Allenatori e capitani hanno parlato nella conferenza stampa post match
A margine della finale di Eccellenza, andata in scena allo Stadio Plebiscito di Padova tra Petrarca e Calvisano, che ha sancito l’assegnazione del titolo tricolore 2018 alla compagine veneta, gli allenatori ed i capitani dei due club hanno commentato l’incontro patavino in conferenza stampa.
“Quello che è successo è andato oltre ogni aspettativa potessi avere ad inizio anno”, ha attaccato così Andrea Marcato, capo allenatore del Petrarca campione d’Italia, prima di complimentarsi con i suoi ragazzi per il percorso di crescita stagionale. “Sono molto contento, soprattutto per i ragazzi, perché, come ho ribadito loro proprio a ridosso della sfida finale, quando abbiamo iniziato a settembre eravamo sostanzialmente un gruppo di ragazzini. Nessuno ci rispettava, e, onestamente, c’erano dei problemi anche tra di noi. Invece, oggi siamo stati un gruppo di uomini. In campo, al nostro fianco non avevamo dei compagni, ma dei fratelli. Non avrei mai pensato di giocare e vincere una finale in casa”, ha proseguito l’ex giocatore azzurro. Poi, in chiusura, spazio anche ad un elogio per i rivali di giornata: “Noi, onestamente, dobbiamo imparare da Calvisano perché sono dieci anni che la squadra bresciana lavora meglio di tutte a livello nazionale. Ogni anno danno tanti giocatori alle franchigie, eppure, ogni anno, sono in finale o almeno ai playoff. Ecco, dobbiamo ripartire da questo, e provare anche noi ad aprire un nuovo ciclo per il Petrarca“.
Soddisfazione ed orgoglio patavini sono emersi prepotentemente anche dalle parole di capitan Alberto Saccardo, che ha voluto “omaggiare” la fase difensiva del proprio team. “Non pensavamo di difendere così tanto, con Calvisano molto bravo a mantenere il possesso. Quello che ci ha permesso di arrivare sin qui, però, credo sia stata la difesa migliore dell’Eccellenza a livello di punti subiti. Oggi abbiamo dimostrato di esserlo anche sul campo, altrimenti non saremmo riusciti a difendere in questo modo per 50 minuti contro una squadra organizzata al livello dei nostri avversari odierni”, ha dichiarato l’avanti 32enne. Poi, spazio anche la conferma alle parole del proprio allenatore, sottolineando come il gruppo si sia cementato oltremodo in quest’anno, lasciando alle spalle qualche ruggine ed incomprensione di troppo. “Ad inizio anno non saremmo mai riusciti a mostrare una difesa collettiva di questo tipo, invece abbiamo difeso la linea come mai era successo prima, anche e soprattutto grazie alla crescita a livello umano del gruppo”, ha concluso il capitano campione d’Italia.
Sul fronte dei vinti è emersa un pizzico di amarezza, sovrastata, però, dalla consapevolezza di aver dato il massimo al Plebiscito e di non potersi rimproverare nulla. Massimo Brunello, capo allenatore del Calvisano, sapeva che non sarebbe stato affatto facile sconfiggere un avversario giunto in condizioni scintillanti al finale di stagione in Eccellenza, e lo aveva già ribadito nella conferenza di presentazione della finale. “Temevo moltissimo la capacità di Padova di essere una squadra estremamente cinica e concreta. La partita è stata fatta più da noi che da Padova. Loro sono entrati solo un paio di volte nei nostri 22 metri, ma una volta hanno segnato una meta ed in generale sono sempre tornati con punti quando sono entrati in zona rossa. E, nel finale, poi, noi abbiamo perso in avanti una palla preziosissima in area di meta, loro, invece risalgono il campo e infilano un drop da 50 metri. Possiamo solo dirgli bravi, perché hanno giocatori di grandi qualità, ed hanno fatto la differenza“, ha concluso l’ex Rovigo.
Non ha cercato alibi per la sconfitta nemmeno Gabriele Morelli, capitano dei gialloneri, che si è complimentato con il Petrarca e si è detto dispiaciuto soprattutto per tutta la gente arrivata in Veneto dalla bassa bresciana. “Non possiamo dire di aver perso per gli infortuni, significherebbe cercare un alibi. In campo siamo scesi 15 contro 15, quindi la squadra ce l’avevamo. Forse abbiamo fin troppo provato a giocare e dobbiamo fare i complimenti a Padova per l’impianto difensivo che hanno organizzato, raddoppiando con costrutto tutti i placcaggi. Abbiamo provato per due volte a recuperare, ci siamo anche andati vicino, ma abbiamo perso quella palla in avanti in area di meta, e poi il drop di Andrea (Menniti Ippolito, ndr) ci ha un poco stroncato. Dispiace per la gente accorsa da Calvisano. Ci aspettavamo tanti tifosi, 4500/5000 persone forse, ma non addirittura 6500. Vedere così tanta gente è stato bello”, ha sentenziato il pilone classe ’88.
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