L’amministratore unico della franchigia punta su Parma, nonostante tutto: “Io voglio costruire qui e vincere qui”
Andrea Dalledonne, amministratore unico delle Zebre Rugby, ha tracciato un primo bilancio della sua esperienza come manager della franchigia bianconera dopo una stagione (finalmente, potremmo dire) serena e senza particolari intoppi per la società. La ritrovata stabilità e l’arrivo di un nuovo staff tecnico ha avuto innegabili riflessi in campo, con le otto vittorie stagionali e il record di punti realizzato nel Pro14.
“Una prova complessa, una realtà da ricostruire partendo da un background negativo, sportivo ed aziendale, ma semplice al tempo stesso applicando le regole che ho applicato con successo in altre realtà – ha detto nell’intervista rilasciata alla Gazzetta di Parma – Se hai una società forte, avrai anche una squadra forte. Abbiamo dato serenità e obiettivi. Non abbiamo ancora finito”.
Dalledonne ha detto di aver studiato “i modelli di Leinster, Glasgow e altre società che gentilmente mi hanno ospitato”, e ha fatto capire di non voler prendere in considerazione nessun discorso che riguardi un trasloco da Parma per la franchigia. “Costruire un’identità a Parma non è semplice ma ci proviamo” – ha ribadito il bolognese, conscio però degli scarsi risultati ottenuti dal 2012 ad oggi nell’attirare il pubblico allo stadio.
“I dati delle presenze allo stadio, però, non ci possono soddisfare e parlando di identità ne esce un quadro in cui sono più gli spettatori da fuori che da Parma. Credo si possano costruire due livelli e mi auguro che nella prossima stagione si possano avere percentuali diverse”.
Dalle donne sottolinea comunque di aver “intravisto qualcosa di nuovo” nell’ultima partita casalinga contro gli Ospreys, e che “rimanere a Parma con un pubblico cosmopolita, comunque, non è male. La maglia nera ha i colori di tutte le squadre di Parma: è stata una scelta. Io ho parlato e continuerò a parlare con loro; oggi il metodo vincente è fare sistema. Spero che lo capiscano, ne usciremmo vincenti tutti. È qui il salto di cultura”.
La chiusura è dedicata ancora alla città di Parma, ma al legame ancora debole con gli imprenditori locali, dovuto secondo lui anche a politiche di marketing poco efficaci. Per Dalledonne, tuttavia, le aziende parmigiane “perderebbero l’opportunità offerta da un veicolo internazionale come le Zebre. Questo è stato compreso da aziende internazionali e presenteremo un paio di ingressi importanti. Però ci piacerebbe poter parlare in dialetto parmigiano. Io voglio costruire qui e vincere qui”.
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