Matteo Mazzantini, da giocatore, era piuttosto goloso. E la cosa mal si conciliava con le richieste di un preparatore della nazionale
Racconti di rugby è un blog aperto alcuni anni fa da Matteo Mazzantini, ex mediano di mischia di Benetton, L’Aquila, Rovigo, Viadana, Parma, Livorno e Nazionale, in cui ha raccolto gli episodi più interessanti vissuti lungo la sua decennale carriera da giocatore. Gli abbiamo chiesto di riprendere alcuni estratti anche su OnRugby, per cercare di mantenere il più vivo possibile il ricordo di quei momenti e l’unicità di quei racconti, come quello che leggerete di seguito.
Al Mondiale in Australia del 2003 avevamo un preparatore fisico francese, Pascal Valentini, molto scrupoloso in fatto di alimentazione.
Quando fai sport ad alto livello, l’alimentazione è fondamentale per rendere al meglio, e lui ne era a conoscenza, nostro malgrado. Facevamo una riunione al mese in merito, su proteine, carboidrati, grassi, su come, quanto e quando mangiare. Un grammo di carboidrati equivale a 4 calorie, un grammo di grassi a 9 calorie eccetera eccetera. Eravamo diventati degli esperti… Più o meno.
Fatto sta, che Pascal ci teneva sotto stretta osservazione. Ad ogni raduno avevamo la pesata, il plicometro (uno strumento che serve per misurare i grassi corporei) e chi sgarrava si guadagnava la presenza al tavolo dei ciccioni. Non era un gran bel premio a dirla tutta. I ciccioni mangiavano molto poco rispetto agli altri, e soprattutto non potevano mai sgarrare, al contrario degli altri a cui una volta a settimana era concessa una crostata.
La preparazione a Nevegal durò tutta l’estate e il Mondiale cominciava a ottobre. Per tutto quel periodo eravamo costretti ad una dieta ferrea. I grassi erano praticamente banditi.
Io sono sempre stato, e lo sono ancora, un gran goloso. Quella dieta mi stava un po’ stretta, ma cercavo di seguirla… Almeno quando ero in raduno. Negli ultimi venti giorni prima della prima partita, contro la Nuova Zelanda, fu ancora più difficile controllare gli impulsi della fame e della gola. Il volo di andata verso l’Australia, fatto in prima classe, comprendeva ogni ben di dio da mangiare, ma Pascal non mollava mai, era sempre pronto a riprenderci e rimproveraci. Pesante.
A Canberra in hotel, i pasti erano a buffet. Sul tavolo imbandito c’era qualsiasi cosa, ma spesso nel cibo mettevano troppo burro e quindi ci era vietato. C’erano poi dei panini buonissimi, lunghi e stretti, sembravano quasi grissinoni, ma erano leggermente più morbidi. C’erano anche delle ottime acciughe, con cui ci condivo spesso l’insalata. Qualche volta abbinavo acciughe e pane e preparavo un paninetto come quelli che faceva mio nonno quando ero piccolo. A dire il vero mancava il burro, ma quello era assolutamente off limits.
Passavano i giorni e, nella mia testolina, cominciavo ad associare i tre ingredienti: pane, burro e acciughe. Ma la partita contro la Nuova Zelanda si avvicinava, costringendomi a scacciare via la malsana idea. Quanta pazienza.
Arriva il giorno. Tensioni altissime, emozioni a non finire e rilassamento post-partita.
Andiamo a cena, mi sistemo al tavolo insieme ad alcuni ragazzi e noto che al buffet ci sono i panini. Vicino al burro. E alle acciughe. Mi guardo intorno, non c’è traccia di Pascal. Dichiaro ai commensali: “Ora mi merito un premio! Non mi frega un bel niente della dieta! Mi sparo tre panini burro e acciughe!”. Risate.
Mi avvicino al buffet, carico il piatto con gli ingredienti e torno al tavolo. Mi siedo spalle alla porta e comincio a spalmare il burro sui panini. Uno alla volta, meticolosamente. “Sto facendo un capolavoro”, penso. Mentre spalmo faccio anche il verso, in francese, a Pascal: “Non mangiare qui… Non mangiare lì…”. Al tavolo ridono tutti, forse anche troppo.
Finito di spalmare il burro, posiziono le acciughe, tre o quattro a panino, disposte a quarantacinque gradi rispetto al piano longitudinale. Riguardo la composizione sul piatto e ho già l’acquolina in bocca. I ragazzi mi fomentano: “Ma sì, chi se ne frega di Pascal! Mangia tutto!”
Tutto soddisfatto, prendo il primo panino in mano, lo avvicino alla bocca e parto con un gran morso.
Tempo di stringere i denti, che dietro di me sento un urlo bestiale. È Pascal! Incazzato nero, mi riempie di insulti: “Ooohhh putain! Che fai?! Ti mangi il burroooo?! Ooooh! Mi prendi pure per il culo?!” Quante me ne ha dette. Tutti ridevano, tranne noi due. Lui urlava, ed io cercavo di mandar giù quel boccone che mi era rimasto di traverso.
Ovviamente quei tre panini (meno un morso) rimasero sul tavolo. Dovetti ripiegare su un insalatina, con le acciughe però.
Matteo Mazzantini
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