Abbiamo intervistato Fabio Roselli, coach degli Azzurrini, a pochi giorni dall’inizio dei Mondiali di categoria in Francia
Lavoro, identità, gruppo.
È passato del tempo dall’insediamento della coppia Roselli-Moretti alla guida della nazionale italiana Under 20 di rugby, eppure i loro mantra non sembrano – giustamente – essersi modificati. Il positivo Sei Nazioni vissuto tra febbraio e marzo, con due vittorie in cinque partite, li ha resi sicuramente orgogliosi della loro squadra ma non per questo meno affamati di andare verso il prossimo obiettivo della formazione azzurra: il Mondiale di categoria. Cosi come aveva fatto prima dell’inizio del massimo torneo continentale, On Rugby ha intervistato anche questa volta Fabio Roselli.
Dopo il buon Sei Nazioni come hai ritrovato la squadra?
Ho trovato un gruppo di giocatori in forma ed entusiasti, innanzitutto. I ragazzi sono felici di poter giocare il Mondiale Under 20: abbiamo consapevolezza di quello che abbiamo fatto, ma anche di quello che dovremo fare durante la prossima competizione. È normale che ci siano aspettative più alte su di noi, ma questo non ci spaventa. Siamo orgogliosi di quanto fatto ed ora vogliamo abbracciare una nuova sfida, con serenità. Il focus, oltre che ad essere su di noi come gruppo squadra, è già sulla prima partita in programma.
Come ci si avvicina ad una kermesse di questo genere, dove le partite si giocano tutte in una sede neutra e a ritmi decisamente serrati?
La formula della competizione è un qualcosa di diverso e piuttosto impegnativo rispetto alle abitudini classiche del rugby. Ci vuole una preparazione fisica adeguata considerando, inoltre, che il Mondiale arriva nel mese di giugno; periodo collocato al termine dell’annata sportiva nell’Emisfero Nord.
Abbiamo quindi “diviso” il gruppo per blocchi: chi non ha disputato le fasi finali dei campionati nazionali si sta preparando in maniera specifica, chi invece è stato impegnato in questo periodo sta lavorando su una preparazione adattata. La gestione dei carichi di lavoro, poi, passa anche per i periodi di recupero. C’è bisogno sia di freschezza atletica sia di standard precisi ed elevati per non disperdere qualità negli allenamenti.
Nel nostro girone eliminatorio fronteggeremo due avversari che ben conosciamo, come Scozia e Inghilterra, e una rivale, come l’Argentina, di cui poco (forse) sappiamo ma che pensando al livello senior è sempre uno dei nostri riferimenti: come affronteremo le sfide?
In questo momento, come detto in precedenza, siamo molto focalizzati su di noi: vogliamo continuare a rafforzare la nostra identità, perchè è quella che ci ha visti rendere al meglio nell’ultima attività internazionale. Per quanto riguarda invece i nostri competitors, l’idea è quella di preparare una partita alla volta. Sicuramente l’esordio contro la Scozia sarà importantissimo, anche e soprattutto a livello attitudinale. Non dobbiamo sederci sulla partita vinta a Bari.
L’Inghilterra invece andrà decifrata un po’ meglio, visto che potrà usufruire di molti giocatori che nel Sei Nazioni non erano disponibili a causa dei loro impegni in Premiership con i club; inoltre per loro il Mondiale di categoria è un evento storicamente importante e quindi è lecito attendersi una formazione diversa rispetto a quella di tre mesi fa.
Infine l’Argentina: non abbiamo troppe informazioni, ma sappiamo che giocano cercando di imporre delle fasi di conquista con gli avanti per arrivare, in un secondo momento, a scatenare i guizzi dei loro trequarti.
Una cosa comunque è certa e sarà importante: nel torneo iridato conterà davvero tutto. Ogni singolo istante, momento o punto. Basta poco e puoi passare da essere il vincitore del girone a ritrovarti in una seconda fase per la salvezza. Non andrà lasciato nulla al caso.
Facciamo invece un passo indietro sugli ultimi accadimenti italiani: capitan Michele Lamaro è stato eletto come MVP dell’Eccellenza, in un torneo che quest’anno sembra aver elevato il suo tasso tecnico e dove i giovani azzurrini si sono sicuramente messi in mostra. Che opinione vi siete fatti su questo?
Il campionato ci ha fornito delle aspettative che definirei come positive. Per i ragazzi è fondamentale, nell’ottica di un percorso di crescita, accumulare minutaggi importanti nell’Eccellenza e penso che anche i club che li hanno impiegat siano stati contenti di questo. Oltre a Lamaro, anche Cannone, Crosato e Biondelli hanno mostrato ottime cose. Non dimentichiamoci poi di elementi quali Fischetti, Casilio, Manni e De Masi che, seppur meno impiegati all’inizio, hanno saputo sfruttare le loro chance chiudendo le rispettive stagioni in crescendo.
Tirando le somme: cosa dobbiamo aspettarci dell’Italia in Francia?
L’obiettivo con il quale siamo partiti all’inizio non cambia: migliorare i risultati e le prestazioni. Nell’ultimo Sei Nazioni ci siamo riusciti, ora vediamo di farlo anche al Mondiale. Sono sfide difficili, ma a noi piace affrontarle. Del gruppo che abbiamo e dell’identità che stiamo portando avanti siamo contenti. Vi sono ragazzi del ’98, del ’99 e addirittura due nati nel ’00, ciò dimostra che la strada intrapresa è buona e che ci sono sempre più giovani che dimostrano di avere potenzialità.
Di Michele Cassano
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