Qualche feticcio (più o meno noto) da appuntarsi in vista dei prossimi campionati, tra Pro14, Top 14 e Premiership
L’alba di una nuova stagione è sempre l’occasione per fare il punto sui giocatori potenzialmente più interessanti da seguire, soprattutto se manca poco più di un anno alla Coppa del Mondo 2019 in Giappone. Tra giovani e meno giovani, noti e meno noti, ecco alcuni nomi per i quali potrebbe valere la pena spendere qualche minuto in più davanti ai vostri schermi, cinque (o quasi) per ciascuno dei tre principali campionati: Pro14, Top 14 e Premiership. Aggiungete pure i vostri, tra i commenti.
Mike Haley – Estremo – Munster
La Red Army ha deciso di coprire la perdita pesante di Simon Zebo portando in Irlanda questo estremo classe 1994 inglese, ma eleggibile per la nazionale irlandese grazie alla sua nonna materna. Haley ha anche rappresentato i Saxons (la nazionale B inglese) nel 2016 contro il Sudafrica B e un XV inglese contro i Barbarians nel 2017, ma in entrambi i casi i match non “blindavano” il giocatore all’Inghilterra. Il 24enne è stato uno dei punti fermi per Sale dal 2014/2015 e ha collezionato 108 presenze e 15 mete in sei anni. Potrebbe essere il profilo giusto per Joe Schmidt, in un ruolo che oltre a Kearney ora non vede molte altre opzioni.
Ryan Conbeer – Ala – Scarlets
Classe 1999, Conbeer ha già dimostrato di saper essere uno slalomista sopraffino in mezzo alle difese avversarie, come dimostra questa meta contro l’Argentina nell’ultimo Mondiale Under 20. Con la prima squadra degli Scarlets ha esordito a febbraio contro Ulster, andando subito in meta, per poi giocare due partite da titolare contro Leinster e Edimburgo. Presumibilmente giocherà ancora con la nazionale di categoria gallese, ma chissà che Wayne Pivac non gli conceda ancora più spazio dal prossimo autunno.
Sammy Arnold – Centro – Munster
Nemmeno Arnold ha l’accento irish, visto che come Mike Haley è nato e cresciuto in Inghilterra. A differenza del suo prossimo compagno di squadra, Arnold (eleggibile per la madre irlandese) ha giocato con la maglia irlandese sia in Under 18 sia in Under 20, rifiutando di entrare nell’Academy degli Harlequins come mediano di mischia. Classe 1996, Arnold voleva giocare centro e seguire le orme di D’Arcy e O’Driscoll: per il momento ha preso parte solo ad uno stage con la nazionale di Joe Schmidt, ma le sue doti non sono in discussione. Lo scorso anno è stato per la prima volta protagonista con la Red Army, mettendo in mostra qualità importanti sia in attacco sia in difesa. Arriverà anche la consacrazione?
Adam Hastings – Mediano d’apertura – Glasgow Warriors
Le eredità sulle spalle del giovane Adam non sono leggere. Una, la più pesante, è quella di suo padre Gavin, leggenda della nazionale scozzese e capitano dei Lions nel tour del 1993 in Nuova Zelanda; l’altra, importante ma in misura relativa, è quella di Finn Russell, passato al Racing 92 e che ha lasciato un sensibile vuoto in mediana nella squadra di Dave Rennie. Rispetto alle 9 presenze di un anno fa, il 21enne potrebbe avere più spazio in squadra e continuare il percorso di crescita iniziato al Bath, e proseguito anche in nazionale con 3 presenze (tra alti e bassi) nell’ultimo tour scozzese nelle Americhe.
Leon Brown – Pilone – Dragons
Per Brown, quella dello scorso anno è stata la stagione della rivelazione, ma a marzo la sfortuna si era manifestata sotto forma di infortunio ad un dito del piede e stop di dodici settimane, che lo ha tagliato fuori anche dai Test Match di giugno. Il pilone destro classe 1996 aveva esordito a novembre 2017 contro l’Australia, giocando da titolare contro la Georgia e subentrando anche contro gli All Blacks, dopo aver giocato la sua prima partita di Pro14 a settembre. La prossima potrebbe essere la stagione giusta per ripartire da dov’era rimasto.
Premiership
Joe Cokanasiga – Ala – Bath
Il Bath si è privato di un’ala di grande impatto fisico come Matt Banahan, ma ha scelto un sostituto altrettanto degno di nota e per di più undici anni più giovane. Cokanasiga, classe 1997, è stata una delle note più liete nella deludente stagione dei London Irish, culminata con la retrocessione in Championship, e ha fatto divertire il pubblico inglese grazie alla sua velocità, a dei cambi di passo micidiali e ad una potenza nell’uno contro uno impressionante. Eddie Jones, per ora, lo ha convocato solo per qualche raduno della nazionale.
Paul Lasike – Centro – Harlequins
Dieci partite nella NFL con i Chicago Bears, poi la decisione di giocare a rugby. Essendo nato in Nuova Zelanda in una famiglia tongana, del resto, forse sarebbe stato strano il contrario. Lasike ha impressionato in Major League Rugby con gli Utah Warriors e nelle sei apparizioni con gli Stati Uniti, di cui è diventato presto una pedina fondamentale sulla trequarti, dove veste la maglia numero 12. Forza fisica, esplosività e rapidità nel gioco di piedi sono i tratti caratteristici di Lasike, dotato anche di un buon passaggio; i suoi 114 chili potrebbero essere molto utili agli Harlequins.
Don Armand – Seconda/Terza linea – Exeter Chiefs
In ogni Paese ci sono quei giocatori che sembrano vivere in un limbo: da una parte, sono universalmente apprezzati per le loro prestazioni nel proprio club, dall’altra sono ignorati per un motivo o per un altro quando vengono stilate le convocazioni per la nazionale. Don Armand, classe 1988, rientra a pieno titolo in questo gruppo: il giocatore nato ad Harare (Zimbabwe) ha giocato solo due spezzoni di partita con l’Inghilterra, in Argentina nel 2017 e contro l’Irlanda nel Sei Nazioni 2018, ma è opinione comune che meriterebbe più spazio considerando la straordinaria continuità di rendimento tenuta nelle ultime stagioni con i Chiefs. Ricordatevi di lui, insomma.
Danny Cipriani & Chris Ashton – Apertura e ala – Gloucester e Sale
È un peccato che non siano nella stessa squadra, visto che sono due giocatori che condividono gli stessi obiettivi e, durante l’estate, hanno percorso pure due vie parallele. Con l’arrivo di Sopoaga ai Wasps, Cipriani ha deciso di spostarsi a Gloucester per giocarsi tutte le sue chance di volare in Giappone per la Coppa del Mondo, dopo essere tornato a giocare in nazionale a dieci anni dall’ultima volta; Ashton, emigrato a Tolone per un anno, ha deciso di attraversare di nuovo la Manica dopo aver stabilito il record di mete in Top 14 e si è accasato agli Sharks. Entrambi sono giocatori estrosi e di sicuro impatto sul pubblico, che difficilmente non li consiglierebbe a Eddie Jones. Anche per questo non hanno bisogno di grandi presentazioni, ma per lo stesso motivo è quasi necessario riguardarli ogni fine settimana.
George Smith – Terza linea – Bristol Bears
38 anni, 111 cap con i Wallabies alle spalle, 290 partite nel mondo professionistico, ma ancora la voglia di mettersi in gioco. George Smith è l’essenza dell’open flanker e proverà a portare la sua esperienza da grillotalpa di razza anche a Bristol, dove ad attenderlo c’è coach Pat Lam e tante terze linee che penderanno dalle sue labbra. Si fermerà in Inghilterra solo per sei mesi, ma vale la pena ricordarsi di leggere almeno le sue statistiche alla voce “turnover won”.
Top 14
Cameron Woki – Terza linea – Bordeaux
È stato uno dei grandi protagonisti della Francia laureatasi campione del mondo Under 20. Meno appariscente di Bamba, Joseph, Carbonel e Ntamack, ma ugualmente capace di trascinare la propria squadra alla conquista del titolo iridato. Terza linea dinamica ed esplosiva, il 20enne è un flanker con il numero 7 marchiato a fuoco sulla maglia, viste le grandi qualità nei punti d’incontro e nel cacciare l’ovale. Ha già 20 presenze con il Bordeaux, tra Top 14 e Challenge Cup: può solo continuare su questa strada.
Félix Lambey – Seconda linea – Lione
Quando «Carotte», com’è soprannominato per il suo colore dei capelli, è stato inserito nella lista dei 23 della nazionale nell’ultimo Test Match contro gli All Blacks a giugno, in Francia molti credevano che il suo esordio fosse arrivato più tardi di quanto non lo meritasse effettivamente. Classe 1994, Lambey ha dovuto aspettare fino a giugno a causa di qualche infortunio e dell’uscita notturna non autorizzata a Edimburgo, ma aveva già impressionato con la maglia del Lione, in cui si era messo in mostra per qualità tecniche e abilità nel trattare l’ovale (28 offload in 21 partite nell’ultimo Top 14). Può diventare un giocatore prezioso per Jacques Brunel, ma se così non dovesse essere, resta comunque molto divertente da guardare.
Charlie Ngatai – Centro – Lione
Il Lione è una delle squadre più interessanti del campionato francese e, con l’arrivo di un giocatore di grande classe come Ngatai, l’hype attorno all’Olympique può solo aumentare. I soli 14 minuti giocati con gli All Blacks nel 2015 sono un notevole rimpianto per gli appassionati di palla ovale, che non hanno potuto ammirare il classe 1990 a livello internazionale a causa di diversi infortuni. Ngatai è stato comunque uno dei fari dei Chiefs negli ultimi anni, in cui ha mostrato soprattutto la sua intelligenza rugbistica sopra la media. Ed è facile presumere che lo possa diventare anche al Lione.
Finn Russell – Mediano d’apertura – Racing 92
Un nome tanto mainstream quanto intrigante, perché Russell uscirà per la prima volta dalla proprio comfort zone rappresentata dalla Scozia e dai Glasgow Warriors, dove è sempre stato seguito da Gregor Townsend (e Dave Rennie, solo nell’ultimo anno nel club). L’adattamento ad una realtà più stressante e intensa come il Racing (e di conseguenza il Top 14) è tutto da scoprire, poiché non ci sarà più una Federazione o una franchigia a gestire eventualmente lo sforzo o le partite da giocare. Per le qualità mostrate in questi anni, seppur in maniera incostante, il 25enne numero 10 resta comunque una gemma nel panorama europeo.
Yoan Tanga – Terza linea – Agen
Ha debuttato con l’Agen, in Top 14, il 7 ottobre 2017. Non aveva nemmeno un contratto professionistico, ma un semplice accordo con il centro di formazione del club. Sei giorni dopo, è partito titolare contro le Zebre in Challenge Cup, venendo eletto Man of the Match nell’anonimato più totale. Chi sarà mai questo sconosciuto? In Francia se lo sono chiesti in molti, ma con il passare delle settimane hanno imparato a conoscerlo per le prestazioni sfornate in campo. Classe 1996, Tanga era stato scartato dagli Espoirs del Castres un anno fa, ma è stato notato dal figlio del coach di Agen, che lo ha portato alla corte del padre, Mauricio Reggiardo. A novembre ha firmato un contratto fino al 2020, il primo della sua carriera, e ha aiutato la sua squadra a raggiungere una salvezza insperata ad un certo punto della stagione, toccando a fine campionato quota 24 presenze totali. Sembra solo l’inizio di una grande storia.
Daniele Pansardi
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