Smiley ha esordito da numero dieci a livello internazionale, e sabato dovrebbe partire da titolare vista la concussion di Barrett
Le polemiche attorno al cartellino rosso dato a Benjamin Fall (poi revocato) hanno catalizzato l’attenzione mediatica durante e dopo il secondo Test Match tra All Blacks e Francia, lasciando quasi in secondo piano il fatto che i neozelandesi si siano ritrovati senza il miglior giocatore al mondo dal 12′ del primo tempo.
A causa della concussion subita, Beauden Barrett ha dovuto lasciare il terreno di gioco e non ha potuto mettervi più piede. Per la prima volta da quando ha ‘ufficialmente’ cambiato ruolo, dunque, Steve Hansen e lo staff tecnico hanno potuto testare Damian McKenzie come mediano d’apertura a livello internazionale, dopo aver giocato da estremo nella prima sfida a Auckland.
Era un momento molto atteso in Nuova Zelanda: McKenzie, su richiesta della Federazione e dello stesso Hansen, ha (ri)cominciato a giocare da numero 10 in questa stagione con i suoi Chiefs dopo aver disputato le annate 2016 e 2017 del Super Rugby solo ed esclusivamente da estremo, guadagnandosi la prima convocazione in nazionale.
Come già accennato, tuttavia, questo ruolo non era certamente una novità assoluta per il 23enne, già impiegato da apertura all’inizio della sua avventura con i Chiefs, in maniera costante con Waikato nella Mitre 10 Cup e nelle giovanili. Non a caso, in patria era considerato la miglior promessa tra i futuri first five-eighths.
E Steve Hansen, anche quando durante lo scorso Rugby Championship aveva affidato a McKenzie la maglia numero 15, sembrava avere altri progetti per Smiley, sulla scia di altri due grandi campioni: “Un po’ come Beauden (Barrett), penso che si possa trovare meglio con la palla in mano più spesso a 10 – disse Hansen prima della sfida in Sudafrica a ottobre – Nemmeno Carter era un first-five all’inizio, era un primo centro, ma sentivamo che spostandolo all’apertura avrebbe avuto più opportunità per controllare il gioco”.
Gli addii di Aaron Cruden e Lima Sopoaga (rispettivamente in Francia e destinato ai Wasps), probabilmente, non hanno fatto altro che fugare ogni dubbio dalla mente di Hansen, vista la presenza dei soli Beauden Barrett e Richie Mo’unga (ques’ultimo ancora senza cap ufficiali) nel ruolo a livello internazionale.
La mossa, accolta non senza scetticismo in Nuova Zelanda da chi temeva di sprecare il talento di un estremo fenomenale, ha portato a risultati non sempre brillanti finora con i Chiefs, dove McKenzie ha alternato sequenze di notevole livello ad errori generati dalla fretta o da una lettura non attenta delle situazioni.
La frenesia e il dinamismo tipico di McKenzie sono stati però messi da parte nel momento in cui ha dovuto sostituire Barrett sabato scorso, vuoi per il gameplan diverso di Chiefs e All Blacks, vuoi per l’eventuale desiderio del giocatore di non strafare in un momento importante della propria carriera. In cabina di regia, il 23enne è stato più conservativo di quanto non sia generalmente ai Chiefs, come ha sottolineato Ben Smith (il columnist, non il giocatore) su RugbyPass nell’analisi della sua performance, prendendosi pochi rischi e compiendo scelte quasi sempre ben oculate nella gestione dell’ovale, con il picco più alto toccato in occasione della seconda meta di Jordie Barrett al 57′.
Lo schema degli All Blacks prevede che McKenzie non riceva subito l’ovale, in modo avere maggiore spazio per giocare: Smiley lo sfrutta al meglio e brucia la coppia Bastareaud-Doumayrou. Quando ritorna in possesso dell’ovale, McKenzie serve Jordie Barrett con il timing ideale e gli spalanca le porte verso la meta.
Il secondo tempo piuttosto negativo degli All Blacks non lo ha certamente aiutato a mettersi in mostra, visto il 65% di possesso francese, ma McKenzie avrà subito un’altra occasione per ribadire al mondo di differenziare il suo stile di gioco. Ian Foster, assistant coach dei campioni del mondo, ha già annunciato alla stampa che Beauden Barrett non sarà considerato per il terzo Test Match contro la Francia per via della commozione cerebrale rimediata. È davvero arrivato il suo momento.
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