La meta di Mitchell Drummond nella finale contro i Lions merita decisamente una seconda occchiata
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play a quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
Impossibili da fermare. I Crusaders non sembrano avere difetti e, anche quando ne emerge qualcuno, lo camuffano talmente bene da renderlo poco esplorabile. I campioni del Super Rugby 2018 hanno giocato una finale impeccabile contro i Lions, in pieno stile rossonero.
Anzi, potremmo dire anche in pieno stile All Blacks (e infatti ben 10 di loro sono stati convocati da Steve Hansen per il Rugby Championship): difesa rocciosa ed efficace, possesso e territorio non necessariamente a proprio favore e cinismo micidiale in zona offensiva, dove la differenza rispetto a tutte le altre squadre sta soprattutto nel decision making e nella superba velocità di esecuzione di ogni fondamentale. Un piccolo esempio ci è stato offerto dalla meta finalizzata da Mitchell Drummond, che ha portato la contesa sul 30-13 spegnendo subito ogni pensiero di rimonta dei Lions, in meta poco prima con Brink.
L’azione è stata lunga 13 fasi, ma qui rivediamo solo le ultime due. I Crusaders sono sul piede avanzante, quasi dentro i 22 avversari, quando Mo’unga sembra decidere per una giocata al largo verso Scott Barrett o David Havili; le salite rapide di Vorster e Jantjies lo costringono a cambiare idea, ritrovandosi in 1 vs 1 con Kwagga Smith. Mo’unga non si esibisce in nessun sidestep particolarmente ubriacante, ma il flanker liscia a sorpresa il placcaggio e consente ai ‘Saders di rubare qualche altro metro alla difesa sull’accelerazione del numero 10.
Drummond smista per un asse davvero atipico: Alaalatoa, appena entrato, gira dietro per un George Bridge entrato nella zona centrale del campo dall’ala sinistra. Il trequarti si limita a lanciare nello spazio Matt Todd, che entra nell’intervallo tra Brink (posizionato male con il corpo) e Mostert alla massima velocità, indovinando un angolo difficile da placcare soprattutto per il flanker.
E’ il momento in cui cambia la musica, perché il timing del numero 7 in maglia rossa è perfetto. Il placcaggio in extremis di Mostert serve a poco: al fianco di Todd, infatti, si materializzano due dummy runner che avevano fintato la carica sul passaggio di Alaalatoa verso Bridge, ovvero Codie Taylor e Tim Perry. L’offload di Todd per il tallonatore è rapido e preciso: Taylor raddrizza la corsa quanto basta per fissare Cronje, a quel punto ultimo baluardo della difesa Lions, e scarica su Drummond, puntuale nel seguire tutta l’azione e nel rifinirla schiacciando in mezzo ai pali. Semplice, efficace e con un timing perfetto: i Crusaders.
Daniele Pansardi
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