All’allenatore degli All Blacks sono rimasti parecchi dubbi sulle decisioni prese dai vari direttori di gara nelle sfide alla Francia
Il giugno internazionale dei Test Match si è di fatto concluso, eppure le polemiche non sembrano placarsi. Nonostante la netta vittoria per 3-0 nella serie, il coach della Nuova Zelanda Steve Hansen è voluto tornare sulla sfida contro la Francia analizzandone gli aspetti arbitrali, che nell’Emisfero Sud sono stati definiti come controversi: “Il gioco sta cambiando – ha affermato rivolgendosi a World Rugby – ed è arrivato il momento di fare qualcosa. Questo deve essere il prossimo obiettivo che, come movimento mondiale, dobbiamo prefissarci”.
Un esordio dialettico a cui ha fatto seguito una specifica sul TMO e sul metro di giudizio: “Sta diventando troppo influente, si gioca molto di meno e le decisioni diventano poco chiare. Non si capisce chi ha viste determinate cose e chi stia decidendo A questo punto – prosegue –forse sarebbe il caso di pensare all’introduzione di un Challenge (in stile Football Americano, ndr): ogni squadra ne avrebbe uno o due per tempo, da poter sfruttare in caso di episodi dubbi”.
E’ chiaro che i casi del cartellino rosso di Benjamin Fall, del doppio fallo non sanzionato a Sam Cane e Ofa Tu’ungafasi e della meta di Damian McKenzie (avvenuta con l’involontaria, ma decisiva complicità dell’arbitro) abbiano alzato un polverone.
Hansen infine conclude: “Non è facile avere contatti con World Rugby, su questi argomenti; anche perchè immagino che abbiano un “codice di precedenza” che avrà gli stessi direttori di gara come primi interlocutori sulle regole del gioco, ma io ho parlato anche gli arbitri ed in particolare con Angus Gardner durante una delle partite e anche lui mi è sembrato a volte incerto sul da farsi. Spero che prevalga il buon senso, per tutti”.
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