Da Edimburgo a Dublino, passando per Cardiff e parigi: tutte le volte in cui la contesa è rimasta in equilibrio
Il risultato di pareggio nel mondo del rugby, vuoi per l’equilibrio labile su cui corrono i match (anche per come sono assegnati i punti), vuoi per la cruda meritocrazia che pervade lo sport ovale (che alla lunga premia con grande costanza, e in modo persino crudo, la squadra con know-how e qualità fisiche migliori), resta anche nel 2018 un evento estremamente raro.
Non si sottrae a questa linea di tendenza neppure il Sei Nazioni. Da quando la competizione ha assunto il format attuale, con un campo squadre innalzato a quota 6, su un monte totale di 285 partite, solamente 6 (con una percentuale, dunque, del 2,1%) sono terminate con le due compagini appaiate nel punteggio dopo 80 minuti. Mai, invece, più di un pareggio per singola edizione, e mai una squadra che ha pareggiato ha poi vinto il torneo dell’anno corrente.
Perciò è possibile affermare senza paura di smentita come il pareggio generi quasi sempre una sensazione strana tra spettatori e giocatori (Kurtley Beale, lo scorso anno si è espresso in favore dell’inserimento di un tempo supplementare, per eliminare quella percezione quasi fastidiosa di gara “rimasta nel guado”, non realmente decisa; e poi, come vi siete sentiti dopo il fischio finale di All Blacks-Lions?), abituati ad abbandonare stadio e/o divano pervasi da gioia o dolore per vittorie e sconfitte. Ecco perché, con questa subdola sensazione desueta in corpo, i pareggi sono destinati a restare nell’immaginario collettivo paradossalmente più delle partite dall’esito “normale”.
Ma quali sono stati, quindi, i 6 pareggi del Sei Nazioni?
Scozia v Galles 28-28; 17 febbraio 2001
Quello di Edimburgo è il primo e molto probabilmente il più spettacolare pareggio nella storia del Sei Nazioni. Neil Jenkins è una macchina da drop: ne infila tre nella prima frazione, uno più bello e difficile dell’altro, aiutando i dragoni a scavare un solco pesante attorno al 50esimo. Gli ospiti sonoa addirittura sul più 19, ma poi sul proscenio di Murrayfield sale con vigore Paterson che firma una meta da urlo, lanciando la clamorosa rimonta locale, finalizzata con i timbri di McLaren e quello superbo del pilone sinistro Tom Smith.
Galles v Italia 18-18; 11 marzo 2006
L’avventura azzurra nel Sei Nazioni inizia col botto casalingo all’esordio (Scozia campione in carica KO al debutto nel 2000), regala qualche altra soddisfazione di peso casalinga negli anni successivi, ma per ottenere i primi punti esterni bisogna attendere il settimo torneo disputato, quello del 2006. L’Italia di Berbizier riesce nell’impresa all’allora Millenium Stadium di Cardiff, contro un Galles non ai massimi storici, ma comunque in grado di scappare in avvio. Gli azzurri, però, non sbracano e ritornano nel match grazie alle mete di Ezio Galon e Pablo Canavosio (gran intercetto e corsa solitaria di oltre 50 metri), che mandano la gara alla pausa lunga sul 15 a 15. Nella ripresa il botta e risposta dalla piazzola non muta gli equilibri dell’incontro, con l’Italia che al minuto 80 può scatenare la festa per aver piazzato una milestone della propria storia ovale, in un tempio del gioco.
Scozia v Inghilterra 15-15; 13 marzo 2010
Parks, Wilkinson, Parks, Wilkinson, Parks, Wilkinson, Wilkinson, Parks, Wilkinson, Parks. I grandi protagonisti della Calcutta Cup 2010 sono i due calciatori di Scozia ed Inghilterra, tra piazzati e drop. Gli inglesi proseguono nel loro periodo complicato ad Edimburgo, non riuscendo a siglare mete per la terza uscita scozzese consecutiva.
Francia v Irlanda 17-17; 4 marzo 2012
Tommy Bowe disputa uno dei primi tempi internazionali più efficaci della carriera: intercetto supersonico e corsa solitaria in meta, poi straordinario pezzo di bravura, battendo un paio di uomini prima di eseguire un calcio per se stesso perfetto e sigillare la doppietta personale. La risposta francese è tutta nel piede di Parra e nella sensazionale accelerazione di Fofana, che nella ripresa consente ai galletti di livellare la contesa sul 17.
Irlanda v Francia 13-13; 9 marzo 2013
Quello dell’Aviva Stadium è un pareggio sintomo di mediocrità stagionale per le due gloriose selezioni di Dublino e Parigi, con Irlanda e Francia che mai, prima del 2013, avevano chiuso in classifica alle spalle degli azzurri, e lo fanno contemporaneamente, spartendosi ultima (i transalpini) e penultima piazza della competizione. Non una gara indimenticabile, con i padroni di casa che allungano in avvio con la marcatura pesante di Heaslip ed il piede educato di Paddy Jackson, ma subiscono negli ultimi 10 minuti la rimonta ospite con la meta di Picamoles (trasformata da Michalak).
Irlanda v Galles 16-16; 3 febbraio 2016
Il più recente e forse quello con i contenuti tecnici migliori in assoluto. Due squadre, aldilà dei problemi contingenti, all’apice del panorama mondiale, che mettono in scena uno spettacolo degno di nota. Il piede di Sexton e la capacità sensazionale di attaccare la linea di Murray (che si prende la soddisfazione della segnatura personale) regalano ai verdi un bel margine didi vantaggio, eroso, però, punticino su punticino da un grande Galles, sospinto dalla superba meta didi Faletau e dalle esecuzioni di Priestland, subentrato al posto dell’infortunato Biggar. Più che un pareggio, un pareshow.
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Matteo Viscardi
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