale” non vi avrebbe mai trasmesso?
Si. Direi che è inevitbaile quando sei reduce da una semifinale così combattuta e ne esci vincente in quel modo. Quasi normale che vi siano entusiasmo e carica particolari.
Nonostante non stiate vivendo un periodo di forma entusiasmante…
Esatto. Non siamo nel nostro periodo di forma migliore. Probabilmente posso dire che siamo calati in tal senso rispetto all’inizio della stagione. Abbiamo perso qualche partita di troppo, sintomo appunto del fatto che i ragazzi non stavano benissimo. Ecco perché, se dovessi farti un pronostico, ti direi che vedo Padova un poco meglio, attualmente. In una finale, però, subentrano tantissimi fattori. Resta una partita secca e noi scenderemo in campo per dare tutto quello che abbiamo a nostra disposizione.
Si giocherà a Padova. Quanto crede possa incidere il fattore campo?
Andiamo senza dubbio a giocare in uno stadio importante, davanti al loro pubblico, ma non sono particolarmente preocccupato per l’aspetto psicologico perché i ragazzi, negli ultimi anni, mi hanno sempre dimostrato di saper trovare stimoli importanti quando siamo andati a giocare al cospetto di platee di peso, all’interno di stadi prestigiosi. Ovviamente il fatto di giocare in Veneto, un vantaggio meritato sul campo, fa si che Padova abbia ulteriormente un qualcosina in più, in ottica pronostico, prima del calcio d’inizio, ma non credo comunque che la cosa incida più di tanto.
Brescia si sta ergendo a capitale sportiva negli ultimi tempi, tra i fasti costanti della pallanuoto e l’impatto devastante nel basket degli ultimi anni, senza dimenticare il vostro ultimo lustro super redditizio. Lo percepite questo momento magico dello sport in provincia?
Assolutamente si, percepiamo e viviamo questo momento magico. Mi permetto di aggiungere alla lista anche la pallavolo femminile, che ha conquistato la promozione in massima serie ed è unaun squadra con grande seguito. Qualche ragazzo nostro è fidanzato con ragazze proprio della squadra di volley, dunque c’è pure un intreccio tra i vari team. Noi le seguiemo da vicino, cosi come andiamo a Montichiari a vederci le partite della Leonessa Basket. Visto questo periodo di splendore, a maggior ragione, fa piacere essere protagonisti in una finale nazionale e poter portare in alto il nome della provincia bresciana.
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