Un primo tempo da padroni vale il titolo 2018 alla squadra di Christchurch. Lions alla terza finale persa consecutiva
Contro i Crusaders non c’è leone che tenga. Per il secondo anno consecutivo la squadra di Christchurch batte gli avversari sudafricani e conquista il titolo di Super Rugby.
Successo meritato per i padroni di casa, che già nel primo tempo mettono in chiaro la situazione, contro una squadra dei Lions che si arrende troppo presto alla realizzazione pedissequa del pronostico della vigilia.
Eppure i Lions partono meglio: Combrinck semina il panico al terzo con una incursione a metà campo fra Read e Whitelock che lo porta fino ai cinque metri, ma i padroni di casa resistono nel corso delle azioni successive. In tredicesima fase, un banale avanti nella raccolta del pick’n’go sui cinque metri risulta nella prima, importante mischia del match. All’ottavo si arriva ad una rimessa laterale ancora sui cinque metri, ma la difesa dei padroni di casa sul tentativo di drive avversario è clamorosa.
Nonostante questo, i Lions riescono a muovere il tabellino per primi: tre punti all’undicesimo sono il bottino del dominio iniziale degli ospiti.Tre minuti dopo risponde Mo’unga dalla piazzola e al quarto d’ora il punteggio è in parità.
Crusaders che dopo la sfuriata iniziale dei Lions si fanno vivi con continuità dalle parti dei pali avversari: George Bridge viene fermato da Mostert in extremis alla bandierina al diciassettesimo. Il seconda linea non riesce a ripetere il miracolo dall’altra parte, due minuti dopo, contro Seta Tamanivalu. L’ala, servita da un delizioso passaggio morbido di Mo’unga, sdraia il diretto avversario e va a segnare nell’angolo destro. Al ventesimo è 10 a 3, e i Crusaders sembrano già salire in cattedra.
I Lions non ci stanno e provano a reagire affidandosi alla loro arma migliore: la maul da touche. I campioni in carica, però, hanno preparato bene la difesa di questa situazione e respingono gli avversari a più riprese, con lucida ferocia. Il predominio in questo particolare mette un grosso tarlo mentale al pack sudafricano, che sparisce dal campo.
Al ventinovesimo leggerezza di Jantjies, su situazione regolamentare al limite: il 10 dei Lions sostiene che l’ovale sia entrato e poi uscito dall’area di meta dopo un lungo calcio avversario, ed annulla trotterellando verso i 22. Gardner è di un altro parere: pallone portato dentro e mischia a cinque per i Crusaders.
Dalla mischia il calcio di punizione è contro Ruan Dreyer. Whitelock non ha dubbi e indica i pali, con Mo’unga che non può sbagliare: Crusaders oltre il break al minuto 33.
Passa a malapena un minuto e arriva la nuova zampata dei rossoneri: Richie Mo’unga domina su un calcio alto, con una serpentina semina la difesa avversaria e serve Goodhue. Sul secondo centro rinviene miracolosamente Mapoe, c’è anche un tentativo di uccidere il possesso di palla neozelandese, ma non basta. La situazione è ormai compromessa e David Havili ha gioco facile nell’andare oltre la linea. Con la trasformazione di Mo’unga è 20 a 3.
Lions completamente nel pallone, a cui a poco serve il palliativo di un piazzato di Jantjies. Dimostra tutto il caos nel quale sono caduti i sudafricani Ruan Combrinck, che spreca sul finire della prima frazione una tripla superiorità numerica sventagliando un pallone direttamente nella prima fila di spettatori della tribuna laterale.
Secondo tempo che comincia sulla stessa solfa del primo: Mo’unga punisce un eccesso di irruenza in ruck con altri tre punti. A dire il vero Lions sono rientrati in campo con maggiore convinzione e al settimo sfiorano la meta con Jantjies, questa volta sfortunato a non raggiungere la linea bianca per questione di centimetri.
Al cinquantaduesimo la difesa dei Crusaders, assolutamente impeccabile fino a quel momento, ha una improvvisa falla: errore grave di Tim Perry, che non riesce a fermare Cyle Brink in un uno contro uno dritto per dritto, e non c’è più nulla da fare. Il terza linea si invola verso la linea e segna la meta con cui i Lions provano a riaprire la partita. E’ 23 a 13 grazie alla trasformazione di Jantjies.
Le grandi squadre però, sanno accendere e spegnere. Visto il tentativo di rientro dei Lions, i Crusaders si riscuotono dal torpore e mettono su una musica notevole. Fasi ad alto ritmo, sfida continua all’avversario intervallando le cariche degli avanti alle corse dei trequarti e consunzione continua di una difesa pur buona e volenterosa. La meta la segna Mitch Drummond su assist di Codie Taylor, ma il premio va dato a tutta la squadra, orchestrata con classe ed eleganza da Mo’unga.
Il 30 a 13 che risulta dalla marcatura sembra essere una sentenza, nonostante il disperato ed immediato tentativo dei Lions di rientrare. Sotto pressione i Crusaders commettono qualche infrazione di troppo e Crotty ne fa le spese, beccandosi un cartellino giallo a quattordici minuti dal termine.
La linea difensiva cede poco dopo: Malcolm Marx si libera di Whitelock e Barrett sulla linea dei cinque metri e segna la meta. Errore dalla piazzola di Jantjies, che scivola appena al momento del calcio e non centra i pali. Si rimane sul 30 a 18.
Al settantesimo, però, si chiudono i giochi: rimessa laterale Crusaders giocata veloce. La palla finisce in mano al pericolo pubblico numero uno George Bridge in mezzo al campo: l’ala accelera e semina il panico, Pete Samu ara il campo fino ai cinque metri e sull’azione successiva la carica di Scott Barrett si conclude oltre la linea. In 14 i Crusaders sono ugualmente letali: è 37 a 18.
La partita si conclude con questo punteggio, nonostante gli ultimi coraggiosi e onorevoli assalti all’arma bianca dei sudafricani, decisi a salvare il salvabile. La difesa neozelandese però non cede, e fra gli applausi dell’AMI Stadium possono partire i festeggiamenti.
Per i Lions terza sconfitta in tre finali consecutive. La squadra è sempre sembrata inferiore agli avversari, ma ha anche performato al di sotto delle aspettative: messa sotto dal pack neozelandese non ha saputo trovare alternative ed ha rapidamente perso fiducia.
Si salva giusto Franco Mostert, autore di una buona prestazione per i suoi, con tanto lavoro fatto.
I Crusaders si confermano quello che sono stati per tutto il torneo: una squadra una spanna superiore alle altre. Hanno brillato in particolar modo Richie Mo’unga, che sarà anche portato in carrozza da un pacchetto di mischia formidabile, ma ha indiscutibilmente dei numeri, e Bryn Hall, suo fido compagno in cabina di regia.
La prestazione difensiva collettiva è però quella che ha fatto la differenza, frustrando l’avversario attacco dopo attacco e vincendo con la forza dell’intero gruppo un titolo netto e meritato.
Crusaders: 15 David Havili, 14 Seta Tamanivalu, 13 Jack Goodhue, 12 Ryan Crotty, 11 George Bridge, 10 Richie Mo’unga, 9 Bryn Hall, 8 Kieran Read, 7 Matt Todd, 6 Heiden Bedwell-Curtis, 5 Sam Whitelock (c), 4 Scott Barrett, 3 Owen Franks, 2 Codie Taylor, 1 Joe Moody
A disposizione: 16 Sam Anderson-Heather, 17 Tim Perry, 18 Michael Alaalatoa, 19 Luke Romano, 20 Pete Samu, 21 Mitchell Drummond, 22 Mitchell Hunt, 23 Braydon Ennor
Marcatori Crusaders
Mete: Tamanivalu (20), Havili (34), Drummond (62), Barrett (70)
Trasformazioni: Mo’unga (20, 34, 62, 70)
Calci di punizione: Mo’unga (14, 33, 42)
Lions: 15 Andries Coetzee, 14 Ruan Combrinck, 13 Lionel Mapoe, 12 Harold Vorster, 11 Courtnall Skosan, 10 Elton Jantjies, 9 Ross Cronje, 8 Warren Whiteley (c), 7 Cyle Brink, 6 Kwagga Smith, 5 Franco Mostert, 4 Marvin Orie, 3 Ruan Dreyer, 2 Malcolm Marx, 1 Jacques van Rooyen
A disposizione: 16 Corne Fourie, 17 Dylan Smith, 18 Johannes Jonker, 19 Lourens Erasmus, 20 Marnus Schoeman, 21 Dillon Smit, 22 Aphiwe Dyantyi, 23 Howard Mnisi
Marcatori Lions
Mete: Brink (52), Marx (68)
Trasformazioni: Jantjies (52)
Calci di punizione: Jantjies (11, 38)
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