Che non ha portato ad una vittoria, ma al pareggio più memorabile nella storia recente del rugby
Tra i tanti tributi arrivati in onore di Sam Warburton, ritiratosi ieri dal rugby a soli 29 anni dopo una carriera sfavillante, c’è un episodio che in molti stanno ricordando in queste ore tra i media esteri. Riguarda la sua ultima partita giocata, il terzo Test Match tra All Blacks e British & Irish Lions per decidere la vincitrice della serie più attesa dell’anno e, paradossalmente, non vede coinvolto Warburton né in un placcaggio fondamentale, né in una meta, né in uno dei suoi tanti tipici recuperi sui punti d’incontro.
Con il cronometro che segna 78’20” la partita è sul 15-15 dopo un piazzato di Farrell. I neozelandesi riprendono il gioco e, nella contesa aerea tra Williams e Read, il pallone finisce nelle mani di Owens che in quel momento si trova in fuorigioco. Poite non ha dubbi: è calcio di punizione (da posizione favorevole) per gli All Blacks. Warburton, capitano dei Lions e il più vincente skipper nella storia della selezione, cerca di far valere i propri argomenti contro il direttore di gara francese, riuscendoci: Poite rivede l’azione insieme al TMO e cambia opinione, fischiando solo un calcio libero per fuorigioco involontario.
Ma cosa ha detto Warburton all’arbitro, nel momento più drammatico della serie? Lo ha ricordato Wales Online con un articolo sull’episodio. Il flanker gallese era ben consapevole che chiedere al direttore di gara sarebbe stato un “shot to nothing a quel punto”, a sottolineare come ci fosse ben poco da perdere. “Gli ho solo chiesto di controllare per vedere se fosse un fuorigioco involontario. Aveva fischiato un calcio di punizione, valeva la pena chiederlo”.
Warburton ha capitanato il Galles per 49 volte (un record). Gatland gli ha consegnato la fascia a soli 22 anni e, considerando la sensibilità del flanker nell’interloquire con i direttori di gara, è facile capire perché. “Durante l’intera gara – aveva detto Warburton a proposito di Poite – era stato molto disponibile nel dare un’occhiata a cose che non aveva colto di primo acchito. Tanti arbitri in passato prendevano una decisione e vi restavano aggrappati […] Se parli con i direttori di gara 10-15 volte a partita, loro non apprezzano, per cui penso che less is more in queste situazioni. Per fortuna, (Poite) ha ascoltato la mia richiesta e ha controllato l’episodio”.
Lo stesso Gatland, nelle dichiarazioni rilasciate mercoledì sul ritiro di uno dei migliori giocatori avuti a propria disposizione, aveva ricordato a sua volta quel momento. “In una carriera piena di grandi momenti, uno in particolare mi ritorna in mente. La sua leadership nel terzo Test tra Lions e Nuova Zelanda, in una sfida equilibrata e storica, è stata esemplare. I media neozelandesi erano rimasti impressionati, a ragione”.
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