Arrivare sul trono continentale della nobile arte passando per placcaggi e mischie. Ecco come si fa
Ancora non ci crede, eppure Flavia Severin ha realizzato un impresa storica. E’ diventata campionessa d’Europa della categoria pugilistica femminile +81 kg in quel di Sofia, al termine di un cammino straordinario e al tempo stesso pieno di difficoltà.
La veneta ha lavorato duramente per questo traguardo crescendo in una palestra di vita chiamata “Rugby” Si, perchè l’atleta (è proprio il caso di dirlo, viste le sue doti) che ha iniziato ben presto ad avere l’ovale per le mani – grazie all’esperienza giovanile nel Rugby Paese – vanta ben quattro scudetti femminili con le Red Panthers Treviso e 52 caps con la nazionale azzurra, allenata attualmente da Andrea Di Giandomenico. Noi di Onrugby l’abbiamo intervistata, in una chiacchierata a metà fra campo e ring.
Flavia, sei diventata campionessa europea di boxe al femminile nella categoria +81 kg da qualche giorno: come stai metabolizzando questo meraviglioso risultato?
Sinceramente sto realizzando la cosa giorno per giorno. Volevo fortemente questo risultato, nonostante qualche difficoltà di troppo nell’ultimo periodo. Ho superato gli infortuni e ci ho creduto. Arrivare sino all’oro, in questa maniera, è stato ancora più bello. C’è stata tanta fatica da fare, dovendo superare anche la delusione degli scorsi Mondiali in Kazakistan, ma sono ripartita e adesso ce l’ho fatta. Essere al top in questa categoria e in questa disciplina non è facile, perchè ci sono tante atlete con cui misurarsi; provienienti soprattutto dall’Est Europa.
Appena ti hanno messo l’oro al collo, di te si è detto che sei una sportiva polivalente perchè hai giocato rugby, praticato il sollevamento pesi, ti sei cimentata con il getto del peso e ovviamente con il pugilato. Quando ti sei accorta di avere questa duttilità?
Credo di essere stata fortunata sin da piccola: i miei genitori mi hanno sempre detto “Proviamo”, senza precludermi alcuna possibilità.
In età giovanile ho praticato anche la lotta greco romana e la danza, che però non mi piaceva molto (ride, ndr). Nella mia vita, non mi sono mai voluta annoiare. Qualsiasi cosa possa fare per mettere alla prova me stessa e il mio fisico la tento.
Col rugby invece come hai iniziato?
In questo caso, è stato “complice” mio fratello: è quattro anni più grande di me e quando eravamo piccoli volevo seguire le sue orme in tutto e per tutto. Lui giocava a rugby e allora ci ho provato anche io. Ho fatto tutta la trafila giovanile nel Rugby Paese, sino all’Under 12, poi ho dovuto interrompere l’attività perchè non c’era una squadra femminile per le ragazzine della mia età, ma a 18 anni ho ripreso a giocare con le Red Panthers Treviso.
Il rugby e il pugilato ci sembrano, almeno a prima vista, sport molto differenti: esistono invece punti in comune?
Sono entrambi sport di contatto, ma ti confermo che non è facile accomunarli. Le preparazioni sono molte diverse.
Nel pugilato combattiamo nove minuti (tre riprese da tre minuti, ndr) di autentica “guerra” sportiva, in cui non ci si può mai riposare. Bisogna schivare, attaccare e muoversi costantemente. Nel rugby è diverso: ovviamente essendoci più tempo, è necessario scegliere bene il tempo e il gesto tecnico da compiere in base alla situazione. Nel mio ruolo poi, essendo io una seconda/terza linea, si usa più il fisico che l’agilità.
In ogni caso comunque, una cosa la voglio dire: personalmente sono stata molto fortunata. Sia nel pugilato sia nel rugby ho sempre trovato allenatori che mi hanno messo nelle migliori condizioni per lavorare. Abbiamo sempre scelto gli obiettivi e lavorato su quelli, in base ai momenti della mia vita sportiva.
Gli ori di Sofia Goggia, Michela Moioli, Arianna Fontana alle Olimpiadi Invernali, la nazionale di rugby femminile che disputa un Sei Nazioni eccezionale, la nazionale di pallacanestro femminile 3×3 che conquista il titolo mondiale e il tuo ultimo trionfo: tutti successi dello sport “in rosa” per l’Italia. Secondo te, in questo momento, che cosa avete di più rispetto ai colleghi uomini?
Probabilmente abbiamo voglia di far vedere che ci siamo anche noi. Vogliamo far sapere agli italiani che le donne sono presenti, anche in ambito sportivo ed internazionale. Emergere non è facile in generale: non c’è nè una grande cassa di risonanza nè mezzi economici straordinari. Dobbiamo ringraziare chi ci segue e chi ci aiuta nei nostri percorsi di crescita e ci permette di competere per vincere.
Torniamo ad accomunare rugby e pugilato: quali sono i tuoi idoli e quali sono i tuoi colpi migliori sul campo e sul quadrato?
Per quanto riguarda la passione ovale, Richie McCaw è senz’altro il mio idolo. Un terza linea straordinario e anche un grandissimo capitano. Ho amato il suo modo di giocare e di placcare: secondo me è stato il più grande. Sul ring invece i miei modelli sono i fratelli ucraini Vitali e Wladimir Klitschko.
Scendendo nel tecnico, credo che la cosa che mi piaccia di più fare in campo sia quella di placcare e recuperare la palla, anche se da terza linea centro devo dire che la sensazione di ripartire dopo una mischia raccogliendo l’ovale per puntare il mediano di apertura della squadra avversaria è un’altra bella sensazione.
Fra le corde e con i guantoni indosso sono un’attendista: il contrattacco è il gesto per cui mi sento più portata. Ho il vantaggio essere ambidestra e di cambiare la mia guardia in base anche al profilo dell’avversaria che mi trovo di fronte. La combinazione gancio-diretto-gancio, con forza e intensità nel doppiare i colpi, è quella che mi esalta.
Ultima domanda: tornerai a giocare a rugby magari dopo le Olimpiadi di Tokyo 2020 e, con in testa, la Women’s Rugby World Cup 2021?
Onestamente ancora non lo so, anche perchè sono abituata a ragionare step by step. Per rientrare nel percorso verso la qualifica olimpica, che per le donne è fissato nella categoria dei -75 kg, dovrei scendere di una decina di chili rispetto al mio peso forma. E’ ovvio che dovrò vedere come reagirà il mio fisico: l’ultima volta che abbiamo effettuato questo tentativo c’è stato un blackout, ma questa volta avremo più tempo di prepararci verso i Mondiali 2019; l’appuntamento da cui passerà tutto verso Tokyo 2020.
Il rugby comunque non lo lascerò mai e non abbandonerò mai le Red Panthers Treviso, che sono la mia squadra. A livello internazionale, infine, noto un’impennata globale. Dopo i Mondiali d’Irlanda, la crescita del movimento femminile si può toccare con mano: non ci sono più solo le solite potenze, ma anche altre nazioni stanno crescendo.
Di Michele Cassano
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