La meta della settimana la segnano i Jaguares: nella creazione dell’azione, il testamento tecnico dell’ex allenatore dei Pumas
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play al quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
Daniel Hourcade si è dimesso a metà dello scorso giugno da head coach della nazionale argentina. Lo scollamento con lo spogliatoio, dimostrato evidentemente con le opache (a dir poco) prestazioni con Galles e Scozia, e l’arrocco su alcune posizioni sembrano essere state all’origine delle recenti sconfitte dei Pumas e dell’addio dell’allenatore che li aveva portati alle semifinali della Rugby World Cup 2015.
Hourcade è stato il fautore di un rugby argentino che aggiungesse alle caratteristiche classiche della nazionale sudamericana (garra e mischia chiusa, maul e ruvidezza) un gioco maggiormente adeguato agli standard moderni. Con lui l’Argentina ha cominciato a fare un gioco totale, coinvolgendo maggiormente i propri trequarti e lasciando loro spazio di prendersi maggiori rischi.
Nella diciannovesima e ultima giornata di stagione regolare del Super Rugby, i Jaguares hanno segnato una meta che è un piccolo manifesto del lascito sportivo e tecnico che la gestione Hourcade ha impresso nel rugby argentino.
Davanti a un pubblico quasi fantasma, con tanti giocatori a riposo in vista dei quarti di finale della scorsa settimana e con differenti motivazioni, i Jaguares non hanno offerto la miglior prova della loro stagione a Durban contro gli Sharks. La riscossa argentina arriva a un quarto d’ora dalla fine, con la partita fondamentalmente decisa e il punteggio che staziona sul 20 a 3.
Da mischia chiusa sulla sinistra gli argentini aprono il gioco sulla destra. Joaquin Diaz Bonilla orchestra un loop con Bautista Ezcurra, dietro la schiena di Matias Moroni, in modo da stringere la difesa sudafricana. A raccogliere il pallone arriva ad aggiungersi all’allineamento l’ala chiusa Cancelliere, che costringe quindi la linea avversaria a stringersi ulteriormente e manda a vuoto la salita forte di Lukhanyo Am, con la 13 degli Sharks.
Grazie alle mani abili e veloci di Cancelliere, Ramiro Moyano ha tutto il tempo di controllare, fissare l’ultimo difensore e servire Bautista Delguy, uno dei migliori Jaguares della stagione, al suo esterno. Delguy va in fuga sull’out di destra, ma è intelligente a capire subito che non potrà arrivare fino in fondo: dall’interno rientra infatti numerosa la difesa degli Sharks e la copertura profonda di van Wyk fa il resto, lo accerchiano in tre.
Delguy allora rallenta leggermente il passo e guarda al suo interno per prendere la scelta giusta. Gliela facilita proprio Cancelliere, che si sbraccia sulla fascia centrale del campo di gioco. Delguy capisce l’idea del compagno e piazza un calcio rimbalzante lungo, verso il centro del campo: Cancelliere scala le marce, raggiunge il pallone e schiaccia alla sinistra dei pali. La fine di Hourcade è stata mesta, ma guardandosi alle spalle può essere cosciente di aver lasciato qualcosa non solo alla nazionale, ma all’intero movimento argentino.
Lorenzo Calamai
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