Questa settimana abbiamo deciso di spostarci sugli spalti dell’AT&T Park, dove era di scena la Sevens Rugby World Cup
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play al quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
“If you’re going to San Francisco/Be sure to wear some flowers in your hair” cantava Scott McKenzie nel 1967, e così hanno fatto in tanti, 51 anni dopo, sugli spalti della Sevens Rugby World Cup che si è disputata questo weekend nella città sulla Baia. Oddio, ad essere onesti più che i fiori, i variopinti spettatori del rugby a sette avevano copricapo e costumi di ogni tipo, e la goliardia non sembra essere stata assente sugli spalti.
Lo spettacolo in campo, invece, è stato onestamente intermittente. Si sapeva che il meglio si sarebbe visto nelle fasi finali. OnRugby ha coperto tutta la tre giorni di partite, offrendovi approfondimenti e highlights, fra cui si trovano le migliore azioni e mete del torneo.
Fra queste c’è sicuramente l’azione con cui l’Inghilterra si è qualificata alle semifinali (seconda al termine del torneo), eliminando gli Stati Uniti con una marcatura nei tempi supplementari davvero da antologia.
Secondo le regole della Sevens World Cup, il primo a segnare nei supplementari vince la partita. Inghilterra e Stati Uniti avevano terminato i tempi regolamentari sul 19 pari, con un ultimo disperato attacco statunitense più di un minuto oltre lo scoccare del quattordicesimo minuto.
Si ricomincia con il drop del numero 6 inglese Mitchell, uno dei playmaker della squadra. L’Inghilterra ha dimostrato di essere molto forte sul recupero dei calci d’invio, e anche stavolta recupera il possesso dell’ovale, installandosi immediatamente in zona pericolosa.
Dopo la ruck impostata da Burgess, gli inglesi fanno volare il pallone (fate caso alla cura dei passaggi, anche se la pressione è lontana) fino al pericolo pubblico numero uno: Dan Norton, con la 4 sull’out di destra. Norton però legge la ottima copertura della difesa e torna verso il centro, mantenendosi lontano dalla difesa. La squadra in maglia bianca prova di nuovo ad attaccare dalla parte destra, ma di nuovo la parità numerica e l’assenza di spazio fa desistere dal mettere alla prova gli avversari, e il pallone viene rigiocato verso l’interno con un incrocio.
La palla torna nelle mani di Mitchell: la difesa americana è salita in forte pressione, cercando di impedirgli qualsiasi tipo di giocata verso sinistra. Questo ha però lasciato un’ampia zona vuota alle spalle degli avversari, che Mitchell vede, non esita e sfrutta: con un calcio calibrato col goniometro, la palla cade in perpendicolare proprio fra le braccia di Phil Burgess, schierato all’altra ala, che non deve far altro che proseguire fino oltre la linea. Un gesto tecnico di altissimo livello e di grande coraggio in una situazione di tensione come quella di un supplementare ai quarti di finali della coppa del mondo: e infatti giocatori e pubblico esplodono entusiasti.
Lorenzo Calamai
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