Una stagione positiva per il seconda linea, che ha lasciato da parte i problemi di disciplina, grazie anche all’aiuto di Mario Ledesma
Tomas Lavanini è gigantesco. Più di due metri di ragazzone, per un peso che si attesta intorno ai 120 chilogrammi, accumulati in muscolatura. Quello che impressiona, però, non è tanto la sua altezza o la sua larghezza, quanto la profondità: un essere umano fatto davvero di un’altra fibra.
Un giocatore di cui, sin dai suoi esordi con la nazionale maggiore argentina, nel 2013, si è intuito l’immensa forza e il devastante potenziale. Lavanini, però, nel corso delle ultime stagioni, ha impressionato per altri motivi, legati alla sua totale mancanza di disciplina. Una vera e propria fabbrica di cartellini gialli, vuoi per l’indisciplina all’interno del campo di gioco, vuoi per la troppa voglia di attaccar briga.
Dallo scorso anno, Tomas Lavanini ha incominciato ad essere visto anche dai propri stessi tifosi come una promessa non mantenuta, un talento perduto a causa di una testa forse un po’ troppo calda. Intanto, la crescita di colleghi come Guido Petti, Matias Alemanno e anche Marcos Kremer ha fatto sì che la sua posizione venisse messa in discussione, sia all’interno dell’Argentina che all’interno dei Jaguares.
Le cose sono cambiate quest’anno: anche se i Pumas stentano e sono attualmente alla deriva, i Jaguares di Mario Ledesma marciano invece decisi verso i quarti di finale del Super Rugby, e una vittoria nell’ultima partita di stagione regolare contro gli Sharks a Durban potrebbe dare la possibilità di giocare la prima partita della fase finale in casa.
Lavanini ha dato un contributo importante e rinnovato alla causa: 12 presenze da titolare, 14 totali su 18 partite, nessun cartellino comminatogli. Non male per uno che si era preso due gialli e un rosso in 200 minuti giocati nello scorso Rugby Championship.
“Sappiamo di essere qualificati, ma la partita di sabato è tremendamente importante per noi, visto che se vinciamo giocheremo il quarto di finale in casa” ha detto il seconda linea a ESPN Argentina, che segue ogni passo del rugby locale, a qualsiasi livello.
“Sto lavorando e lavorando perché non succeda più che mi lasciano fuori dalla squadra come è successo contro l’Australia prima della finestra di novembre – ha proseguito Lavanini concentrandosi sulla propria disciplina – Se continuavo a comportarmi sul campo come faceva, avrei finito per passare più tempo fuori dal campo che dentro.”
“Ledesma e lo staff mi danno la fiducia necessaria per scendere in campo tranquillo e rilassato, e non fare quello che ero solito fare.”
Il giocatore sembra aver beneficiato infatti dell’approccio del nuovo tecnico che tanto bene sta facendo alla guida della squadra argentina di Super Rugby, bravo nel riuscire a togliere pressione dalle spalle di Lavanini, entrato in un corto circuito in cui era il giocatore stesso a caricarsi di un peso che non riusciva a portare, sapendo di essere l’osservato speciale sotto gli occhi di tutti per la sua scarsa disciplina. Un motivo in più perché Mario Ledesma sia il candidato numero uno alla guida anche dei Pumas.
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