Qualche dato che riassume la stagione appena conclusa, dai successi di Scott Robertson alle abitudini di McKenzie
I Crusaders hanno apposto il loro sigillo rossonero anche sull’edizione 2018 del Super Rugby, confermandosi come miglior squadra dell’emisfero Sud. Mentre tifosi ed appassionati si arrovellano sull’ipotesi di una battaglia campale contro il Leinster (a proposito: dove si firma) per stabilire qual è il club/franchigia più forte al mondo, abbiamo raccolto i dati e le statistiche più interessanti per riassumere la stagione appena conclusa.
6 – Sono i titoli vinti da Scott Robertson: quattro da giocatore (1998, 1999, 2000, 2002) e due da allenatore (2017, 2018), sempre con i Crusaders. Che, giova ricordarlo, in totale nella loro storia ne hanno vinti nove. I Crusaders sono Scott Robertson.
3 – Le finali consecutive perse dai Lions, che superano così il record dei Crusaders (due consecutive nel 2003 e 2004). Il maggior numero di finali perse resta degli Sharks, con 4.
13 – Le finali conquistate dai Crusaders, che hanno un tasso di successo pari al 69% ora (nove vinte, quattro perse).
23 – Le partite vinte da Richie Mo’unga nelle ultime 24 con i Crusaders. Le ultime due sconfitte della squadra di Christchurch sono arrivate senza di lui (fonte Opta). Davvero può diventare la prima scelta come mediano d’apertura per gli All Blacks?
29 – I punti subiti dai Crusaders in altrettanti minuti dai Waratahs, prima che i rossoneri non attivassero la modalità ‘monolite’ con cui hanno inesorabilmente rimontato gli australiani fino a vincere 31-29. La più grande rimonta nella storia del torneo.
40 – Le sconfitte consecutive delle franchigie australiane contro una rivale neozelandese, una striscia interrotta dai Waratahs – che vincerebbero il prestigioso premio di squadra meno banale del pianeta, se esistesse – contro gli Highlanders il 19 maggio. La fine di un incubo.
16 – Le mete segnate da Ben Lam, che ha stabilito il record per marcature in una singola stagione di Super Rugby. Nelle prime dieci partite ne ha segnate ben 14, salvo poi arrestarsi anche per il conseguente calo di tutti gli Hurricanes. Prima dell’inizio di questa stagione, il 27enne aveva segnato solo due mete in carriera nel torneo. Come ridefinire il concetto di esplosione.
14 – Le sconfitte di una squadra sudafricana in Nuova Zelanda nei playoff. Nessuna franchigia della Rainbow Nation è mai riuscita a vincere nella fase a eliminazione diretta nel Paese avversario da quando è stato istituito il torneo.
7 – Le vittorie consecutive dei Jaguares, che con nove successi totali hanno giocato la loro miglior stagione dal loro ingresso nel torneo. Addirittura quattro le vittorie in trasferta, di cui due in Nuova Zelanda contro Blues e Chiefs.
77 & 63 – Il maggior numero di punti segnati rispettivamente in casa e in trasferta questa stagione. I Waratahs hanno vinto 77-25 contro i Sunwolves a Sydney, mentre gli Sharks hanno battuto a Auckland i Blues per 40-63.
12 – Le mete segnate da Malcolm Marx, giunto quarto nella classifica dei marcatori, dietro a Lam, Bridge e Naiyaravoro e davanti a Folau, Boffelli, Naholo e Ioane. The sky is the limit per il tallonatore sudafricano.
2 – Le classifiche individuali in cui Franco Mostert ha concluso al comando: le touche vinte (87, venticinque in più del secondo) e i placcaggi riusciti (234).
2 – I giocatori di mischia ai primi due posti della classifica degli offload. Al primo posto c’è il terza linea degli Sharks Jean-Luc du Preez con 31, seguito dal seconda linea dei Bulls RG Snyman con 27. Terzo, con 26, Jordie Barrett, perché ormai il mondo non è più quello che conoscevamo una volta.
223 – I punti segnati da Bernard Foley (Waratahs), top scorer del torneo. Aveva vinto questa classifica anche nel 2014, con 252 punti. Gli ultimi tre, in quell’occasione, furono anche quelli decisivi nel 33-32 in finale contro i Crusaders, nell’unica vittoria non neozelandese degli ultimi sette anni.
74 – I difensori battuti da Damian McKenzie, al primo posto in questa speciale classifica – al pari di Akira Ioane – nonostante non giochi più estremo ma mediano d’apertura. Cambia il ruolo, ma non le abitudini.
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