Slow Motion #04: Ereditarietà ovale

Michael Little è l’artefice della prima meta dei Sunwolves vittoriosi sui Bulls: un’azione che ricorda le caratteristiche del padre All Black

ph. Reuters

Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play al quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento. 

La meta più bella del fine settimana? Beh, probabilmente è difficile rivaleggiare con il guizzo di TJ Perenara, che ha già fatto il giro del mondo. Proprio perché oramai ampiamente dibattuto, e anche perché un gesto tecnico molto bello da ammirare, ma scevro di contenuti da raccontare, la rubrica Slow Motion di questa settimana si concentra su una delle mete che hanno permesso ai Sunwolves di battere i Bulls in quel di Singapore, con una rimonta che è già negli annali della giovane franchigia nipponica.

Protagonista della meta, la prima della sua squadra, è Michael Little, primo centro neozelandese classe 1993 che porta nel sangue geni nobili in materia di palla ovale. Suo padre infatti è Walter Little, ex numero 12 degli All Blacks anni Novanta con 50 caps al suo attivo, il membro della famiglia ad avere maggiore successo e l’unico a scegliere di giocare per gli All Blacks. Suo fratello maggioreLawrence e il nipote Nicky Little, infatti, giocheranno entrambi per le Fiji, dando seguito alle origini della famiglia sebbene nati tutti in Nuova Zelanda. Lawrence Little ha giocato 16 test fra il 1995 e il 1999 per Fiji, mentre l’ex petrarchino Nicky è stato uno dei simboli della nazionale figiana a cavallo del nuovo millennio, con ben 71 caps all’attivo e 670 punti.

Michael Little non è riuscito ad ottenere un posto al sole in nessuna delle cinque squadre neozelandesi di Super Rugby, ma è rientrato nella competizione dalla finestra emigrando in Giappone, e si sta mettendo in evidenza nel corso della stagione tanto che le Fiji potrebbero pensare di mettere gli occhi su di lui per una futura convocazione.

Il figlio di Walter è stato strumentale nella finalizzazione dell’azione, grazie a un’azione che per certi versi potrebbe ricordare le caratteristiche del padre, un secondo playmaker ante litteram. 

Il numero 12 dei Sunwolves riceve palla dietro la linea mediana del campo da primo uomo in piedi, con la possibilità di giocare con una penetrazione degli avanti o con l’apertura Parker, che corre dietro al schiena della mini-unit. Little però legge subito la brutta salita della difesa avversaria e si infila nella frattura creata dalla salita eccessiva del pilone dei Bulls, eludendo quindi il placcaggio del numero 7 avversario.

Bellissima la linea di sostegno offerta da Akihito Yamada, il numero 11, che si catapulta immediatamente a ricevere il passaggio di Little. Yamada è però meno brillante e ortodosso nel tentativo di dare immediatamente continuità all’azione e rischia di gettare tutto al vento con un improbabile offload per Parker, troppo largo.

Con un po’ di fortuna i nipponici ritrovano il possesso dell’ovale, e il primo giocatore in piedi a riproporsi per gestire la fase successiva è ancora Michael Little. Pregevole come in una situazione di superiorità numerica da gestire in poco spazio, Little sia brillantemente reattivo nell’assorbire il doppio placcaggio degli avversari riuscendo comunque ad estendere il braccio e ad offrire l’ovale ad Hayden Parker, che con la 10 sulla schiena non ha mai giocato il pallone in tutta l’azione.

Lorenzo Calamai

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