Un contrattacco spettacolare dei Chiefs nel match contro i Brumbies vince la palma di meta della settimana
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play al quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
Questa settimana ci troviamo d’accordo con il canale Youtube del Super Rugby, che ogni settimana vota la meta migliore del turno. La meta migliore della diciottesima giornata la segna e la orchestra Damian McKenzie, oramai a suo agio con la maglia numero 10 dei Chiefs alla faccia di chi ancora sostiene che non sia pronto o del tutto adatto a calarsi nel ruolo.
Contestualizziamo: siamo al trentesimo del primo tempo e i Chiefs comandano per 10 a 0 sui Brumbies. La squadra australiana sta provando a riportarsi sotto nel punteggio occupando la metà campo avversaria. In un confuso breakdown a metà strada fra i dieci e i ventidue metri avversari, c’è un cambio di possesso che premia i neozelandesi, con Liam Messam primo a reagire sulla palla vagante e bravo a tenerla in vita.
La palla passa per le mani di tutta la terza linea: il numero 6 Jacobson restituisce verticalità all’azione e scarica per Sam Cane, mentre, guardate un po’, dalle retrovie è già spuntato McKenzie per sfruttare con le sue eccezionali abilità di contrattaccante questo pallone in gioco rotto. Come sappiamo, i neozelandesi hanno fatto scuola nel saper approfittare al massimo dei possessi di recupero, quando le difese avversarie non sono preparate e più facili da attaccare. Eccone un’ennesima dimostrazione.
Da notare la lettura di Sam Cane, giocatore spesso di sacrificio e gioco sporco, che dimostra tutta la sua classe leggendo la cosa migliore da fare: corre con il pallone in mano tutto lo spazio che ha a disposizione, sceglie intenzionalmente la spalla interna dell’avanti dei Brumbies e crea lo spazio per l’inserimento del suo numero 10 con la linea di corsa migliore per ricevere l’immancabile offload.
Ci vogliono poi le gambe di McKenzie per entrare in quel break e fare la differenza. Ci vuole la sua sensibilità di tocco e la sua sfrontatezza per servire all’interno il mediano di mischia Brad Weber con un passaggio dietroschiena assolutamente funzionale alla situazione.
Weber naviga quanto può prima di essere messo a terra poco prima dei ventidue metri. Angus Ta’avao decide giustamente di non perdere tempo e di giocare subito il pallone dopo il punto d’incontro, assorbendo il contatto avversario e liberando il pallone in maniera rude ma efficace. Chi c’è a raccogliere il pallone del pilone che si è fatto tutto il campo in sostegno dei compagni? C’è di nuovo Damian McKenzie, che nel 5 contro 3 capisce che Isi Naisarani (numero 8 sulla schiena) sta già andando a difendere all’esterno, e che Rory Arnold non ha semplicemente i mezzi per stare con lui: dà benzina alle gambe e non ce n’è più per nessuno.
Prima di chiudere, godiamoci un dettaglio del replay: quando il numero 10 dei Chiefs si produce nel dietroschiena, si prende anche un sonoro placcaggio da quel pezzo di granito chiamato Henry Speight. Quando l’inquadratura si ingrandisce su Weber, guardate la faccia di McKenzie sullo sfondo. Sta già guardando cosa succede, e quando Weber viene placcato sta già leggendo la situazione sul lato sinistro del campo per portarsi in un batter d’occhio a giocare la fase successiva: testa e gambe di altissimo livello, un mix letale per chiunque.
Lorenzo Calamai
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