Slow Motion #03: quando gli All Blacks fanno gli All Blacks

La meta più bella dell’ultimo weekend di test match la segna Rieko Ioane alla Francia

ph. Reuters

Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play al quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento. 

Il giugno internazionale degli All Blacks è passato liscio come l’olio, ottenendo il massimo risultato (3 a 0 nella serie contro la Francia) con il minimo sforzo, soprattutto per consunzione degli avversari, che nelle tre partite non sono mai riusciti a rimanere in partita fino alla fine. I neozelandesi hanno giocato dei test sornioni, consapevoli della propria superiorità, aspettando le occasioni giuste per colpire.

I più appassionati ricorderanno che il nome All Blacks pare sia nato da un refuso giornalistico, che durante il primo tour europeo del 1905 ne definiva lo stupefacente stile di gioco come se giocato da all backs, tutti trequarti (si tratta in realtà di una leggenda).

Nel frattempo ne è passata di acqua sotto i ponti, ma di tanto in tanto qualche azione neozelandese ci ricorda il perché di quella mitologica descrizione. Ne è un caso la prima delle tre mete di Rieko Ioane nel terzo test contro la Francia, la quinta marcata dai padroni di casa.

La meta è disegnata a tavolino, uno schema provato ed eseguito alla perfezione, semplice nella sua complessità. Sappiamo che una delle piattaforme preferite della squadra neozelandese per lanciare un attacco letale è una mischia sulla parte sinistra del campo, ma quello che si vede all’inizio del video è un raggruppamento in piedi nato in conseguenza di una rimessa laterale giocata in fondo. In questo modo gli All Blacks cercano di replicare artificialmente le peculiarità della mischia ordinata, raggruppando tutti gli avanti in una porzione di campo, in questo caso fra i i cinque e i quindici metri laterali, poco fuori dai ventidue avversari.

A un primo sguardo la difesa francese è ben schierata: Galletier tiene la guardia al lato della maul, con Bellau, Lamerat e Fofana che pareggiano il conto di quattro contro quattro nella zona centrale del campo. Il primo uomo in piedi per gli All Black è Sonny Bill Williams, con tre compagni a formare un quadrilatero intorno a lui. La specialità della casa del primo centro è nota a tutti: un offload verso un compagno dopo essere andato a contatto. E’ per questo motivo che Remi Lamerat deve credere alla corsa di Jack Goodhue, che attacca l’intervallo fra il secondo centro francese e Bellau, il difensore che ha la responsabilità primaria del placcaggio su Williams.

La palla però va dietro la schiena di Goodhue (che però è rimasto un’opzione papabile fino alla fine, una minaccia che ha condizionato la difesa) e nelle mani di McKenzie. Ora, McKenzie si è appena reso protagonista di una bruciante accelerazione su un passaggio dietroschiena dello stesso tipo, che gli ha fruttato la seconda meta personale e la quarta della squadra, chiudendo in apertura di ripresa i conti per quanto riguarda la vittoria del match. Per impedire una ripetizione di tale azione, e anche per non consentirgli di aprire il pallone all’esterno, dove vediamo in video Ben Smith, Wesley Fofana cade con entrambi i piedi nella trappola tesa dagli All Blacks: il centro di Clermont abbandona l’allineamento e si allarga per andare a placcare McKenzie (tra l’altro con la spalla sbagliata).

Fofana arriva quasi insieme al pallone, ma la tecnica individuale del mediano di apertura neozelandese è sopraffina, e in un batter d’occhio l’ovale rimbalza in grembo a Rieko Ioane. Lamerat è stato rallentato da Goodhue quel tanto che basta per impedirgli di orientare nuovamente il corpo in tempo per contrastare il taglio di Ioane. Fickou sta stringendo ma era tenuto troppo lontano dalla posizione di Smith per poter arrivare in tempo. E, soprattutto, la progressione di Rieko Ioane è selvaggiamente bruciante, tanto che né Medard né Thomas possono sperare di afferrare l’ala neozelandese.

Un’ultima annotazione a margine: con la tripletta di sabato, sono 16 le mete di Rieko Ioane in 16 test con gli All Blacks.

Lorenzo Calamai

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