Rispetto al 2013 i fan sono cresciuti del 24%, soprattutto in quei mercati definiti come ‘emergenti’ da World Rugby
World Rugby ha pubblicato i risultati della sua più grande ricerca di mercato condotta sulla popolarità del rugby in 36 nazioni. Stando ai dati raccolti dai sondaggi, effettuati da Nielsen Sports nel novembre 2017, la Federazione mondiale ha constatato come ci sia stato un incremento della fanbase ovale del 24% dal 2013, per un totale di 793 milioni di persone che seguono il rugby a livello globale. Sono invece 9.1 milioni i praticanti, un numero che comprende sia chi gioca con regolarità sia chi lo pratica saltuariamente.
Secondo le ricerche, rispetto a cinque anni il numero di fan nei mercati emergenti a cui sta guardando con maggiore interesse il rugby (Brasile, Cina, India, Messico e Stati Uniti) è cresciuto del 50%, anche se lo studio non offre ulteriori dettagli in merito. Dei 338 milioni di persone che si considerano appassionati reali, la classifica vede in testa Cina e Stati Uniti con circa 33 milioni di fan, mentre alle loro spalle si piazza l’India a quota 25 milioni di appassionati. Tra le nazioni di stampo rugbistico, quella che può contare sul maggior numero di fan è la Francia (20 milioni).
La ricerca ha messo in mostra anche un’età media di 36 anni per un appassionato di rugby, mentre le donne rappresentano il 36% delle fan totali nel mondo, mentre nei mercati come Africa, Asia, Nord e Sud America il 63% delle persone si è avvicinata al rugby e se n’è appassionata dopo essere stata ispirata dai codici come il rugby a 7 o a 10. I Giochi Olimpici di Rio, in questo senso, sono citati nella relazione finale come un veicolo per una maggiore attrattività della palla ovale in tutte le sue forme.
Come crescere ancora di più? Sicuramente sfruttando le motivazioni portate avanti da chi, alla domanda su quanto fosse interessato al rugby union, ha dato risposta negativa, ovvero le regole troppo complesse per poter comprendere a pieno quello che accade durante i match. Rendere il gioco più semplice è una delle linee guida di World Rugby negli ultimi anni, per poter raggiungere livelli di inclusione sempre maggiore fuori dal campo, anche a costo di rendere più confusionario e complicato da gestire alcuni aspetti del gioco per atleti, allenatori e arbitri (si pensi ai punti d’incontro, per esempio).
“La ricerca dimostra che il rugby ha un potenziale di crescita molto significativo, sia nei mercati tradizionali sia in quelli non tradizionali e sta attirando un’audience sempre più giovane – ha detto il CEO Brett Gosper dall’India, dove ha fatto tappa la Webb Ellis Cup – Useremo questi dati per orientare il nostro decision making e per cercare di far crescere i nostri fan in tutto il globo”.
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